Biden è il 46° Presidente della più importante potenza al mondo – per ora solo de facto – ottenendo un ottimo risultato. Queste elezioni sono state un vero braccio di ferro tra l’uscente Presidente ancora in carica Donald Trump e Biden. Elezioni che hanno toccato un punto critico circa la tenuta democratica del Paese che da mesi sta attraversando delle difficoltà come la lotta al covid-19 dilagante, alle differenze razziali, ai problemi economici, per citare le principali.
Trump non accetta la vittoria di Biden
Un Paese in cui una breccia nel sistema costituirebbe un pugno profondo per le altre democrazie liberali sparse sul pianeta. Non si può non tenere presente il rischio che è ancora presente del filo della democrazia statunitense che potrebbe spezzarsi portando nel caos un Paese che ha un ruolo fondamentale sullo scacchiere internazionale. Trump che, ostinatamente, dichiara la propria vittoria che gli consentirebbe di continuare il suo mandato per altri 4 anni e che denuncia brogli. Pronto ad usare ogni strumento legale per ribaltare il risultato delle elezioni, forse più ambigue di questo secolo. Il suo atteggiamento, direi arrogante, sta arrecando un danno alla principale democrazia al mondo. Un punto è costituito dalla vittoria di Biden che non è stata accolta dai populisti nazionali presenti nel continente europeo. Che stanno divenendo orfani del tramonto del trumpismo.
Europa e Biden
L’Europa dell’UE, degli Stati membri e di tanti che speravano nel declino di Trump, appena hanno saputo della vittoria di Biden, hanno tirato un sospiro di sollievo. Visto che ormai i rapporti di Trump con l’Europa erano divenuti freddi e complessi. Si pensi, ad esempio, al caso della NATO o all’UE trattata come il nemico numero uno a livello commerciale sul palcoscenico. Sanzionandola e indebolendole istituzioni e i trattati multilaterali. Si pensi anche alla decisione di Trump di uscire dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Saluta), accusata della sua incapacità nel saper gestire la pandemia.
La collaborazione con l’UE
Invece, con l’entrata di Biden nello studio ovale della Casa Bianca si potrà assistere allo svanimento dell’incubo del trumpismo. Difatti, lo stesso Biden, nella veste de facto di Presidente eletto degli USA, ha annunciato che gli Stati Uniti riaffermeranno il loro impegno nei riguardi dell’Alleanza atlantica. Non solo, ma l’intento è anche quello di cooperare con l’UE, dove ha, sempre Biden, ritenuto il coinvolgimento dell’Unione nell’accordo nucleare con l’Iran. Obiettivo di Biden, dunque, è ricostituire quella rete di relazioni con il vecchio continente europeo distrutta dal suo predecessore.
È ovvio che l’Europa non deve cullarsi troppo per una serie di ragioni: lo scudo protezionistico USA continuerà a rimanere. La controversia con la Cina non terminerà. Per ora l’obiettivo di Biden è quello di cambiare rotta senza dover interrompere il filo del dialogo con le autorità di Pechino.
Biden alle prese con Cina e Covid
Scopo principale del nuovo inquilino della Casa Bianca, che prenderà possesso da febbraio 2021, è quello di far in modo che l’Europa segua i binari degli Stati Uniti per divenire una sola copia compatta. Di cui gli europei non possano fare a meno, e avere una sola voce, politicamente parlando, nei confronti della Cina.
Il nuovo capo dell’amministrazione statunitense dovrà fare i conti con la politica interna del suo Paese come la lotta alla pandemia e il rilancio dell’economia. Problemi cruciali prima di affacciarsi sul palcoscenico mondiale.
Nelle prossime settimane vedremo quali sorprese ci saranno in questo duro e impegnativo conflitto di trasferimento di potere dall’attuale Presidente eletto, giuridicamente ancora non in carica, e il Presidente uscente che non vuole saperne di lasciare. Autoproclamandosi il vero vincitore di queste elezioni 2020.