La variante Delta incombe sulle vacanze degli italiani. La paura della ripresa dei contagi, subito o a ottobre, e di possibili chiusure si scontra con la voglia di sole, di mare, di contatto umano, di vita. Come si possono gestire due concetti così diversi nello stesso momento? Ci divideremo in tribù in conflitto su come tutti debbano vivere l’estate del 2021?
Se prevale la preoccupazione

La psicologia più tradizionale che è più probabile, per quanto riguarda la maggioranza della popolazione, la diffusione di un approccio conservativo. In altre parole: vince la paura, si rinuncia alle vacanze, si mantengono rigide regole di distanziamento e di prevenzione. Su questo tema è stato vinto un premio Nobel, e i dati di ricerca su questo tipo di modelli comportamentali sono molto vasti. Di contro, una percentuale inferiore degli italiani rifiuterebbe questo modo di pensare e di agire e probabilmente si ribellerebbe in qualche maniera. L’ipotesi delle tribù in lotta, quindi, non sarebbe completamente irrealistica: in questo scenario scommetterei sui conservatori e sulla vittoria della preoccupazione. In una società contemporanea, tuttavia, le persone non impongono comportamenti agli altri con la forza: esiste la mediazione dell’istituzione. Ma, ancora una volta, se la vox populi fosse fortemente a favore della protezione ritengo che la politica l’ascolterebbe di buon grado.
Se prevale la stanchezza da pandemia

C’è però un dettaglio da non sottovalutare: la stanchezza accumulata. La predilezione per l’evitamento dei rischi rispetto alla ricerca di ricompense è un comportamento più diffuso in condizioni normali. Ma oggi non siamo in condizioni normali, non lo è nessuno. La “pandemic fatigue”, quella sensazione di sfinimento legata al perdurare di una situazione di percepito pericolo, limitazioni e incertezza, probabilmente ha modificato la cognizione e gli atteggiamenti delle persone. La necessità di staccarsi dal passato, oggi, ha più probabilità di prevalere, anche se va contro la conservazione e la maggiore precauzione. Il rischio, purtroppo, non è individuale, e le scelte hanno effetti sulla collettività.
Informare senza influenzare

Per questo le istituzioni devono riconoscere la necessità, anche per la salute, di avere una vita quanto più possibile normale ma, nel contempo, sforzarsi di tutelare le persone. La voglia di ripartire e di dimenticare possono far adottare comportamenti in questo momento rischiosi senza pensare troppo alle conseguenze per sé e per gli altri. L’informazione in questo svolgerà un compito fondamentale: senza fare terrorismo e senza proteggere l’audience da informazioni preoccupanti bisogna informare con trasparenza e autorevolezza. Bisogna sforzarsi di informare e sfuggire alla tentazione di provare a influenzare gli atteggiamenti: oggi un’attività di questo tipo ha poche possibilità di successo e comporta il rischio di sfiduciare le persone e ottenere gli effetti contrari a quelli desiderabili. Con una buona informazione e un buon dialogo, sereno e trasparente, non sarà solo una buona estate ma, ci auguriamo tutti, un buon autunno.