Anche questa settimana il Diario torna a punzecchiare. E lo fa partendo da una domanda. Ma se le donne in Italia sono più dei maschi, perchè non votano una donna?
È una domanda stupida chiedere come mai non si è cominciato prima a discutere sul nome del nuovo Capo dello Stato?

C’è parità assoluta di numeri tra destra e sinistra. Ecco perché il candidato deve essere necessariamente condiviso. Dovendo essere di alto profilo e al di sopra delle parti bisogna sceglierlo al di fuori della politica. Ce ne sono tanti nel campo della cultura, dell’arte, della scienza, dell’industria e delle professioni. Ma ognuno di sente più furbo degli altri e, con la ben nota arroganza, si ostina a proporre un proprio simpatizzante. Così dimostrano che, nonostante i sondaggi, sono tutti sullo stesso grado di mediocrità.
Dacia Maraini, che sperava in una donna al Quirinale, non sa che su 58 grandi elettori regionali appena sei sono donne

Gentile Signora, lei e un gruppo di intellettuali auspicate, come me, del resto, l’elezione a capo dello Stato di chi, se non agisce per conto di un uomo, è certamente più saggia e affidabile. Approfitto, però, per chiedere a lei e alle stesse elettrici, come mai, pur essendo in maggioranza, votano sempre per candidati uomini. Tant’è vero che in qualsiasi assemblea elettiva il gruppo di donne è sparuto in tutti i partiti. Perché ora gli uomini dovrebbero votare per una donna, addirittura alla Presidenza della Repubblica? Non è più logico cominciare a educarle a votare per loro, anziché ora pretendere il vertice?
Lo avete definito patriota per illuderlo e preso in giro candidandolo al Quirinale perché avete bisogno dei suoi voti

Sapevate che non è all’altezza di quel ruolo. Una sua eventuale elezione avrebbe fatto precipitare il paese nel ridicolo come ai tempi del bunga bunga e della nipote di Mubarak. Ma quel simpaticone è l’uomo dello sdoganamento, un vostro benefattore. È a lui che la maggior parte di voi deve l’esistenza. Se non rispetto, merita la gratitudine di chi, per un capriccio del destino, si trova ora a decidere del futuro del paese. Quando gli scodinzolavate attorno mendicando prebende eravate ridicoli, ma più dignitosi. Adesso che è anziano e ammalato vi illudete di non essere più al suo guinzaglio.
Maledetto denaro. Divenuto ricco per la disgrazia, Eitan invidia i bimbi poveri i cui congiunti, almeno, si vogliono bene

Denunce e dispetti tra le due famiglie sono interminabili. Tanto che il giudice dei minori di Monza, per non alimentare la rivalità, ha nominato un estraneo come tutore del piccolo orfano. Ma i nonni israeliani non sono ancora contenti. Adesso cercano di boicottare l’adozione chiesta dagli zii italiani con cui Eitan è cresciuto sin dal giorno della tragedia della funivia. Finirà che, anziché pensare all’equilibrio del bambino, pur di non alimentare la discordia tra i due clan opposti, il magistrato lo affiderà a sconosciuti. Come mai la bramosia del denaro prevale sugli affetti?
L’Italia ha abolito la pena di morte anche in tempo di guerra. Neppure nel conflitto contro la pandemia il nemico corre più rischi

Aumentano i contagi e, di conseguenza, anche i decessi. I no vax, che sono ancora tanti, stanno vincendo una guerra contro il governo, lo stato, la povera gente. Come i kamikaze non hanno paura di morire. Anzi vanno incontro alla morte come in una guerra di religione in cui, almeno, ai combattenti islamici spetta un posto in paradiso nel loro aldilà. Sono terroristi da cui non ci si può difendere. Si immolano a una causa inesistente, come per vendicarsi di colpe che nessuno ha commesso, accecati da un odio contro il vaccino e chi lo pratica, ma che, infine, miete vittime tra i loro stessi figli