Nell’insanguinato rosario quotidiano dei femminicidi c’è sempre qualche elemento imponderabile, proprio dell’intimità più buia dell’umano, ma ce ne sono tanti di evidenti, e ci riguardano tutti. Per esempio, nella loro aggressività, i maschi che non amano le donne e le trattano come animali soggetti al loro dominio, tendono a spegnere per prima cosa la voce delle loro vittime. Le vogliono mute: la sola voce ammessa è quella del padrone.
La voce umana è libertà, è uguaglianza, è affermazione di una identità personale: la parola ci rappresenta nel nostro rapporto con la realtà che è il mondo, che è altri da noi. Far tacere, spegnere con violenza la voce di una moglie o compagna è il primo passo per trasformare una persona in una bambola muta, disarmata, una schiava o addirittura una cosa che “osa” opporsi, che “si permette” di gridare la sua libertà contro la forza bruta. Lo fa, certo che lo fa. e proprio con la potente leggerezza di un fiato, di una parola.

Purtroppo “ci sono belve che non stanno soltanto nei libri di favole, o nella fantasia, ma nella realtà” (Durrenmatt, Il sospetto), e ruggiscono e azzannano.

“Taci!” urlano gli assassini, vigliacchi furiosi. Quella voce di un’anima ferita che loro rubano brutalmente, li giudica, ne svela le debolezze e, in fondo, ne scopre la paura nascosta sotto lo scudo dell’orgoglio. C’è in quelle voci disperate una energia che mette a nudo l’aggressore, e lo spoglia della sua corazza bugiarda: le vittime non sono Grilli parlanti come nella fiaba, ma fanno la stessa fine: “Taci”, cioè muori!
C’è qualcosa di universale ingiustizia in questi delitti seriali: la violenza che strappa le parole dalla bocca di una donna è un oltraggio all’umanità e ad un valore che è (dovrebbe essere) sacro alla nostra specie di Sapiens: la femminilità. Scrisse Benedetto Croce: “La violenza non è forza ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggitrice”. I distruttori di femminilità sono qui, fra noi, ogni giorno.
I maneschi e gli altri
C’è una categoria emergente fra gli italiani di oggi, e di loro si interessano a turno la polizia, i sociologi e la stampa, ciascuno per la parte di competenza. Sto parlando dei maneschi, i violenti che, esauriti gli insulti, passano ai pugni e agli schiaffi: individui in età matura, e spesso acculturati, che sfogano la loro carica di violenza repressa picchiando altre persone che non si aspettano quell’aggressione perché non hanno colpa.

In questi giorni si è tornati a parlare delle aggressioni ai medici e agli infermieri, al pronto soccorso. I casi si stanno moltiplicando e sono diventati centinaia solo nella nostra regione: è una guerra privata dichiarata al personale della sanità pubblica, una esibizione di odio che appare immotivata come accade sull’altro fronte, quello della scuola con l’attacco ai professori da parte di genitori che si ritengono “offesi” per interposti figli colpiti da voti che offenderebbero la dignità parentale. I famosi genitori che si attribuiscono i meriti dei figli e li chiamano amici, evitando così la “fatica” di educarli.
Assurdità, calo di civiltà.

Quello che lascia turbati è che in entrambi i casi l’attacco avviene contro persone inermi, che non hanno protezione: gli aggressori vanno a colpo sicuro. Non c’è limite alle vigliaccate.
Fare i cittadini, un bell’impegno
Tra il dire e il fare, diceva mio nonno Titta, c’è di mezzo “un mare”. Quello spazio senza confini lo ritroviamo nel comportamento di tanti italiani di questo secolo, ed è il mare che li trattiene sulla riva sicura quando sarebbe necessario imbarcarsi e navigare.
Fuor di metafora, c’è da ragionare sulle recenti elezioni regionali in Sardegna e Abruzzo dove i cittadini votanti sono stati poco più della metà degli “aventi diritto”(due parole trascurate).

Nello stesso periodo, due fotografie hanno documentato il vuoto desolante della Camera e del Senato in occasione di adempimenti non di poco conto. Cittadini e loro rappresentanti colpiti nello stesso tempo dalla stessa malattia sociale: l’astensionismo.
Non capiscono che restare a casa e ignorare “la chiamata alle urne” è una perdita secca per tutti, diciamo per la democrazia, che non va considerata come “un pasto gratuito” ma vitalizzata dal nostro intervento quotidiano.
Dirsi, ed essere cittadini è bello, ma non vale da solo: il diritto al voto è un’investitura, e dunque dobbiamo “fare i cittadini”, agire positivamente, impegnandoci. È così difficile?
Profilo di città

(poesia)
Hai visto la città che ha sul colle
lo squillo della torre e il campo
dei miracoli del cielo che altrove
non lo trovi impareggiabile così
dopo il lavacro dello scroscio?
Conosci il suo guardarti donna
verso sera e lo svegliarsi tenera
in grembo al sontuoso maggio?
Conegliano l’ami se ne afferri
l’attimo, ma se la sciogli lascia
il retrogusto amaro delle rose
che ridono tra spine e pungono.
Luciano Caniato
Da Maliborghi, Il ponte del sale ed., Rovigo 2010
L’ aggressione alle donne , l’ astensionismo delle votazioni, l’ autorità dei genitori non più autorevoli , le violenze inflitte a medici e paramedici sono sintomi preoccupanti , causati , forse , da tradizioni non più sentite , da flussi migratori incontrollabili e dall ‘errato concetto che tutto è possibile . In nome di una ipotetica probabile globalizzazione, hanno fatto credere in una libertà assoluta . Penso,invece , che la libertà non può essere LIBERTARIA
Penso che dobbiamo, per gradi ,educare alla responsabilità personale anzitutto la classe politica, poi i cittadini, gli insegnanti, i genitori,i ragazzi e i bambini..
Dobbiamo rimboccarci le maniche . Grazie.
Aggressioni, astensionismo e tanta violenza a tutti i livelli – le cause non sono certamente i flussi migratori! Questi fanno parte di un problema storico mondiale e hanno cause multiple. In ultima li vedo sanabili, insieme comunque alle aggressioni elencate sopra, SOLO con l’educazione, che inizia nella famiglia e continua poi anche a scuola. Cambiare i politici, la vedo dura! Questi sono scelti dagli elettori, e ogni nazione si merita il governo che ha eletto! L’educazione non è un giochino, ci vuole tempo e testa, tanta pazienza e buona volontà. È un lavoro vero, che in questi tempi di benessere viene sottovalutato, purtroppo. E i risultati li stiamo vivendo ogni giorno …
Vito.
Penso che gli autori di fatti così orribili siano “persone” con dentro un VUOTO oscuro, spaventoso.
Vuoto che credono di riempire con gesti così devastanti che altro non fanno che dilatare ancora di più la loro nullità.
Ma come riempire, o come ridurre questo spazio?
Spetta a noi, a tutti coloro che vivono nella “luce” sia pur luce parziale o tiepida. E non solo con leggi ad hoc, necessarie ma insufficienti a colmare o ridurre quel vuoto pauroso.
COME?
L’impegno è senz’altro FORTE, continuo, particolare, attento, creativo e…., mi fermo qui, perché sento e percepisco in noi un altro Vuoto, diverso ma vuoto: la PAURA di …