Come nasce un colore, possiede le stesse vibrazioni e lo stesso rumore dell’universo? Quale sinfonia potremmo ascoltare osservando un’opera d’arte? Domande e sensazioni che vengono alla mente quando ammiriamo le opere di Antonella Benanzato, artista e musicista talentuosa e originale. Il suo mondo sonoro infatti viene ritratto sulla tela; lei ha un dono: dipinge la musica.
Antonella Benanzato e lo spettatore
Lo spettatore avverte magicamente il suo messaggio, e ne diventa partecipe, complice. Suono, luce, movimento sono le dinamiche alla base della ricerca stilistica dell’artista che si avvale per il suo pentagramma visivo di tecniche miste: oli, pastelli, carboncino, colla e inchiostri da stampa. Compone con il pennello, la spatola, e altri strumenti a volte segreti, dipingendo su tela, tessuto, alluminio, legno o carta.
Chi è Antonella Benanzato
Pittrice astratta informale, oltre ad essere musicista, è anche fotografa e giornalista, vive e lavora a Padova. Ci racconta in modo gioioso il suo percorso: “inizio a strimpellare all’età di quattro anni, quando i miei genitori mi regalano una tastierina Bontempi per bambini, perché li assillo con l’idea che devo suonare il pianoforte. Ogni volta che intercettavo un pianista o vedevo un pianoforte impazzivo letteralmente e dovevo toccare la tastiera, suonare anche senza conoscere le note. Inizio quindi a riprodurre le canzoncine che sento alla radio o alla televisione, il mio orecchio si affina. Ho la fortuna di poter ascoltare di tutto fin dalla più tenera età, dalla musica pop e rock alla classica, la musica abita la mia casa e appassiona i miei genitori. Finalmente a sei anni inizio a prendere lezioni di pianoforte. Da lì comincia tutto. Oggi il suono e la musica albergano nella mia opera, parto da una tonalità musicale, scrivo un tema che poi esprimo anche visivamente sulla tela. Ho una mia personale scala cromatica e musicale, ogni mio quadro si colloca in una tonalità precisa. Credo sia parte del mio essere profondamente sinestetica”.
Le sue passioni
Antonella è affascinata dalle neuroscienze e dai riflessi che l’arte ha sul cervello come forma creativa e terapeutica. Definisce il suo lavoro sinestetico, ovvero quel fenomeno sensoriale che comporta la contaminazione dei sensi nella percezione. Al suo attivo un curriculum giornalistico di spessore. Scrive di economia e finanza subito dopo la Laurea in Scienze politiche conseguita a Padova. Molte esperienze professionali: Bloomberg, Il Sole 24 ore, Corriere Lavoro, e dopo avere diretto un paio di mensili Nycve bilingue inglese-italiano e Nordesteuropa.it, approda all’Agenzia di stampa Askanews.
Che parte occupa la professione di giornalista nel tuo lavoro creativo?
“Comincio col dire che sono una giornalista professionista che ha fatto moltissima gavetta per raggiungere questo traguardo. Ho sempre avuto un’attenzione particolare per l’evolversi delle stagioni politiche del nostro paese e per i cambiamenti sociali. Il giornalismo occupa una parte importante della mia vita, è la mia professione ed è una professione seria se svolta bene. Ho sempre cercato di fare il mio lavoro con la giusta distanza ma con un occhio sensibile e attento anche a sfumature nascoste. Non ho mai tradito una fonte per la smania effimera del cosiddetto “scoop”. Credo in un giornalismo che purtroppo sta scomparendo“.
Ci sono musiche o suoni che influiscono sul tuo lavoro?
“Sono affascinata dai toni gravi, quelli che provengono dal violoncello, dal contrabbasso, dall’oboe, dal corno, dal sassofono. Mi riportano a una dimensione introspettiva e spirituale, hanno colori caldi e avvolgenti, un po’ come le campane tibetane. Hanno anche profumi speziati e sapori di cannella o cioccolato. Mentre le tonalità che si dirigono verso il mezzo soprano o soprano per esprimerci nel linguaggio del canto, su di me hanno un effetto emotivo e sentimentale come il violino, il flauto traverso, il pianoforte, l’arpa e quindi colori più freddi dai profumi fioriti e vegetali, dal sapore acidulo e fresco”.
L’arte è davvero la cura? In questo caso i colori che importanza hanno?
“L’ascolto nella creatività è fondamentale. Quindi l’arte, come ogni processo creativo è guida e cura. I colori hanno un significato perché sono vibrazione, più una vibrazione è bassa come il rosso ad esempio, più troviamo un’aderenza e un contatto con il mondo fisico e materiale. Man mano che saliamo con la vibrazione e andiamo verso i colori cosiddetti freddi, entriamo in risonanza con gli aspetti spirituali. Questo per semplificare molto. Luigi Veronesi ha sperimentato una scala musicale e cromatica per dipingere una fuga di Bach”.
Viaggio tra suono e colore
Visitare una sua mostra è come fare un viaggio tra suono e colore, immersione totale in ogni opera come racconta il grande successo di “Cromogonie. Ritratto del paesaggio interiore” mostra ospitata presso le Scuderie di Palazzo Moroni a Padova. Cose di un altro mondo quelle raccontate da Antonella, universo alternativo elaborato magistralmente nella personale: “Alter Mundus” allestita presso le sale dell’Atelier L’Idea, in Piazza dei Signori a Vicenza.
Antonella e la beneficenza
L’arte che produce bellezza, che propone la cura, rifugio e spazio in uno dei momenti più difficili vissuto da noi viaggiatori del terzo millennio: la pandemia. Per l’occasione l’artista ha deciso di devolvere parte della vendita delle opere a favore della Protezione Civile del Veneto per l’emergenza Covid-19.
“Cromogonie”è il titolo del suo progetto artistico, dopo la mostra nella città patavina, l’artista è presente con un numero minore di pezzi, al Caffé Letterario Treccani a Padova.
“L’esposizione si apre il 20 ottobre. Il 22 ottobre ci sarà una mia performance musicale insieme alla violinista Roberta Righetti, una straordinaria musicista. Suoneremo dei brani strumentali relativi ad alcune opere esposte. Inoltre, eseguirò delle canzoni che ho scritto nell’altra mia vita parallela che è quella di compositrice. Sarà un modo per farmi conoscere e raccontare la mia ricerca artistica tra musica e pittura”.