Nella convinzione – come ha scritto Gino Strada – che la costruzione e la pratica dei diritti umani siano il miglior antidoto, la miglior prevenzione dei conflitti, è stata appena inaugurata, presso la sede di Emergency Venezia alla Giudecca, la mostra rEsistenti. Pensieri e opere di pace. Curata da Francesca Brandes e Maria Teresa Sega, l’esposizione si pone obiettivi precisi, alcuni direttamente tangibili, altri meno, ma non per questo privi di valore. Un messaggio di denuncia e contemporaneamente di speranza nelle potenzialità del futuro. Il tutto attraverso le opere – dalla fotografia al video, alla pittura, alla scultura all’installazione – di 19 tra artiste ed artisti, ispirate alle donne che, dall’Afghanistan alla Siria, senza scordare la guerra russo-ucraina, rispondono resistendo, con coraggio e creatività, alla cancellazione delle libertà, alla sottrazione dei diritti e alla violenza.
19 donne sostenute dall’Anpi e da Emergency
L’iniziativa, promossa dall’ANPI Sette Martiri di Venezia, con il sostegno anche dell’Anpi provinciale, da Emergency Venezia e dall’associazione rEsistenze, intende anche sostenere le azioni di pace di Emergency: in particolare il Centro Maternità ad Anabah (Afghanistan) intitolato a Valeria Solesin e gli ambulatori mobili in Moldavia che danno soccorso alle vittime della guerra in Ucraina.
19 artisti in una collettiva unica


Una collettiva d’arte per parlare finalmente di pace: senza buonismi, con gli occhi ben aperti. Allo stesso tempo, con la consapevolezza che esiste anche il buono nell’esistenza, cercando d’intravvederlo in gesti di volontà, nelle scelte che operiamo, nelle prospettive. I nomi che hanno accettato di mettersi in gioco, in un processo complicato di autoanalisi e di sintesi, vanno assolutamente citati, per la determinazione ed il coraggio che hanno profuso nell’impresa, spesso producendo opere site specific.
Chi sono i 19 artisti


Teodolinda Caorlin, autrice di un’opera tessile che è divenuta il simbolo grafico della mostra. La grande fiber artist Wanda Casaril con la sua mappa cosmica. La fotografa Annalisa Ceolin, una vita dedicata all’indagine della figura femminile e alle sue connotazioni sociali. Graziella Da Gioz che riesamina la violenza sul corpo femminile attraverso le ferite della tempesta Vaia. La videoartista Elisabetta Di Sopra che porta in mostra lo strazio delle madri che attendono figli che non torneranno. Ancora, un pittore come Nicola Golea e la sua visione del potere della cultura, un libro tra le mani di una donna velata. Marina Luzzoli e Maria Letizia Gabriele che raccontano, nella loro installazione, la storia dei corpi attraverso gli abiti e la loro funzione connotativa.





Katia Margolis ci parla del peso, dell’ombra ancorata, come i sogni. Marica Moro, ancora una videoartista, mette in scena l’auspicio di una liberazione. Mentre la ceramista Arsine Nazarian torna alla forza generatrice delle origini. Anche Serena Nono descrive, con precisione, i volti delle donne afghane, la loro ferma opposizione al regime talebano. Giulia Pitacco preferisce affidare alla parola, all’Antigone di Sofocle, il suo messaggio. Ci sono anche il Burka di lamiera e catrame di Annamaria Redolfi de Zan, il libro d’artista insanguinato da Tutte le guerre di Luana Segato, i Fardelli concettuali di Sarah Seidmann. Dal canto suo, Paola Signorelli narra in oli su tela la fatica delle profughe. Antonia Trevisan sceglie la trama vitale, quasi un sismografo emotivo e Paola Volpato ci parla di visioni contrapposte, tra degrado e sogno.
Il giudizio di Francesca Brandes

«Passi talvolta impulsivi, o distillati inconsapevolmente nell’anima, ma sempre pieni d’integrità – scrive nel testo critico in catalogo una delle due curatrici Francesca Brandes – Atti che espongono e, insieme, mettono radici. Così la libertà diventa obbedienza ad un invito intimo, quasi un albero che faccia frutti, prima ancora che fiori».
Anche Maria Teresa Sega si emoziona

Le fa eco, nella sua introduzione, Maria Teresa Sega, presidente di rEsistenze: «Difficile trovare parole e fabbricare idee mentre la guerra infuria non lontano e immagini di fughe, violenze e distruzioni sono continuamente sotto i nostri occhi e ci sconvolgono – scrive – Ma vogliamo cogliere segnali di resistenza oltre il fragore delle armi, oltre la logica amico-nemico, come Antigone che, con il suo gesto, quello di dare sepoltura al nemico della città, sceglie di non contrapporre etica e politica».
I grandi 19 rEsistenti

La mostra rEsistenti è dedicata alle donne ucraine in fuga verso l’ignoto per mettere in salvo i bambini, alla giovane che suona il violino nella cantina-rifugio, alle russe che rischiano l’arresto scrivendo no alla guerra sulla neve. Alla cura di ogni vita: «Emergency si occupa di cura – ribadisce Mara Rumiz, responsabile dello sviluppo progetti Emergency Venezia – ma la cura non è fatta solo di farmaci e d’interventi chirurgici. La cura è senz’altro medicina di alta qualità, ma è anche attenzione al benessere complessivo della persona ed è, quindi, rispetto dei diritti (…) Anche l’arte cura».
L’Anpi elogia i 19

Anche Enrica Berti, presidente della Sezione Anpi “Sette Martiri” di Venezia pone l’accento sulla forza delle donne: «Le donne che, nel nostro Paese, hanno contribuito a scrivere quelle pagine di Resistenza che sono sfociate nella Costituzione della nostra Repubblica; le donne che non si fermano davanti alle situazioni più devastanti (…) a condividere amore, e non odio».
Ciascuna delle opere di rEsistenti è arma, esperienza e meditazione. «Un fantastico prendere la parola e trasformarla in cosa» sostengono le curatrici. Perché è con le cose che si costruiscono i sogni, qualche volta, e non viceversa.
rEsistenti
Emergency Venezia
Fondamenta San Giacomo 212
Giudecca Redentore
La mostra rimarrà aperta fino al 26 luglio 2022, con orario continuato dalle 11:00 alle 18:00.
Ingresso libero
Catalogo disponibile, previa offerta ad Emergency