La scelta del “lockdown inverso” – di non obbligare le persone a rimanere a casa ma di chiudere ogni possibile luogo dove andare – è particolarmente pesante per noi italiani. In particolare, la chiusura dei ristoranti e dei bar dopo le 18 è un colpo difficile da gestire per una popolazione già provata da mesi di incertezza e preoccupazione. Noi italiani siamo un popolo che da il meglio di sé a tavola, e questo è valido a ogni latitudine: mangiare insieme ci fa dimenticare per un po’ di tempo le preoccupazioni, le lotte, le difficoltà, le frustrazioni e i malumori. Quanto peserà questa privazione e cosa possiamo fare per sentirne meno gli effetti?

Prima di proseguire, bisogna sempre ricordare che il fine di questi provvedimenti è proprio quello di ridurre la socialità, in questa prospettiva si tratta di azioni estremamente efficaci e non ho alcuna intenzione di suggerire comportamenti irresponsabili. E non voglio nemmeno sminuire altre culture che sono caratterizzate dalla buona tavola e dalla socialità, basti pensare ai nostri più o meno amati vicini francesi o i cugini spagnoli. Mi interessa parlare di Italia, di italiani a tavola insieme, di qualche idea per passare questo periodo. Infine, non proporrò cene a casa perché l’argomento è discusso e non sono nemmeno sicuro che si potranno fare per molto tempo.
Dissonanza cognitiva e rischi per la salute
L’idea di non chiudere le persone in casa ma di ridurre fortemente le possibilità e le ragioni di spostamento ha certamente una ragione economica. Permettere ai più di lavorare e salvaguardare la produzione nazionale è importantissimo. Temo, però, che nella mente del legislatore ci sia anche l’idea che i rischi per la salute psicologica e sociale siano inferiori rispetto al lockdown. In realtà io penso che sia esattamente il contrario. In una situazione difficile e incerta come questa, avere una cesura evidente rispetto alla “vita normale” è quasi una consolazione. Il lockdown passerà, la vita ritornerà. Un mutamento “morbido” ma evidente – chiudere ogni luogo di aggregazione ma lasciare la libertà di movimento – rende le nostre città aliene, le nostre abitudini dei simulacri, le persone che conosciamo vicine ma lontane. Il rischio di ansia e di disturbi dell’umore in questa condizione non è inferiore rispetto al lockdown.
Socialità, cibo, speranza
Cosa possiamo fare per gestire questa situazione complessa aspettando che l’emergenza passi? Ecco tre suggerimenti molto pratici.
1) Modificare le abitudini. Troviamoci a pranzo con le persone care, rispettando le norme di sicurezza. In questo modo sosterremo i ristoratori e potremo goderci dei momenti di convivialità e di stacco dalle difficoltà quotidiane. Magari non è facile andare a pranzo fuori ogni giorno, ancora meno bere un bicchiere di vino come si farebbe a cena ma lo smartworking, per chi lo fa, permette di gestire le giornate in maniera più flessibile. Altrimenti c’è il weekend. Stesso vale per l’idea di anticipare aperitivo e cena: il primo dalle 5 alle 6 e poi cena a casa. Scegliamo locali vicini al nostro domicilio, possibilmente nello stesso comune, che abbiano molto spazio e siano sicuri, atteniamoci a tutte le raccomandazioni, godiamoci un po’ di tranquillità in sicurezza.

2) Imparare a cucinare. Cucinare per noi stessi e per la famiglia è un ristoro. Quando proviamo nuove ricette, nuove preparazioni e modalità di cottura pensiamo che prima o poi le potremo proporre a parenti e amici. Trasformiamo il momento di cucinare in un rituale, che ci fa pensare che ci sono stati periodi migliori e periodi migliori arriveranno.
3) Usare la tecnologia. Gli aperitivi sul web sono stati una novità del lockdown che, credo di parlare per la maggioranza delle persone, speravamo di esserci lasciati alle spalle. Eppure, forse, è meglio farli che non volerne nemmeno sentir nominare. Anche a distanza, si può stare vicini. E in questo momento ogni possibilità di contatto e scambio è da sfruttare. Per cui io dico: se non si è ancora fatta l’esperienza dell’aperitivo sul web vale la pena di provare. Ciò detto, in scienza e coscienza, non mi sentirei di suggerire cenoni in diretta webcam: credo che l’effetto di straniamento potrebbe essere eccessivo.
Gli esseri umani mangiano e bevono insieme fin dalla notte dei tempi. Tutt’ora chiamiamo un incontro scientifico e culturale simposio, dal greco “bere insieme”. Idee, amicizie, relazioni sono nate a tavola. Ci ritroveremo a stare insieme ancora una volta, per adesso dobbiamo nutrirci di questa speranza.