Direttori sportivi del Nordest alla ribalta nel Giro d’Italia numero 104. Matteo Tosatto, 47 anni, di Vallà di Riese, ha vinto la seconda Corsa Rosa in sei mesi. Irripetibile. Dopo l’inglese Tao Geoghegan Hart, si è ripetuto con il colombiano Egan Barnal che aveva già vinto, a 21 anni, il Tour de France due stagioni fa. Sempre con la Ineos Grenadiers. Franco Pellizotti, 43 anni, trevigiano di Mareno di Piave, alla guida della Bahrain Victorius, ha scoperto capitano Damiano Caruso, che alla vigilia dei 34 anni è arrivato secondo al Giro d’Italia. Piazzamento mai raggiunto finora nonostante abbia fatto un’infinità di corse a tappe. E ci mettiamo pure Stefano Zanatta, 57 anni, di Ponzano Veneto (Tv) che alla guida dell’ammiraglia della Eolo Kometa ha fatto scoprire il vincitore del Monte Zoncolan, Lorenzo Fortunato, bolognese, già conosciuto dalle nostre parti quando ha corso con gli juniores con la società Work Service Brenta di Padova.
Matteo Tosatto, l’uomo dei record
Matteo Tosatto è l’uomo dei record. 34 grandi Giri fatti da corridore (15 Giri d’Italia, 12 Tour de France e 9 Vuelta di Spagna) e due Giri d’Italia vinti da direttore sportivo con Tao Geoghegan Hart ed Egan Bernal. Non era mai accaduto a nessuno. Ed è praticamente impossibile che si ripeta, a meno che il Giro non venga spostato di data.
Tosatto: “Bernal ha iniziato con il piede giusto”
“Non è stato facile vincere questo Giro. Bernal è partito da favorito. Tutti aspettavano cosa facesse la Ineos ed Eagn ha iniziato con il piede giusto. Non ha preso tanto distacco nella crono iniziale e le tappe successive di montagna ha confermato che era in forma” racconta Matteo Tosatto che si sta godendo il meritato riposo nella sua casa a Vallà di Riese, nel Trevigiano. “Bernal ha messo l’ipoteca sul Giro vincendo la tappa di Cortina e anche se si fosse corsa con il chilometraggio iniziale temo che sarebbe arrivato con più distacco. Lui in Colombia è abituato a vivere a più di duemila metri, quindi se il gruppo avesse fatto il Pordoi e Fedaia Egan si sarebbe trovato più a suo agio”.
Bernal non farà le Olimpiadi, correrà la Vuelta
Adesso Bernal osserverà un lungo periodo di riposo. Non farà le Olimpiadi, ma sarà pronto per la Vuelta di Spagna. “Bisognerebbe già cominciare a preparare le Olimpiadi e questo per Bernal non è possibile. Lo rivedremo, se tutto va bene, alla Vuelta.
Tosatto: “Bernal, un talento. Ha 24 anni e ha già vinto Tour e Giro”
Bernal ha 24 anni ha già vinto il Tour nel 2019 e il Giro d’Italia quest’anno. “Un vero talento – ammette Tosatto – anche se sembrava che potesse essersi perso per via del mal di schiena che lo ha afflitto l’anno scorso. Mi pare che si sia ripreso. Che ne dite?” La Ineos ha recuperato anche Moscon che ha già andava forte al Giro del Trentino (Tour of the Alps).
Tosatto: “Evenepoel è un atleta di sicuro avvenire”
“Remco Evenepoel è un bel giovane, di sicuro avvenire – ammette il direttore sportivo trevigiano della Ineos Granediers – ma non si è tenuto conto che la Corsa rosa era il primo impegno dopo l’incidente che si è verificato al Giro di Lombardia. Nella prima settimana lottava per la classifica. Epica la sfida con Bernal nel traguardo volante con gli abbuoni. Poi si è perso nella tappa di Montalcino e per finire è caduto in discesa. Di più non si poteva pretendere”.
La Ineos va al tour con quattro punte
Adesso la Ineos, con le bici Pinarello, andrà al Tour con una squadra di quattro punte: Geraint Thomas, Richie Porte, Tao Geoghegan Hart e Richard Carapaz che ha vinto il Giro d’Italia nel 2019. “Io non ci sarò al Tour, ma non siamo la squadra da battere. C’è in “pista” il vincitore dell’anno scorso Tadej Pogačar e il connazionale sloveno Primož Roglič” afferma Matteo Tosatto.
Pellizotti: “Io e Caruso non abbiamo mai corso assieme nelle stesse società”
“Anche se siamo stati ingaggiati nelle stesse società (Liquigas e Bahrain, ndr), io e Caruso non ci siano mai incrociati nella stessa squadra, solo nel Mondiale di Innsbruck del 2018. Damiano Caruso si è “scoperto” lui nel Giro d’Italia da capitano. Mikel Landa il leader designato dalla Bahrain, è caduto irrimediabilmente al quinta tappa ritirandosi e Caruso che aveva cominciato bene il Giro si è trovato nella condizione di fare classifica. Lui ci ha creduto e pure noi, che gli abbiamo dato fiducia. Questo è un sogno anche per me”.
Damiano Caruso farà il Tricolore e le Olimpiadi
Adesso Caruso da Ragusa è nella lista per essere convocato alle Olimpiadi a Tokyo. Farà solo il campionato italiano a Imola il 20 giugno e metterà, prima della prova olimpica, il numero sulla schiena nella corsa a tappe in Sardegna dal 14 al 18 luglio. “Dove ha perso quel minuto abbondante che lo separa dal vincitore? Semplice, il Giro d’Italia l’ha vinto Bernal – spiega Franco Pellizotti – il vincitore della maglia rosa si è messo in luce in tutte le tappe più importanti per fare la differenza in classifica. Ha vinto sullo sterrato di Campo Felice, si è ripetuto nel tappone dolomitico a Cortina, e non ha perso tempo sul Monte Zoncolan e a Montalcino. Poi la squadra composta da formidabili atleti, ha gestito il vantaggio e l’ha guidato nei momenti peggiori”.
Franco Pellizotti, uno degli ultimi tecnici che è salito in ammiraglia di un team di professionisti, descrive le qualità di Caruso con poche parole. “E’ un combattente. In salita va forte, sul passo si difende e in più sa guidare bene la bicicletta. Ha vinto poco nella sua carriera, ma ha fatto trionfare i suoi capitani (Nibali, Evans e Landa, ndr)”.
Pellizotti rivela: “A Caruso piace poco apparire”
Com’è a riposo Damiano Caruso? “E’ uno che gli piace tenere alto il morale. E’ un classico “uomo-squadra”. Solo che gli piace poco apparire. A fine corsa era evidentemente imbarazzato per il clamore suscitato su di lui”. Invece Damiano Caruso da Ragusa ha compiuto il miracolo: è lui il vero eroe di questo Giro d’Italia numero 104.