“La bellezza vera è rarissima, e anzi in un certo senso, si potrebbe dire che non esiste, come la perfezione: anche l’eleganza è rara.” Filippo de Pisis. Volle darsi il nome di un condottiero di ventura, preso dall’albo genealogico della famiglia. Era una famiglia aristocratica quella di Filippo de Pisis, per esteso: Luigi Tibertelli, nato a Ferrara l’11 maggio 1896. Lo sento molto vicino intellettualmente, anche lui come me appassionato di Oscar Wilde a volte preso come modello ispiratore. Un eccentrico aristocratico vicino ai movimenti d’avanguardia e in contrasto con l’ambiente conservatore della sua città, anche se proprio qui farà un incontro fondamentale, quello con Giorgio De Chirico e il fratello Alberto Savinio.
Il ricordo su De Pisis
Ricordo una splendida antologica su De Pisis alla Galleria d’Arte Moderna di Torino che ho visto nel 2005. Oltre cento opere tra dipinti e disegni, nature morte e paesaggi straordinari: il racconto per immagini di uno spirito nomade, sempre in viaggio tra Parigi, Roma, Londra, Venezia. Nomade, ma anche raffinato, come dimostra la preziosa raccolta di testi: “Adamo o dell’eleganza. Per una estetica nel vestire” che sto leggendo in questi giorni.
De Pisis con Martini e Morandi
A Venezia, possiamo ammirare alcuni suoi lavori grazie ad una mostra che è un vero gioiello:
“Arturo Martini, Giorgio Morandi, Filippo De Pisis. Il Lascito Franca Fenga Malabotta”. Si tratta dell’evento che chiude in bellezza la stagione espositiva di Palazzo Cini. Per la prima volta viene esposto un nucleo importante del lascito di Franca Fenga, vedova nel notaio triestino Manlio Malabotta (1907-1975), una delle personalità più importanti del Novecento giuliano, critico d’arte, poeta, collezionista dal gusto raffinato. La sua fama è legata alla celebre raccolta di opere di Filippo De Pisis, dipinti e grafica, oggi alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara.
Gli artisti preferiti di Malabotta
La mostra, appositamente progettata per il piano nobile di Palazzo Cini, raccoglie gli artisti prediletti dal collezionista: De Pisis, Giorgio Morandi e Arturo Martini del quale possiamo ammirare sette sculture, unitamente alle raccolte grafiche, dal 2020 appartenenti alla Cini, grazie al lascito di Franca Fenga Malabotta (1924-2020).
Franca e la passione per De Pisis, Morandi e Martini
Franca era una donna colta, intelligente, appassionata. Lo scrittore Daniele Del Giudice nel suo romanzo: “Lo stadio di Wimbledon” la definì la “signora dei sestanti” un riferimento alla collezione di strumenti ottico-astronomici della sua casa triestina. Assieme al marito condividerà l’amore per l’arte e la letteratura frequentando scrittori e intellettuali come Giovanni Comisso, Umberto Saba, Bobi Bazlen, Longanesi.
De Pisis e Comisso
Entrare a Palazzo Cini per visitare questa mostra è come condividere i segreti di quelle amicizie, legami importanti che cambiarono la vita dei protagonisti, come il sodalizio tra De Pisis e Giovanni Comisso. Ecco come lo scrittore trevigiano ne parla: “Per me l’incontro con De Pisis, in quel marzo del 1919, fu assolutamente uno dei fatti più importanti della mia vita.” “Tutta la città sembrava creata per lui, per la sua libertà e il suo gusto di pittore”.
Tra bronzi e litografie
Al piano nobile della Galleria di Palazzo Cini possiamo ammirare le opere di Arturo Martini, bronzi, gessi e una preziosa Ofelia in terracotta appartenuta a Giovanni Comisso.Meravigliose le nature morte di Giorgio Morandi, come piene di suggestione sono le litografie di Filippo De Pisis.
Un viaggio nell’arte
Visitare Palazzo Cini è come viaggiare nell’arte e nella cultura. Splendido edificio rinascimentale affacciato sul Canal Grande, si trova in Campo San Vio, a due passi dall’Accademia, raffinata casa museo che custodisce uno straordinario nucleo d’arte antica raccolto da uno dei più rappresentativi collezionisti del Novecento italiano: Vittorio Cini.
