Venezia ha perso una animatrice vera della vita culturale veneziana per decenni. E’ morta a 96 anni Romana de Carli Szabados, germanista e scrittrice specializzata nella storia della Mitteleuropa e, soprattutto, dell’impero austroungarico. Nella sua esuberanza intellettuale aveva inventato il famoso club degli “Sbandai” che raccoglieva scrittori, giornalisti, artisti che lei definiva “non intruppati”. E per più di trent’anni ha portato avanti il premio “El Vovo de Venezia” andato a protagonisti e personaggi della vita culturale e non solo della città lagunare. Ha premiato anche gente di mare come me, ed è stato uno dei più singolari e graditi riconoscimenti della mia lunga carriera.
Chi era Romana

Romana de Carli era cresciuta a Pola dalla quale era andata via, con la famiglia, come esule nell’immediato dopoguerra. Era una delle centinaia di migliaia di profughi istriani. Ha sempre raccontato di non essere mai voluta ritornare nella sua città.
Era la vedova di Pali Szabados, il figlio dell’armatore Eugenio uno dei grandi del gioco degli scacchi in Italia e uno dei grandi protagonisti della storia portuale di Venezia tra le due guerre; era stato messo in ginocchio dalla crisi del Canale di Suez a metà degli Anni Cinquanta del Novecento.
Il mio ricordo di Romana

Germanista, insegnante di tedesco a Venezia e poi preside in città e a Murano, Romana si era poi dedicata alla sua grande passione: l’Europa dopo la fine dell’impero d’Austria, in particolare sulla figura di Francesco Giuseppe, di Massimiliano d’Asburgo e, soprattutto, di Elisabetta, l’imperatrice Sissi. A questi argomenti ha dedicato decine di libri, forte anche del fatto che la sua conoscenza delle lingue le permetteva di cercare documenti e carte negli archivi e nelle biblioteche nelle capitali dell’ex impero. Molti i titoli da ricordare: da “Addio all’impero” a “Mayerling”, “Corone e cuori”, “Destini imperiali”, “Finis Austriae”.
Era appassionata di mare, amava uscire in barca anche quando le condizioni del tempo non erano le migliori per sentire la forza delle onde, gli schizzi e le spume. La ricordo assicurata all’albero per non finire fuori bordo. Come uomo di mare, mi è capitato di accompagnarla più di una volta.
Amabile, finissimo, rapido il suo modo di scrivere

Piacevole la sua eloquenza; dotata di grande umanità era esuberante e coinvolgente nei discorsi. Le piaceva prendere la parola al termine degli incontri con poeti, scrittori, editori e ne organizzava tanti in ogni parte del Nordest, in montagna e in località balneari. Doveva sempre fare la sua rapida e libera “predica”, come la chiamavo io anche per prenderci un po’ in giro e non troppo seriamente. Del resto, in quegli incontri ognuno poteva dire quello che voleva.
Con Romana Venezia perde un’amica

Non per vanagloria, ma per renderle omaggio marinaro, ricordo la prefazione che nel 2013 ha scritto per il mio libro “Grazie Venezia”. Un suo desiderio era quello di visitare il mio Museo dell’arte del mare al Lido e di farne la sede della premiazione del “Vovo”. Ora per iniziativa promossa dal figlio Franco, generale medico, organizzeremo nel museo una commemorazione di Romana de Carli Szabados, ricordando anche quei poeti dialettali veneziani a lei tanto cari, a incominciare dal grande Attilio Carminati.
Se n’è andata una grande amica di Venezia, generosa, impetuosa, soprattutto un’amica autentica.
