Era una domenica, come oggi, quel 2 novembre del 1975, a Mestre un cielo plumbeo che minacciava pioggia spandeva sulla città un’umidità che penetrava nelle ossa e nell’anima. Nella notte il poeta Pasolini era stato barbaramente assassinato all’idroscalo di Ostia. Un’edizione straordinaria del telegiornale ne annunciò la morte attraverso la lettura di un comunicato ANSA letto da Lello Bersani. La notizia giunse a casa mia come una deflagrazione devastante. Mio padre, allievo e amico di Pier Paolo dal 1943 al 1950, cofondatore a Casarsa della Delizia dell’Academiuta di Lenga Frulana e collaboratore della rivista “Stroligut di cà da l’aga”, scriverà molti anni dopo:
La vita del poeta in poesia

«[… ] quel Novembre
del millenovecentosettantacinque
quando sul solito giornale
un titolo ti morde con zanne di ferro
non credi non puoi credere
che quelle nere parole
siano la verità vorresti gettare
il giornale comprarne un altro
ma l’edicola è tutta ricoperta
dalle stesse parole dalle stesse
orrende fotografie che senza pietà
si offrono ai passanti che non sanno
non conoscono cosa oggi è andato perduto
Il Maestro e la poesia

Mio padre perdeva così improvvisamente e in modo drammatico un Maestro che durante la guerra aveva «preso in mano la scolarità» di una decina di ragazzini di Casarsa, per la maggior parte figli di contadini, creando a San Giovanni (borgo Versuta distante due soli chilometri da Casarsa) una scuola privata assieme ad alcuni amici, realizzando la sua vocazione pedagogica, che da allora in poi diventerà una dimensione imprescindibile della sua esistenza.
Nel gruppo degli allievi c’era anche mio padre, Bruno Bruni, che all’epoca aveva 14 anni e aveva appena iniziato il ginnasio al Liceo “Jacopo Stellini” di Udine. Riviviamo con lui quei momenti, rievocati nel poemetto Il timp d’un fantat, contenuto nel suo libro Il ragazzo e la civetta, edito nel 1993 e nel 2022 ripubblicato da Campanotto con integrazioni e aggiornamenti:
Il poeta Pasolini

«[…]
anche il treno ti porta nel mezzo
di una guerra che ormai è qui
dal cielo scendono improvvisi
uccelli di fuoco che ti passano sulla testa
sgranando rosari di morte
tu bestemmi con la testa nell’erba
le mani sulle orecchie per non sentire
urla e fischi laceranti
quando gli aerei se ne vanno
risali sul treno e cerchi la cartella
lasciata sul sedile come pegno
per il ritorno ci guardiamo negli occhi
ridendo e sfottendo la paura degli altri
per dimenticare la propria
la strada per Udine ormai è chiusa
non vale la pena di morire
per un po’ di greco e di latino
ma ecco che nasce una scuola
a S. Giovanni è Pierpaolo con Giovanna
Riccardo Cesareche si inventano
professori di latino greco italiano
inglese matematica… cominciano così
lezioni che mai più ascolterò
nelle vere scuole».
Il poeta in Friuli


Alla Versuta si sviluppò la grande avventura letteraria e affettiva di Pasolini in Friuli. Un’esperienza indimenticabile soprattutto per i ragazzi che in quel luogo, piccola oasi di pace ritagliata in un mondo di orrore e distruzione, scoprirono la cultura in tutte le sue espressioni: l’arte con il pittore Federico De Rocco, la musica con la violinista slovena sfollata a Casarsa Pina Kalc, la scienza, la letteratura, durante lezioni molto diverse da quelle tradizionali in cui spesso le materie e i temi si intersecavano in un modo che oggi si direbbe interdisciplinare e che permetteva a quei ragazzi di osservare il mondo con un approccio che apriva lo sguardo su un intero universo.
Un luogo dove si creò un vero e proprio “ginnasio” nell’accezione originaria della parola, dove corpo e mente si formavano, un luogo che diventò anche spazio prezioso per studiare ed esplorare la lingua friulana, che Pasolini aveva fatto oggetto di studi filologici e linguistici riconoscendola come nuovo strumento poetico. Nella sua scuola Pier Paolo leggeva i versi dei più grandi poeti italiani, ma allo stesso tempo desiderava trasmettere ai giovani allievi la sua passione per «quella lingua che li ha svezzati», «la lingua che hanno parlato fin da piccoli nella loro famiglia e nel loro paese, nelle mani della loro madre».
Lunedì 3 novembre 1975 tutti i giornali in prima pagina a titoli cubitali riportavano la notizia, qualcuno pubblicando anche le immagini del corpo martoriato