Oltre De Pisis
Fino al 31 ottobre sarà possibile ammirare “San Giorgio e il drago” di Paolo Uccello prestato dal Musée Jacquemart-André di Parigi e inserito nell’evento “L’Ospite a Palazzo” del quale abbiamo parlato tempo fa. Imperdibile anche la mostra “Piranesi Roma Basilico” curata da Luca Massimo Barbero direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte della Fondazione Cini. Un confronto tra l’arte incisoria di Giambattista Piranesi e un grande fotografo come Gabriele Basilico, uniti virtualmente nel tempo dalle stesse vedute della città.
Un viaggio con una meta
Venezia fu per un viaggiatore inquieto come De Pisis una città fondamentale. Mi piace ogni tanto passare davanti alla casa dove abitò, acquistata dall’artista nel 1944. Un piccolo palazzetto nella zona di San Barnaba, vicino alle chiese di San Sebastiano e l’Angelo Raffaele. La XXIV Biennale, la prima del dopoguerra, gli dedicò una sala personale con trenta opere, dal 1926 al 1948. In quel tempo si parlò anche di una candidatura al Gran Premio, ma un telegramma da Roma proibì il conferimento perché “omosessuale”. Il premio venne poi assegnato a Giorgio Morandi.
Quanta strada doveva fare il mondo sul piano dei diritti e delle libertà individuali e quanto è ancora lungo il percorso.
De Pisis e l’amore per Venezia
De Pisis amava moltissimo camminare tra le calli e i campi. Nel suo “Ore veneziane” annota ogni momento vissuto alla scoperta della città e dei suoi tesori artistici.
Ecco come descrive la Chiesa dei Gesuiti, immensa facciata bianca che si staglia verso le Fondamenta Nuove e che conserva il Martirio di San Lorenzo, capolavoro di Tiziano: “Vidi la facciata rizzarsi bianca di profilo con le sue statue e in fondo comparve una dolce striscia di azzurro intenso: la laguna, il mare e poi giù, come una gloria di nubi, le Alpi con le vette biancheggianti. Pazza serenità di luci e colori. Mi sembrò che mi mancasse il respiro in un attimo”.
Arturo Martini, Giorgio Morandi, Filippo De Pisis. Il Lascito Franca Fenga Malabotta
Palazzo Cini – Venezia, Campo San Vio, Dorsoduro 864
1 – 31 ottobre 2021 – tutti i venerdì, sabato e domenica dalle 12 alle 20
(www.palazzocini.it, www.cini.it).
Splendido San Giorgio e il drago di Paolo Uccello!
Dott.ssa Elisabetta, com’è fortunato il Suo giornale ad avere una giornalista dotata di tanta cultura, competenza e conoscenza, specialmente nell’arte. Leggendo il Suo articolo ho creduto di interpretare l’elogio al mecenatismo, al collezionismo, perchè queste persone prima raccolgono, selezionano, studiano e poi donano queste raccolte ad enti ed istituzioni come è stata, nello specifico, la donazione della Signora Franca Fenga Malabotta probabilmente per fissare anche l’azione di raccolta del marito Manlio Malabotta. E’ vero che poi è necessario avere luoghi e ambienti idonei dove presentare queste belle collezioni, e non parlo solo dello spazio fisico, ma la capacità intellettuale di creare l’evento, come in questo caso Palazzo Cini e di una città, specializzata ad accogliere il bello. Qui la frase usata per l’incipit ci sta proprio bene: La bellezza vera è rarissima, … De Pisis, Morandi e Martini, quasi coetanei, insieme a tanti altri personaggi, hanno illustrato e raccontato, con il loro ingegno, il primo Novecento. Ancora ricordo i testi scolastici di storia dell’arte con i disegni e le incisioni di Morandi, ricordo anche i commenti di noi adolescenti che credevamo facile raffigurare delle bottiglie e dei piccoli recipienti, mettendo qualche ombra qua e là, ma non era così. Per fortuna ci sono le mostre e i cataloghi che ci fanno conoscere e riflettere sull’arte e sul bello. Complimenti Dott.ssa Elisabetta per farci apparire Venezia sempre più bella ed interessante, oltre ogni luogo comune.
Amo di De Pisis, soprattutto, il periodo che va dal1925.Stabilitosi a Parigi, le sue opere si arricchiscono di nuovi timbri cromatici, probabilmente per la conoscenza diretta dell’impressionismo e dei fauves.Fu anche letterato e poeta. Quante sfaccettature in questo pittore ferrarese!