Il numero dei grandi campioni italiani è molto vasto. Ma in questo elenco sicuramente un posto di primissimo piano spetta di diritto al grande se non addirittura immenso Klaus Dibiasi, tuffatore altoatesino. L’angelo biondo nato a Solbad Hall il 6 ottobre del 1947, figlio del più volte campione italiano di tuffi Carlo Dibiasi. Che partecipò alle olimpiadi di Berlino nel 1936.
Chi era l’angelo biondo
Klaus Dibiasi è l’unico atleta italiano e mondiale capace di vincere tre ori olimpici consecutivi (1968 in Messico, 1972 a Monaco, 1976 a Montreal) nella specialità della piattaforma. E solo Valentina Vezzali nel fioretto femminile è riuscita a vincere tre volte consecutive la medaglia d’oro (2000 a Sidney, 2004 ad Atene e 2008 a Pechino). In questa speciale classifica solo tre atleti hanno fatto meglio di Dibiasi vincendo l’oro olimpico consecutivamente nella stessa specialità. Precisamente il grande discobolo statunitense Al Oerter (1956, 60, 64 e 68). Carl Lewis nel salto in lungo(1984, 88, 92 e 96) e infine il nuotatore Michael Phleps nei 200 misti(2004, 2008, 2012, 2016). Leggendo questi nomi si può capire la grandezza del nostro grande tuffatore.
Iniziò a vincere a livello internazionale addirittura nel 1963 a soli sedici anni quando conquistò la medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo. L’anno dopo nel 1964 partecipo alla sua prima olimpiade a Tokio. Conquistò la medaglia d’argento dietro allo statunitense Webster che aveva già vinto l’oro anche a Roma nel 1960. Tra l’altro all’epoca Dibiasi non aveva a disposizione nemmeno una piscina coperta dove poter allenarsi regolarmente. Dopo due anni nel 1966 in Olanda a Utrecht vince il suo primo titolo importante ovvero i campionati europei ovviamente l’oro arriva dalla piattaforma.
Nasce la leggenda
Arrivano i Giochi di Città del Messico targati 1968. Dibiasi si presenta come grande favorito imbattuto dalla fine del 1964. Allenato sempre dal padre Carlo. Il giovane Klaus, all’epoca ventunenne alternava gli allenamenti tra l’aperto nel Lido di Bolzano immerso tra gli alberi e una piscina al coperto che però lo infastidisce. In Messico si gareggerà nell’Alberca Francisco Marquez al coperto, ma ciò non gli impedirà di vincere l’oro dalla piattaforma e sfiorare addirittura l’en plein conquistando anche l’argento dal trampolino da tre metri dove verrà battuto solo dallo statunitense Washington. Quinto in questa specialità si classificherà il torinese Giorgio Cagnotto. La finale della piattaforma vedrà il beniamino di casa Gakiola maggior rivale per Dibiasi. Il messicano si gioca tutto puntando su una serie di tuffi col maggior coefficiente di difficoltà, ma nulla può contro la classe dello statuario altoatesino che al penultimo tuffo stupirà tutta la giuria andando a conquistare l’oro e l’appellativo di “angelo biondo”.
L’angelo biondo immortale
Quattro anni dopo arriva il bis alle olimpiadi di Monaco, poco prima della terribile strage operata da parte del commando di Settembre Nero. Dibiasi, due anni prima era stato battuto agli Europei dal tedesco Matthes, ma in ogni caso si presentò come grande favorito. Nel frattempo Giorgio Cagnotto conquistava l’argento dal trampolino dei tre metri (Dibiasi quarto). La finale della piattaforma vede dopo sette turni di qualificazione Dibiasi in testa, il sovietico Ambartsumyan secondo e terzo Cagnotto. I tre tuffi di finale non cambieranno la classifica e per Dibiasi arriverà la seconda medaglia d’oro olimpica nonostante lamentasse dei dolori al gomito sinistro. La cosa curiosa è che in Germania l’atleta azzurro pare preferisse parlare più in tedesco che in italiano cosa che ai nostri giornalisti non piacque in particolar modo. Poco importa sul podio della piattaforma rimbombò l’Inno di Mameli.
E sono tre
Nel 1976 a Montreal arriva la terza medaglia d’oro a chiudere questo fantastico tris. Tra l’altro sarà la prima olimpiade “boicottata” in quanto ben 27 paesi africani non parteciperanno (oltre a Iraq Guyana americana), in segno di protesta contro il tour degli All Black neozelandesi in Sudafrica, ritenuto simbolo negativo dell’apartheid. Dibiasi sarà anche il portabandiera dell’Italia, una fatica che rischiò di costargli cara. L’azzurro aveva già infatti dei problemi fisici e quello sforzò lo pagò inizialmente nella gara dal trampolino dove chiuse all’ottavo posto. Si pose addirittura il dubbio se partecipare alla gara “regina” dalla piattaforma e rinunciare allo storico eventuale tris. All’ultimo momento decise di partecipare e fu una decisione storica in quanto con una gara perfetta riuscì a battere sul filo di lana il giovanissimo statunitense Greg Louganis, all’epoca sedicenne che diventò uno tra i più grandi tuffatori del mondo (forse il più grande a detta anche dello stesso Dibiasi), vincitore di quattro medaglie d’oro olimpiche (due dalla piattaforma e due dal trampolino nell’84 e nell’88) che potevano diventare sei se gli Stati Uniti avessero partecipato ai giochi di Mosca 1980. Cinque titoli mondiali (tre dalla piattaforma e due dal trampolino).
Il capolavoro dell’angelo biondo
Dibiasi vinse all’ultimo tuffo con un “tre e mezzo” perfetto che gli valse anche un dieci come voto e lo portò a superare i 600 punti complessivi, prima volta in una gara internazionale. Oggi Dibiasi dopo essere stato per anni anche responsabile azzurro della nazionale di tuffi è un tranquillo signore di 74 anni che divide felicemente la sua vita con la signora Laura Schermi a sua volta tuffatrice e cinque volte campionessa italiana. “Nella mia vita” -ha affermato Dibiasi-“sono stato fortunato a incrociare Giorgio Cagnotto, siamo migliorati e diventati grandi assieme.”