Finiva così tragicamente nel sangue la vita di uno dei maggiori intellettuali, poeti, scrittori, registi e pensatori del Secondo Dopoguerra: in uno spiazzo desolato e degradato, simile alle ambientazioni di tanti suoi film e romanzi. Il suo corpo raggomitolato sul terreno polveroso, scambiato, da chi lo ritroverà, per un mucchio di spazzatura, portava i segni di un terribile pestaggio e le tracce dei pneumatici della sua auto che lo aveva poi travolto, già morente.
Una perdita e una ferita insanabili e imperdonabili per tutti coloro che lo stimavano e lo amavano, ma anche un sollievo per tutti quelli che lo avevano criticato, osteggiato, calunniato e denunciato e che vedevano in lui una minaccia. Una minaccia da eliminare.
Moriva così una voce scomoda e incontrollabile, eretica, libera e impossibile da incasellare. Scompariva un uomo che aveva sulla realtà uno sguardo profondo, lucido e profetico, un uomo che cercava la verità e che, per estremo paradosso, sulla sua morte una verità fino ad ora non l’ha ancora ottenuta, dopo cinquant’anni, nonostante i tentativi di ricostruire quanto sia accaduto quella maledetta notte, superando reticenze, menzogne, depistaggi e connivenze, nonostante la volontà di qualcuno di poter riaprire il processo per fare finalmente non solo chiarezza sulle circostanze, i mandanti e gli esecutori del delitto, ma soprattutto per rendergli giustizia.
In morte di un poeta

Con lui scompariva una figura chiave del Novecento italiano, una figura anomala a unica, una voce messa a tacere mentre stava scrivendo un libro che avrebbe dovuto, nelle sue intenzioni, dare risposte ai molti misteri della politica italiana, il romanzo rimasto incompiuto, Petrolio, che sarà pubblicato postumo, nel 1992 da Einaudi. Moriva l’uomo, ma restavano, e resteranno per sempre, i suoi libri, le sue poesie, i suoi romanzi, i suoi articoli, i suoi film, il suo pensiero, che ci parla ancora oggi.
Ed è rimasto, per tutta la loro vita, il ricordo dei suoi insegnamenti in tutti quei ragazzi di Casarsa che in lui hanno trovato una guida, un esempio da seguire, tanto che alcuni si dedicheranno a loro volta all’insegnamento, primo tra tutti mio padre, facendo proprio il suo approccio didattico tanto innovativo. Quei ragazzi ormai adulti si ritroveranno e si raccoglieranno attorno al suo feretro di nuovo tutti insieme il 6 novembre 1975 nella chiesetta di Santa Croce. La cerimonia fu officiata da padre David Maria Turoldo e vide la partecipazione di circa 15.000 persone e mio padre la ricorda così:
Il saluto

«[…]
nella vecchia glisiuta in mezzo ad una calca
di gente venuta allo spettacolo
alzo il braccio col pugno chiuso
senza lacrime
ultimo saluto a chi è stato
compagno di vita.».
Un volume per il poeta

