In una stalla, mentre la piena tra Adige e Po inonda la campagna e allaga le case, una giovane donna sta partorendo. È il settembre del 1882. La puerpera purtroppo non sopravvive e il padre fugge, lasciando la figlioletta con la levatrice, sopra un tetto ad aspettare che l’acqua cali. Comincia così Fumana, il romanzo di Paolo Malaguti pubblicato da Einaudi nel 2024.
Fumana e un nome che non c’è

Quella bambina sarà cresciuta, libera e un po’ selvaggia, dal nonno, che a Voltascirocco, paese vicino ad Adria in provincia di Rovigo, tutti chiamano Petrolio, perché, andando ogni notte a pesca di anguille, cerca sempre questo combustibile per la sua lampada. Anche la nipotina non avrà un vero e proprio nome, ma verrà chiamata Fumana, perché, appena è abbastanza salda sulle gambe, nei giorni di nebbia così frequenti da quelle parti esce di casa per perdersi là «dove non sai dire con certezza cosa è terra e cosa mare e cosa fiume perché tutto è impastato e confuso, calano certi nebbioni che restano lì per settimane.» (p.15).
Il mondo di questi due personaggi è circoscritto tra la loro povera baracca, la valle Moceniga dove armati di fiocina si guadagnano il poco che serve loro per vivere, un’osteria in paese, la pozza delle Monache dove la ragazzina va a fare il bagno.
L’amore della vita

Ed è qui che, nel 1893, Fumana incontra quello che diventerà l’amore della sua vita, Luca, un ragazzino biondo che suscita la sua curiosità per il «petto bianco e liscio, con le costole ben disegnate sotto alla pelle» e la sua nudità innocente (p. 37). La sua esistenza era trascorsa tra canali brulicanti di rane, anguille e tinche, un territorio da esplorare in solitudine, incurante del giudizio dei paesani che non vedevano di buon occhio il suo essere selvatica, i suoi abiti da maschio lisi e rattoppati.
Con la pubertà avviene una svolta: l’incontro con Lena, una “stregossa” che cura la gente con erbe e formule magiche. Questa donna la prenderà sotto la sua ala, le insegnerà non solo a fare i cappelletti e a vestirsi in modo più femminile, ma soprattutto i “segni” e le “parole” per far del bene a chi chiede di essere aiutato, perché in lei ha riconosciuto lo stesso “dono” e, non avendo avuto figli, vuole lasciarle in eredità i suoi poteri.
Come è nata Fumana

L’idea di raccontare le vicende di due guaritrici, tra fine Ottocento e inizi del Novecento, è nata, così spiega l’autore in un suo articolo pubblicato in rete (https://letteratitudinenews.wordpress.com/2024/11/18/paolo-malaguti-racconta-fumana-einaudi/) dal romanzo precedente Piero fa la Merica (Einaudi, 2023, recensione qui: https://www.enordest.it/2024/07/28/la-merica-di-piero-non-e-il-paradiso/) in cui il giovane protagonista, emigrato in Brasile, feritosi ai piedi, viene curato da una guaritrice del villaggio vicino. Documentandosi su queste figure e venendo a contatto con la ricchezza della loro tradizione, con l’importanza del loro ruolo nella società contadina pre-scientifica ne rimase talmente affascinato da decidere che sarebbero potute diventare materiale per il romanzo successivo.
E così è stato. Le vite e le vicende di Lena e Fumana attraversano la storia d’Italia. Sono donne libere e anticonformiste, non conformandosi agli standard che le vorrebbero adattarsi al detto “che la piasa, che la tasa, e che la staga in casa” (p. 106). La Grande Guerra arriverà e passerà lasciando dietro di sé uomini, quelli che sono tornati, non solo mutilati nel corpo, ma traumatizzati e incapaci di reinserisi nella vita di prima. Accade così anche a Luca, che nel frattempo ha sposato Fumana, sfidando i pregiudizi della famiglia e dell’intera comunità, e ritorna a casa profondamente cambiato.
Fumana affronterà il suo destino con fermezza e tenacia, consapevole di sé stessa, senza cedere a compromessi, crescendo essa stessa una piccola orfana, muta, chiamata “Bisatta”, la figlia che non è riuscita ad avere. E dimostrerà tutto il suo coraggio nel dire ciò che pensa del fascismo e di Mussolini, diventando staffetta partigiana e curando dei ragazzi nascosti nella valle Moceniga.
Fumana e quel mondo perduto e restituito

Malaguti in questo romanzo ha creato una figura di donna forte, che si rifiuta di adattarsi alle regole e alle aspettative di una società spesso meschina, una donna che rivendica il diritto di vivere a modo suo, aiutando come può chi si rivolge a lei, senza chiedere nessun compenso: contadini e signori, poveracci e nobili, uomini e donne, giovani e vecchi. Con una scrittura evocativa, ricca di dettagli e di paesaggi indimenticabili, l’autore ci restituisce un mondo perduto, un’Italia in costante cambiamento: le bonifiche, l’arrivo dei medici condotti, la violenza delle camicie nere, gli orrori della guerra, l’avvento della democrazia. Un’Italia raccontata attraverso una piccola comunità tra Adria e Rovigo, lungo gli argini del Po, tra il 1882 e il 1954, e i suoi personaggi che non si dimenticano.
L’autore

Paolo Malaguti è nato a Monselice (Padova) nel 1978. Con l’editrice Santi Quaranta ha pubblicato Sul Grappa dopo la vittoria (2009; Einaudi 2024), Sillabario veneto (2011), I mercanti di stampe proibite (2013). Con La reliquia di Costantinopoli (Neri Pozza 2015) ha partecipato al Premio Strega. Ha scritto inoltre Nuovo sillabario veneto (BEAT 2016), Prima dell’alba (Neri Pozza 2017), Lungo la Pedemontana (Marsilio 2018) e L’ultimo carnevale (Solferino 2019).
Per Einaudi ha pubblicato Se l’acqua ride (2020 e 2023, Premio Latisana per il Nord-Est ex aequo, Premio Biella Letteratura e Industria, selezione Premio Campiello), Il Moro della cima (2022 e 2024, Premio Mario Rigoni Stern per la Letteratura Multilingue delle Alpi, Premio Monte Caio e Premio Vallombrosa), Piero fa la Merica (2023, Premio Acqui Storia, Premio internazionale Alessandro Manzoni), Fumana (2024) e Sul Grappa dopo la vittoria (2024). SicutErat. Il mistero in dialetto: storia di una fede piana è uscito nel 2025 per i tipi di Libreria Editrice Vaticana.
Paolo Malaguti, Fumana, Torino, Einaudi, 2024

















































































