Altri noi, diffusamente. Durante la fase forse più acuta della grande infezione pandemica, l’Italia – patria comune di certi italiani, e sono stati moltissimi – ha mostrato all’Europa e al mondo la sua faccia peggiore, quella dei “fuori mi chiamo”. Quelli che hanno proclamato la secessione dal comune sentire e dal vincolo delle leggi democratiche inventando un’Italia di morti come inesistente, come una grande bugia per “fregarli” (ma a che scopo?). Provo a meditare su questa mentalità, e scopro che non è una novità – anche la sua geografia è forse circoscritta – e suppongo che sia la stessa che ha fatto da humus nutriente a quel prodotto tipico nostrano – ahimè – che sono le mafie, il fascismo, il celodurismo et similia. Questi italici contemporanei sono uguali a quelli classificati nei listini del Covid come “Altri”, cioè la categoria mobile dei primi – furbetti, si dice, – accorsi a farsi vaccinare saltando la fila.
Bandiere come aquiloni
Un tempo c’erano gli aquiloni a garrire nell’azzurro ventoso delle nostre primavere, e la loro ombra giocava a nascondino fra la gente. Si facevano anche gare sugli argini dei fiumi, con gioia infantile e il nostro cuore palpitava per quelle “bianche ali sospese” (G. Pascoli). Oggi quaggiù sventolano bandiere di parte e qualche timido tricolore, l’unico che canta la libertà conquistata nel passato da persone che pensavano a noi, al loro futuro guadagnato spesso con torture, sangue e morte. Dovremmo esporre più spesso – come altri usano fare nel mondo – le nostre bandiere che parlano di patria, di rinascita, unione e coesione ma anche di avvenuta o sperata riconciliazione.
Le maglie della rete
Ecco, arriva la notizia e brucia le distanze ricucendo il tempo che è il tessuto dei rapporti di sangue: l’Oscura Signora ci ha appena sfiorato con il suo mantello nero. La sua ombra ha avvolto e spento un parente lontano, che dimorava nella grande città in una qualche via Gluck: oggi la morte ha colpito qualcuno, e non è un numero ma una persona con un preciso legame con te: F., il cugino, aumenta la cifra a cinque zeri della pandemia, ma brucia il fatto che fra statistica e rimpianto è toccato a “uno di noi”. Ha ragione quel poeta quando avverte che nessuno è mai solo sulla faccia della Terra, perché la rete siamo noi.
Breve di cronaca (gli altri)
Come angeli terragni
dalle ali felpate
ostentano purezza
di idealità civili
e volano, volano:
uno stormo nero,
com’esule pensiero
chiamato Covid free
(poeta anonimo)