In questi giorni in tutt’Italia molte sono le iniziative che si propongono di ricordarlo nell’occasione di questa triste ricorrenza, anche se nel corso dei cinque decenni dalla sua scomparsa gli studi attorno alla sua vita, alla sua opera e al suo pensiero non si sono mai fermati attraverso l’incessante attività di enti come Il Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa e il Centro Studi – Archivio Pasolini a Bologna.
M9 – Museo del ‘900 ha voluto dedicare a Pier Paolo Pasolini, nel giorno del Cinquantesimo anniversario della morte, un pomeriggio (domenica 2 novembre, dalle ore 17) presentando l’antologia di saggi Pasolini. Una vita straordinaria, a cura della studiosa viterbese Rosella Lisoni (Annulli Editori, 2025). L’incontro vede la collaborazione dell’ANPI Mestre: il presidente Roberto Caligaris porterà un saluto. La curatrice dialogherà con me e saranno proiettati dei contributi video di alcuni autori presenti nel volume. Lorenzo Scatto (Voci di Carta) leggerà alcuni brani dal libro.
Il poeta

Nel volume vengono indagati molti aspetti della produzione letteraria, artistica, saggistica di Pasolini e della sua esperienza umana.
La curatrice ha riservato per sé due saggi, Le origini e la prima produzione artistica, il più biografico (vale a dire i primi anni della sua formazione e quelli, intensi, vissuti a Casarsa della Delizia durante la seconda guerra mondiale, fino alla fuga verso Roma nel 1950, legati al suo amore per il Friuli e per la lingua friulana) e Il mestiere di scrivere (nel quale il focus è, appunto, la sua scrittura, sviluppata ed espressa da Pasolini sotto varie forme: la poesia, la narrativa, la sceneggiatura, gli articoli giornalistici, ecc.).
Francesco Sirleto, nel saggio La «splendida e misera città» di Pier Paolo Pasolini, esamina cosa abbia significato per Pasolini immergersi nelle borgate romane popolate dal sottoproletariato con il quale volle subito confrontarsi. Un suo secondo testo, dal titolo Pier Paolo Pasolini e il PCI. Un rapporto dialettico, affronta l’esperienza politica del nostro. Si apre con un ricordo personale e con una data «il 24 settembre del 1975 (Pasolini sarebbe stato ammazzato esattamente trentanove giorni dopo) [quando] si svolse, a Roma, nel giardino del Pincio, un dibattito sul tema del rapporto tra giovani e droga organizzato dai Giovani comunisti romani nell’ambito della festa della Fgci». Torna poi indietro nel tempo, alla strage di Porzus in cui perse la vita il fratello Guido, e infine analizza il Pasolini apocalittico e profetico, compagno di strada del Pci in un rapporto non sempre lineare che gli riservò amarezze e delusioni.
Le amicizie femminili e Pasolini

Non poteva mancare un saggio dedicato alle amicizie femminili che Pasolini coltivò per tutta la vita, alle donne che ebbero per lui un’importante valore affettivo, saggio affidato a Patrice Avella (Le donne che hanno ispirato Pasolini): prima di tutto la madre Susanna, vero grande amore della sua vita, e poi Laura Betti, Maria Callas, Silvano Mangano, Anna Magnani, Elsa Morante, Oriana Fallaci, Silvana Mauri.
La produzione cinematografica non poteva che essere affidata a Roberto Chiesi, critico cinematografico e responsabile del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna, nonché membro del comitato direttivo della rivista internazionale “Studi pasoliniani” e del comitato di redazione del periodico “Cineforum”. Il suo saggio, intitolato Il passato contro il presente: il tempo e il cinema di Pasolini, si sviluppa tra Accattone (1961) e Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975).
Gordiano Lupi con il saggio La modernità di Pier Paolo Pasolini, sottolinea quanto egli sia un autore irrinunciabile ancor oggi per chiunque voglia capire le contraddizioni della nostra società.
Il volume si chiude, e non poteva che essere così, con l’avvocato Stefano Maccioni che analizza, nel saggio intitolato La morte di Pasolini, gli aspetti inquietanti e controversi di quello che fu uno dei crimini più enigmatici e discussi della storia italiana del Novecento, l’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
L’autore

Bruno Bruni, Il ragazzo e la civetta. Percorsi di un allievo dell’Academiuta di Pasolini, Introduzione di Giuseppe Mariuz, Pasian Di Parato (UD), Campanotto editore, 1993. Riedito nel 2022, sempre da Campanotto Editore integrato con una nota di Carlo Marcello Conti e la prefazione di Annalisa Bruni, pp. 61-62.

















































































