Gli effetti del Covid-19 sono stati devastanti non solo per la salute ma anche per il lavoro. I più colpiti sono i giovani e le donne, con la disoccupazione giovanile che schizza al 33% secondo i dati ISTAT. Ma la cifra che preoccupa di più, soprattutto se tenuto conto degli avanzamenti avvenuti negli ultimi anni, è la disoccupazione femminile. Ad ottobre 2020, facendo un’analisi tra il secondo trimestre del 2019 e lo stesso periodo del 2020, i dati indicavano che su 100 posti di lavoro persi, quelli femminili rappresentano il 55,9%. Insomma, se sei donna la pandemia colpisce il doppio.
Donna e ISTAT

I dati ISTAT aggiornati confermano l’andamento: nel 2020, 444mila persone sono rimaste senza lavoro delle quali 132mila sono uomini e 312mila sono donne. Un dato mostruoso. Al di là del dato allarmante è bene comunque tenere conto che, per l’interpretazione corretta dei dati, è indispensabile non dimenticare fattori quali – oltre alla pandemia in atto – l’età, il tipo di mansione e di inquadramento e il settore di riferimento.
La sensazione è quella di essere tornati indietro nel tempo. I dati possono inevitabilmente puntare i fari su un tema caldo come quello del gender gap. Secondo il Gender Gap Report del 2020, l’Italia è al 76° posto su 153 paesi nel mondo per quanto concerne la capacità di colmare le differenze di genere. E al 17° posto su 20 paesi se consideriamo i paesi dell’Europa Occidentale.
La donna supera l’uomo nella demografia

Se consideriamo il nostro paese da un punto di vista demografico, si contano 1,6 milioni di donne in più rispetto agli uomini in Italia. Ma le lavoratrici sono 3,6 milioni in meno dei colleghi maschi. Nemmeno a livello europeo i dati, seppur in modo disomogeneo da paese a paese, la situazione è rincuorante. Il 5 marzo 2020, la Commissione europea ha presentato la Strategia per la parità̀ tra uomo e donna in Europa per il periodo 2020-2025, riportando una serie di azioni considerate fondamentali per azzerare (o realisticamente almeno diminuire) considerando anche i dati dal WEF – World Economic Forum per quanto attiene il rapporto fra donne e mercato del lavoro.
La situazione della donna nell’UE
Le donne nell’UE guadagnano in media il 16% in meno rispetto agli uomini. E continuano a incontrare ostacoli all’accesso e alla permanenza nel mercato del lavoro; in media le pensioni delle donne sono più basse del 30,1% e persiste il fenomeno del “soffitto di cristallo” anche nel mondo imprenditoriale. Infatti solo il 6,3% delle posizioni di amministratore delegato nelle principali società quotate dell’UE è ricoperto da donne.
La discriminazione

Ma per porre fine alle forme di discriminazione nei confronti delle donne, soprattutto su quelle più giovani che si affacciano al mondo del lavoro, bisogna considerare tematiche come il riconoscimento, la valorizzazione della cura e del lavoro domestico, la capacità di fornire un servizio pubblico, infrastrutture e politiche di protezione sociale e la promozione di responsabilità condivise all’interno delle famiglie, conformemente agli standard nazionali e garantire piena ed effettiva partecipazione femminile e pari opportunità di leadership ad ogni livello decisionale.
La grande difficoltà è, certamente riconoscere questi come elementi fondanti. Per fare un esempio concreto, si pensi alla legge sulle quote rosa: ha certamente alzato la percentuale di partecipazione femminile, ma il rischio che questa percentuale sia solo un numero “vuoto” è altissimo. C’è un buon segnale: che proprio la Presidente della Commissione Europa per la prima volta nella storia sia una donna.