“Se il suo fisico non fosse stato messo a dura prova dai vari infortuni come livello tecnico potrebbe essere considerato appena sotto Maradona”. Parola di amico e intenditore. Francesco Casagrande conosceva bene Trevor Francis l’attaccante inglese morto lunedì scorso a Marbella colto da un infarto. “Checco” Casagrande classe 1953 che dopo una grande carriera calcistica come mediano è tornato a vivere nella sinistra Piave (a Mareno di Piave) era amico del centravanti inglese morto pochi giorni fa. Entrambi militavano in quella Sampdoria per ben tre anni, che dopo tante stagioni anonime tra serie A e B in quella primavera del 1985 portò in bacheca il primo trofeo della sua storia: la Coppa Italia. Una squadra ricca di giocatori esperti come Bordon, Souness, Scanziani, Beccalossi e di futuri campioni come Vialli, Mancini, Vierchwood e Renica che collezioneranno più avanti più di qualche prestigioso trofeo. A quella rosa già ricca si aggiunse appunto Francis, reduce da stagioni a dir poco meravigliose con la maglia del Nottingham Forest in grado di vincere due Coppe campioni, una squadra che due anni prima militava nella serie B inglese.
Casagrande lei ci ha parlato di problemi fisici che hanno in parte limitato la carriera di Francis…
“Faccio un esempio, io una distorsione la recuperavo in cinque giorni mentre a Trevor ne servivano una quindicina. Era fragilino fisicamente. Senza gli infortuni avrebbe fatto molto di più. Mi aveva impressionato il suo modo di giocare, vinceva le partite da solo. Davi la palla lui ed era come metterla in cassaforte. Non solo nelle partite amichevoli ma anche con le squadre di alta classifica era determinante”.
Ci descriva il calciatore Francis?
“Con le capacità tecniche che aveva, metteva la palla dove voleva. Riusciva a crossare da fondo campo nonostante l’ostacolo del difensore e ci chiedevamo come riuscisse a farlo: andava indietro col corpo quasi sbilanciato e riusciva a fare il cross una caratteristica che pochi hanno. Il bello è che lo faceva in velocità”
Tra voi c’erano ottimi rapporti. Anche se un giorno lei riuscì ad indispettirlo…
“Un giorno mi dice che c’è Eric Clapton che si esibiva a Genova. Mi aveva invitato ad andare con lui a vedere il concerto con tanto di biglietti. Con tutto il rispetto gli risposi che non amavo troppo quel genere musicale …ci rimase un po’ male……non mi fece una bella faccia. Era un invito non da poco a ripensarci oggi”
E l’uomo Trevor Francis?
“Una buona persona, gentile, dopo qualche mese riusciva a parlare in italiano l’insegnante era suo figlio di 6 anni. Il figlio lo correggeva quando veniva a vederlo in allenamento. Una bella famiglia con la moglie simpatica. Avevo un buon rapporto con lui e Liam Brady. Trevor era un po’ più taciturno.
Una volta appese le scarpe al chiodo avete mantenuto i rapporti?
“Quando smisi di giocare mi recai a Londra, una città che mi è sempre piaciuta. Quindici giorni di vacanza. Lo chiamai subito. Mi invitò a vedere la partita quando allenava il Queen’s Park Ranger verso la fine degli anni ’80. Ho assaporato l’ambiente inglese, completamente diverso rispetto al nostro. Lì finita la partita i giocatori delle due squadre vanno a bere assieme. Ridendo e scherzando. Mi chiese un parere sul gioco. Evidentemente non c’era lo stress come da noi. Sto parlando di trent’anni fa ora non so come è la situazione”.
“Ho parlato di un gran bel giocatore. Sto guardando da giorni un’azione in campo trovata su youtube, uno scambio tra me e lui . Sulla fascia sinistra ho saltato un avversario e dopo il cross lui di destro la infilò in rete. Stupendo”