Coraggio, cambiamo prospettiva, facciamo un salto di qualità. Smettiamo d’immergerci con sdegno nel dedalo delle calli veneziane appena ritornate al top del flusso turistico, senza che la pandemia abbia insegnato nulla né in termini di regolamentazione né di sostenibilità. Finiamo di lagnarci, a parole, di una città sopraffatta, senza idee e progetti. Forse dipende da come la si guarda: il suggerimento è di Nello Petrucci, classe 1981, artista che vive e lavora tra Pompei e New York.
Petrucci e la coerenza
Un personaggio poliedrico, ma estremamente coerente nei propri intenti: street artist, scultore, performer, regista, con la mente (e il cuore, è il caso di dirlo) rivolti alle tematiche ambientali, alla denuncia del degrado, alla ricerca dei significati.
Chi è
Tra Pompei e New York, dal 2017, dopo aver frequentato il corso di regia cinematografica presso la nuova Università del Cinema e della Televisione di Roma e l’Accademia di Belle Arti di Napoli (è scenografo), Petrucci ha realizzato alcune delle sue opere più significative. Nella sua terra natia, ha posto in dialogo gli scavi del sito archeologico con il pianeta Marte, ad esempio. E ha realizzato Plastic River, un’installazione a forma di balena, che ingerisce plastica e rifiuti, lunga quindici metri e sistemata all’esterno di Palazzo De Fusco, sede del Consiglio Comunale della città vesuviana. Chi non si ricorda, poi, dell’immagine simbolo del lockdown, il collage applicato sul muro con l’intera famiglia Simpson munita di mascherine anti-contagio?
Petrucci a New York

Nella Grande Mela, invece, Petrucci è stato l’unico artista italiano presente al 3 World Trade Center, nel progetto del magnate Larry Silverstein: la sua opera The essence of lightness, megalografia ubicata al quarantacinquesimo piano, è stata definita dalla stampa internazionale «Masterpiece in the sky».
A Venezia
Ora, a Venezia, nello splendido parco di Spazio Thetis all’Arsenale – ormai considerato vero e proprio polo per l’arte contemporanea, l’artista campano ha appena posato una propria opera site specific dedicata alla città. Donazione di Petrucci e di Contemply Art&Investment, destinata alla collezione permanente di Spazio Thetis (che ormai si fregia di oltre un centinaio di nomi illustri, da Jan Fabre, a Michelangelo Pistoletto a Beverly Pepper, per citarne solo alcuni), l’opera s’intitola Trame ed indica un preciso cambio di rotta.
Venezia e la città – pesce
Petrucci rivisita la città-pesce come, molti decenni fa, aveva fatto il Fotopiano; da una certa distanza (più che ottica, soprattutto mentale), secondo una mappatura di sintesi capace di cogliere il senso dell’insieme, per poi tuffarsi nelle sue diramazioni, quasi fossero le nervature di una foglia.
La mostra
Tre singole strutture in acciaio corten, un merletto di tracce che si sovrappongono e si rivelano, nella loro completezza, solo modificando il punto di osservazione. Quasi a dirci: «Questa è Venezia, ma anche questa lo è, se ti sposti appena un po’; è sempre lei, ma è diversa». Basterebbe poco, e la via muterebbe. Forse, ci verrebbero persino delle idee.
Petrucci e lo Spazio Thetis

La città tracciata da Petrucci – la cura del progetto è di Luigi Giordano – ben s’inserisce nel progetto di Spazio Thetis, così come la sua responsabile culturale, l’architetta Antonietta Grandesso, l’ha pensato e fortemente perseguito nei decenni. Nato nel 1997 come centro dedicato alle tecnologie del mare, impegnato nel campo dello sviluppo sostenibile e dell’ingegneria ambientale, Thetis promuove da molti anni l’arte contemporanea. Lo fa per ragioni sottili, ma profonde.
Ricerca e sperimentazione
Per Antonietta Grandesso, la chiave è il contemporaneo, le opportunità di ricerca e sperimentazione che il contemporaneo può offrire. Così come Thetis concepisce e mette in pratica nuove progettualità tecnologiche, anche l’arte contemporanea – che è a sua volta ricerca sulla realtà – si fa spesso anticipatrice delle tendenze e dei cambiamenti culturali, induce a pensare e può suggerire “buone pratiche”.
Un esempio in più

Un esempio ulteriore: il recente allestimento, nell’area del parco, dell’installazione P-UNTRICI di Resi Girardello. Consiste visivamente in un ampio telo di tulle in cui vanno ad incastrarsi decine di grandi zanzare, realizzate con fili di rame ad uso elettrico riciclato. Uno speaker, collegato ad un pannello solare, rimanda il suono mixato del ronzio degli insetti. P-UNTRICI non è solo scenograficamente suggestiva: sono oltre vent’anni che Resi – nota ed apprezzata dal grande pubblico soprattutto per le sue oniriche macrostrutture di corsetti ed abiti femminili lavorati a grossi punti, in materiali metallici – ha intrapreso anche un percorso artistico sul tema del cambiamento climatico.
Il potere degli insetti
L’artista si è concentrata sul potere degli insetti e sulle dinamiche d’equilibrio nei micro e macrosistemi. Ispirata dagli studi sulla Teoria di Gaia che sostiene la cooperazione di tutti gli organismi nella formazione di un unico sistema complesso autoregolante. La zanzara, nel suo lavoro, è un simbolo (la minuscola untrice), vettore di malattie e minaccia di pandemie nel futuro.

Ecco dov’è la coincidenza d’intenti fra il percorso d’indagine (serio, strutturato, non effimero) degli artisti e l’attività di Spazio Thetis. La convinzione comune che l’arte agisca sulle coscienze, con energia, anche quando il messaggio non sia immediatamente comprensibile. L’idea di far rientrare la progettualità artistica nelle politiche educative, nella sensibilizzazione nei confronti delle grandi sfide globali. È questione di responsabilità, una scommessa da vincere a tutti i costi.
Molto interessante!