Potere, questioni di genere, devianza psichica. Il classico senza tempo di Jean Genet rivive nella contemporaneità. Domenica 17 marzo, alle ore 16.00, va in scena, al Teatro Del Monaco, il terzo e ultimo spettacolo de: “Le serve” diretto e adattato da Veronica Cruciani. Sul palcoscenico l’iconica Eva Robin’s nel ruolo di Madame. A interpretare le bonnes, due giovani attrici cresciute alla Scuola dello Stabile di Torino: Beatrice Vecchione, già diretta da Malosti, Martone e Muscato, e Matilde Vigna, Premio Ubu 2019 come Migliore attrice under 35, Premio Eleonora Duse 2020/21 e finalista al Premio Ubu 2022 quale miglior novità drammaturgica italiana. Un cast al femminile, che si arricchisce del lavoro di Paola Villani alle scene e di Erika Carretta ai costumi.
Lo spettacolo è prodotto da CMC-Nidodiragno, Emilia Romagna Teatro ERT – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano.
La trama di Le Serve e il ruolo di Eva Robin’s

In una città contemporanea, due cameriere, Solange e Clare, oscillano dall’amore all’odio per la loro padrona, Madame. Tra fantasia e realtà a turno si scambiano la parte, esprimendo così il desiderio di essere “La Signora”, passando dall’adorazione al servilismo, dagli insulti alla violenza. In scena un gioco che si ripete all’infinito senza raggiungere mai il suo apice, fino ad un punto di non ritorno.
Ispirato a un fatto vero

La storia, scritta da Genet, e ispirata da un reale fatto di cronaca realmente accaduto nel febbraio del 1933 a Le Mans in Francia, è quella di due cameriere che hanno denunciato l’amante della Signora attraverso lettere anonime. E che, venendo a sapere che l’uomo sarà rilasciato per mancanza di prove, e il loro tradimento scoperto, tentano di assassinare Madame. Due serve, due sorelle alle prese con un vero e proprio rituale che è l’incarnazione della frustrazione. L’azione di uccidere l’oggetto amato, e invidiato, non può essere portata a compimento nella vita di tutti i giorni, viene ripetuta così all’infinito come un gioco che non raggiunge mai il suo apice. La messa in scena che le due sorelle compiono, infatti, viene, infatti, continuamente interrotta dall’arrivo della padrona.
Il tempo sprecato nei preliminari non porta al compimento del rituale. La liturgia diventa un atto assurdo, il desiderio di compiere un’azione che non potrà mai superare la distanza che separa il sogno dalla realtà. Una fallimentare ripetizione magica, il riflesso deformato del mondo dei padroni, che le serve adorano, imitano e disprezzano.
Interessante e intrigante l’ introspezione . Mi piace molto
Interessante e intrigante l’ introspezione .
Purtroppo , la storia sottolinea le dinamiche troppo frequenti della vita reale dove l’invidia la fa da padrone….