E ngente, la va cusì! Anca sta setimana ve porto a far un giro dove che ghe xe acqua! (E niente! va così! Anche questa settimana vi porto a fare un giro dove c’è acqua!). Ebbene si dopo essere stati a Venezia e lungo il Sile, questo week end vi porto alla scoperta d’un’altra passeggiata nella quale vi farà compagnia il dolce rumore dell’acqua! Probabilmente in una vita passata ero un pesce, oppure ero un marinante Veneziano che solcava a bordo di una delle fantastiche navi fatte all’arsenale il Mar Adriatico, è talmente tanto il mio amore per l’acqua in tutte le sue forme che non può essere che così!
Acqua e Pasubio
Questa volta però il corso d’acqua è dolcemente agitato si tratta infatti di un rivo che vien giù dai monti e per la precisione siamo sulle valli del Pasubio. Siamo in zona Vicentina ed il posto che m’appresto a descrivere è una passeggiata naturalistico/storica che si chiama proprio “la via d’acqua del Pasubio”! Si tratta d’una tranquilla passeggiata che permette di apprezzare alcuni tratti peculiari dell’alta valle del Leogra e vedere la grande ricchezza d’acque della zona.
Il percorso d’acqua del Pasubio
Lungo il percorso, in particolare, potremo osservare alcune case abbandonate ed in precario stato di conservazione, un bellissimo esempio di segheria alla veneziana con una grande ruota idraulica ed una più piccola e veloce per azionare la sega e le opere di canalizzazione per alimentare le ruote idrauliche. Generalmente, alla domenica mattina nel periodo estivo, la segheria viene messa in funzione e questo ci permette una straordinaria esperienza conoscitiva di quello che fu per secoli il lavoro artigiano, fatto di tanta, tanta, fatica ed anche di tanto, tanto, tantissimo ingegno.
La segheria
La segheria “alla veneziana” è rimasta in funzione attivamente fino agli anni ottanta del secolo scorso, ed è ancora mantenuta perfettamente. Veder funzionare questo armamentario storico è incredibilmente emozionante, pensando con un’po’ di fantasia che i rumori che emette sono gli stessi che si sentivano un centinaio e più d’anni fa! Il rumore dell’acqua è martellante è la sua forza che aziona le ruote e fa echeggiare il suono profondo e ritmico della sega.
La contrada in rovina ai piedi dell’acqua
Poco più a valle, verso il paese, un’intera contrada in rovina vi farà provare emozioni contrastanti, emozioni di storia ma anche di rovina. Nella parte bassa verso il fiume troviamo i resti di quello che fu un Maglio, un’officina per la lavorazione del ferro battuto. Vi sono ancora i resti delle canalizzazioni e la canaletta di alimentazione ora muta e senz’acqua, che piange assieme all’antico lavatoio e al forno per il pane. Ma quello che lascia stupiti, senza parole, che ti prende come un pugno secco nello stomaco e ti strozza la gola fino a farti piangere di commozione è la massiccia ruota in rovina che azionava il grande maglio, il martellone.
La ruota
L’albero motore, una grossa trave di legno, è marcita e scomparsa, ma rimane ancora l’attaccatura, il supporto del martello e la piastra dove batteva i colpi. All’esterno, appena fuori della porta, un grosso tino di pietre permetteva di temprare il ferro rovente. Sparse in giro mole e altri miseri resti, che comunque danno un senso d’avventura storica alla nostra passeggiata!
L’acqua e l’inferno dantesco
Ad occhi chiusi e sempre viaggiando sulle ali della fantasia potete immaginare questo luogo come un inferno dantesco. Tra rumori dell’acqua, cigolii vari, il devastante battere ininterrotto del maglio, la fucina con i mantici e il fuoco molto allegro, fumi asfissianti, ferri roventi, il bollire del ferro caldo nella tina d’acqua, urla e imprecazioni dei lavoratori, non so se saprete immergervi anche con la fantasia, vi garantisco però che la passeggiata è straordinaria!
E’ uno di quei posti che ti commuove profondamente, che ti costringe a meditare sul senso della vita, che ti fa capire che perdendo questo mondo abbiamo perso, per sempre, le radici della nostra civiltà e senza di essa siamo degli orfani in un mondo globalizzato e appiattito sulla cultura del nulla.
In questi luoghi, volendo si respira però ancora la nostra essenza veneta, poi onestamente sono convinto che noi alla fine siamo un po’ delle “bronxe coverte” (braci coperte) basterebbe poco per far tornare fuori il nostro spirito di “SERENISSIMI”, almeno, così voglio credere!
Torniamo alla parte pratica
Il percorso è perfettamente agibile e tabellato con pannelli divulgativi e si mantiene integralmente sulla sinistra idrografica della valle. L’itinerario si può percorrere in un paio d’ore o di più con molta calma ed è adatto a tutte le stagioni. Sono circa tre chilometri di cammino in leggera salita, più altrettanti per il ritorno.
L’acqua che ti porta a Schio
Da Schio, per la statale che sale al passo del Pian delle Fugazze per dirigere a Rovereto, dopo circa 10 chilometri si perviene al piccolo comune di Valli del Pasubio. Poco dopo l’unico incrocio del paese, appena superato l’edificio municipale (sulla sinistra), sulla destra si trova un parcheggio con un piccolo parco giochi, da dove si dirama una strada che scende nel fondovalle con indicazioni ‘San Rocco’ e ‘Casa di Riposo’.
Il percorso
Dopo qualche centinaio di metri si arriva al ponte sul Leogra, dove si trova un primo pannello esplicativo di legno. Si prosegue per la strada in salita che passa davanti all’ingresso della casa di riposo. Più avanti diviene un largo e tranquillo sentiero.
Spero anche oggi d’avervi dato uno spunto per una “gustoso” passeggiata del week end.
Alla prossima.