A volte penso alla povera provincia dolomitica di Belluno, schiacciata e stretta tra due regioni autonome. A sinistra, Trento e Bolzano, a destra il Friuli-Venezia Giulia che venne fatto autonomo con Legge costituzionale del 31 gennaio 1963 n.1. Cosa avranno fatto i bellunesi, con parlate ladine, fodom, cadorine e lamonesi per non meritarsi l’autonomia? Percorri la valle del Primiero e sei subito in Trentino, fai il passo San Pellegrino e da Falcade (BL) sei subito in Alto Adige. Dall’altra parte, guardi il Monte Cavallo, ultima montagna dolomitica e sei nelle Prealpi bellunesi, di là regione autonoma, Friuli. Geograficamente territorio unico. Ma questo da un’altra parte. E il Veneto e autonomia? Cerchiamo di approfondire un po’.
Approfondiamo
Allora approfondiamo: le province di Pordenone e Udine, facevano parte della Venezia Euganea, ovvero Serenissima con mille anni di storia autonoma alle spalle. Non si capisce allora perché Pordenone e Udine, speciali, e Belluno no. La Regione Sicilia divenne autonoma con Regio Decreto del 15 maggio 1946. Firmato in fretta e furia dal “re di maggio” appunto, Umberto II di Savoia, prima di andarsene in esilio a Cascais in Portogallo. Il decreto di autonomia siciliana è precedente alla stessa Costituzione della Repubblica Italiana che lo recepì “solo” con legge n.2 del 1948. Il Movimento Indipendentista Siciliano appena uscito dalla clandestinità del fascismo e da giovani “arruolati” come il bandito Salvatore Giuliano, si ritenne subito soddisfatto.
Veneto e autonomia. Ma tanto prima la Sardegna
Anche per la Sardegna le cose furono un po’ complesse. A iniziare dal 1897 si approvarono tre leggi speciali per l’isola, per arrivare nel 1944 alla nomina di un Alto commissario governativo. Nel 1946 con la Costituente, si nominò una commissione per lo studio dell’ordinamento regionale. Dopo varie vicissitudini legate al Partito Sardo d’azione, si arrivò finalmente alle prime elezioni autonome regionali nel 1949.
Valle D’Aosta e Trentino-Alto Adige, regioni di confine con forti minoranze linguistiche, l’iter verso l’autonomia fu meno complicato. Anche se bisognerà aspettare il 1972 per definire bene i rapporti con il potere centrale.
Ma cosa ha fatto o meglio non fatto il Veneto per ottenere l’autonomia?
Sono passati cinque anni dalla Consultazione referendaria regionale del 2017, con 2.273.985 votanti, pari al 98% della popolazione. Vinsero i sì all’autonomia con il 57,2%. E pensare che nel 1866 ci fu un plebiscito farlocco per unificare le “Provincie Venete”, come venivano geograficamente definite allora, compreso dunque il Friuli, ovvero Pordenone e Udine, più la delegazione di Mantova che non sapevano esattamente dove collocare tra Lombardia, Veneto ed Emilia. Infatti a Mantova esistono ancora le tre diverse parlate locali, ovvero dialetti.
Nel 1980 nasce ufficialmente a Padova la Lega (o Liga) Veneta che porterà alle politiche del 1983 per la prima volta due rappresentanti, uno al Senato e uno alla Camera.
Epico fu l’assalto al campanile di San Marco il 9 maggio 1997
I patrioti veneti finirono poi in galera con condanne di oltre 6 anni. Nemmeno al pentito mafioso e assassino fu dato tanto carcere. Per fare la rivoluzione i patrioti veneti si erano messi in ferie. La notizia però fece il giro del mondo.
30 anni fa prima di Veneto e autonomia almeno la regione a statuto speciale
Nel 1992, esattamente 30 anni fa, ancora prima Repubblica, Democrazia cristiana, Partito socialista, Partito socialdemocratico e Partito repubblicano, avviano l’iter per una regione a statuto speciale. Chiedono una consultazione popolare. Contrari in Regione: PDS e Verdi. La richiesta verrà impugnata dal presidente del consiglio Giulio Andreotti. Successivamente sarà la Corte costituzionale ad annullare l’iniziativa. Il no è drasticamente motivato. È sola competenza degli organi centrali dello Stato “per evitare di influire negativamente sull’ordine costituzionale e politico dello Stato stesso”. Sic e amen.
Per Veneto e autonomia bisogna aspettare Galan
Nel 1998, sarà il forzista Giancarlo Galan, presidente della giunta regionale, a proporre un nuovo referendum per l’autonomia. Questa volta è il governo Prodi ad opporsi. La Corte costituzionale confermerà il no nel 2000, per le stesse motivazioni del 1992.
Il Veneto ci prova
Nel 2001 quattro regioni Lombardia, Piemonte, Liguria e Veneto pronte a chiedere deleghe speciali in materia di sanità, formazione professionale, istruzione e polizia locale. Ricorso immediato del governo Amato che impugna l’iniziativa. Mentre il successivo governo Berlusconi, ritira il ricorso. Sempre nel 2005 lo stesso Berlusconi propone una “revisione costituzionale” in materia di autonomia. Solo Lombardia e Veneto, si fanno promotrici della riforma, mentre ben 14 regioni chiederanno di bocciare la proposta.
Il Veneto non molla. Veneto e autonomia nelle mani di Zaia
Con legge regionale del 2014 si parla di “conseguimento di ulteriori forme di autonomia”. In pratica 80% delle tasse regionali con relativo trattenimento delle imposte riscosse.
Così siamo arrivati al referendum del 2017, costato 14 milioni, interamente pagati dai contribuenti veneti. Il “popolo” ha chiesto l’autonomia, ma basterà?
In materia di federalismo passo importante del Pd regionale nell’anno in corso. Si chiede l’autonomia solo per sette materie (su 23 proposte dal referendum): lavoro, fondazioni e istituti professionali, sostegno internazionalizzazione imprese, rigenerazione urbana e rischi sismici. Per Luca Zaia è il minimo sindacale.