Chissà se, nel 1999, quando ha pubblicato per i tipi de Il Poligrafo il saggio Il Limes e la casa degli specchi. La Nuova Narrativa Veneta, Saveria Chemotti immaginava che non troppi anni dopo, in un’eventuale riedizione aggiornata del volume, ci sarebbe potuta entrare come scrittrice lasciando il compito ad altri di analizzare il nuovo panorama letterario veneto.
Gli studi di Saveria
Dopo una vita trascorsa a studiare letteratura italiana, con particolare attenzione verso quella veneta ma anche quella di genere e delle donne, infatti, Saveria Chemotti si è dedicata essa stessa con successo alla narrativa pubblicando a partire dal 2014 ben quattro romanzi e un libro di racconti, giungendo in finale al premio Comisso, con il romanzo d’esordio La passione di una figlia ingrata (L’Iguana editrice).
La carriera
La sua carriera di critica letteraria non si è certo fermata (dirige la collana di studi “Soggetti rilevati. Ritratti, storie, scritture di donne” per Il Poligrafo e, per Cleup, la collana di narrativa “Vicoli”) e nemmeno quella dell’insegnamento (attualmente è docente all’Università di Padova), ma a questi impegni, pur gravosi, ha affiancato una produzione di fiction molto prolifica e di grande interesse.
Le storie che Saveria Chemotti dipana nei suoi romanzi declinano in vario modo le tematiche legate alla maternità, alla difficoltà per le donne di emanciparsi e rendersi autonome, alla lotta per superare i pregiudizi nei confronti della diversità e dell’handicap.
Saveria e l’indipendenza
Quattordici stazioni di una Via crucis laica ci conducono, ne La passione di una figlia ingrata, a ripercorrere la vita di Gilda, di sua madre e di sua nonna, in un intreccio di sentimenti contrastanti e di segreti rivelati troppo tardi. Questo romanzo, che ha una certa parte di spunti autobiografici, si pone la domanda “chi è la vera madre, quella che ti ha partorito o quella che ti ha cresciuto?”. Il passato, per quanto nascosto e negato, ritorna sempre, come ritorna sempre il represso, imponendosi con forza nelle nostre vite, chiedendoci di farci i conti, di accoglierlo e comprenderlo.
Nel contempo in questo romanzo Chemotti ci racconta anche la fatica di ottenere la propria indipendenza, di seguire la propria vocazione (in questo caso gli studi), di rivendicare i propri diritti e la propria libertà, il desiderio di vivere la propria vita senza dover sottostare a condizionamenti esterni. Molte donne della generazione che ha vissuto le battaglie femministe a partire dagli anni ‘70 del secolo scorso si riconosceranno in questo percorso.
Il secondo romanzo di Saveria
Un percorso che continua anche nel secondo romanzo, Ti ho cercata in ogni stanza (L’Iguana editrice, 2016) che si dipana attraverso un forte rapporto di amicizia tra due donne molto diverse tra loro eppure inseparabili, nonostante affrontino la vita in modo diametralmente opposto. Berta e Lydia più diverse non potrebbero essere, infatti, non soltanto per la loro appartenenza sociale e il loro carattere, ma anche per il loro aspetto fisico: la prima bella e aristocratica, ma ribelle e anticonvenzionale, la seconda goffa, provinciale e di scarse risorse economiche.
Riviviamo il ‘68
Attraverso le loro vicende siamo proiettati nelle tensioni e nei fermenti di quel 1968 che ha rovesciato equilibri secolari, alimentando speranze e desideri di equità, di riscatto non solo per le classi sociali più svantaggiate ma anche nelle relazioni tra uomini e donne. Il tema della maternità qui ritorna con altre sfumature, ad esempio la volontà di essere diverse dalle proprie madri, donne che hanno accettato la sudditanza verso il marito, donne che non hanno saputo ribellarsi a un ordine costituito che le voleva sottomesse e silenti, senza identità. La trama si sviluppa tramite colpi di scena fino ad un epilogo sorprendente, che non si può svelare per non togliere il piacere della sorpresa al lettore.
In Siamo tutte ragazze madri (L’Iguana editrice, 2018) il destino torna protagonista nelle vite di tre generazioni di donne che sembra debbano ripercorrere la medesima sorte, in un loop infinito. Rosa a sedici anni si ritrova incinta, come è accaduto alla madre e alla nonna. Una storia antica eppure ancora tanto, troppo attuale. Che cosa vuol dire essere una “ragazza madre”? Che implicazioni porta con sé questa condizione? Ci si può liberare da questo destino che sembra inesorabilmente segnato? E a che prezzo? Il romanzo ruota attorno a queste domande, alle quali Rosa dovrà, dolorosamente, trovare una risposta.
I racconti di Saveria
Nei racconti pubblicati nel 2019 con il titolo A che punto è il giorno (Apogeo editore), Saveria Chemotti gioca anche la carta dell’ironia divertendosi a delineare, quasi come in un mosaico, tante vite diverse, sorprese in un momento significativo che ne mette in risalto le contraddizioni, le assurdità, i sogni, le speranze, i rimorsi e anche i desideri. Leggendo ci immergiamo nei pensieri e nelle esistenze di Viola, Laura, Miriam, Enrica, Caterina, Daniela, Francesca, Marta, Fausta, Serena, e le altre protagoniste che in queste pagine si raccontano, mettendosi a nudo di fronte a noi.
La nuova uscita
Il romanzo più recente Quella voce poco fa (Iacobelli editore, 2019), ci proietta in un’atmosfera quasi di fiaba, in un paesino di montagna dove, tra i boschi, in una casupola isolata da tutto e da tutti, nasce una bambina deforme che però ha un dono. Un dono, quella voce celestiale che le permetterà, pian piano, di superare il disgusto della gente di fronte al suo aspetto e di costruirsi un futuro e trovare anche l’amore.
Lo stile
La scrittura di Saveria Chemotti è, in tutte le sue prove narrative, originale, raffinatissima, poetica e al tempo stesso sanguigna e passionale. Il suo periodare, molto consapevole, è ricco di anafore, allitterazioni, assonanze, immagini potenti e descrizioni evocative. Dalle sue origini trentine, oltre a magnifici paesaggi descritti con amore, spesso ha tratto efficaci richiami dialettali che danno vigore espressivo alle sue pagine.
Saveria Chemotti è dunque una signora della scrittura, una scrittura sicura e sapiente, appassionata e lucida insieme. Ci porta man mano attraverso le vite che si propone di raccontare, vite che sono anche le nostre e sulle quali ci invita a riflettere.