200, Duecento. Sono 200 le rubriche scritte da Ivo Prandin per i nostri lettori. Duecento settimane per una rubrica particolarmente apprezzata dal popolo di www.enordest.it che ha trovato e trova nei “Pensieri di Ivo” l’attualità, la cronaca, i sentimenti, la poesia, le emozioni. Prandin è uno dei più importanti giornalisti e scrittori del Nordest, ha lavorato per decenni al Gazzettino come inviato di cronaca (ha seguito tra l’altro il terremoto in Friuli), poi come inviato culturale. Autore di libri di saggistica e di narrativa, di profili di scrittori e pittori, di itinerari dell’arte e del paesaggio veneto. Insospettabile autore di fantascienza, tra i primi in Italia a scrivere per la collana di Urania. Con www.enordest.it dagli inizi.

Come fossili viventi

Sembra impossibile che la Storia giochi a nascondino con noi. Per esempio, siamo convinti che il mondo– inteso come pianeta – sia stato definitivamente conquistato dai Sapiens in ogni suo continente e mare, per quanto remoto e apparentemente invivibile. Siamo così convinti di questo glorioso traguardo raggiunto dalla civiltà, che i famosi esploratori professionisti che scoprivano terre ignote e favolose abitate da razze selvagge (allora si diceva così) ci sembrano appartenere a una categoria umana finita nell’800 ancora avventuroso e romantico.
In effetti, abbiamo creduto, in molti,che l’avventura della nostra specie coincida con la conquista del mondo, come dire che la Terra è dell’Uomo, qui abbiamo scoperto tutto quel che era scopribile e possiamo pensare a colonizzare la Luna e Marte. Invece…
Invece la geografia terrestre ci nasconde ancora sacche di umanità sepolta, cioè tagliata fuori dal corso della storia e diciamo pure dall’evoluzione umana: troviamo autentici selvaggi (figli della selva)bloccati nella preistoria, annidati nell’intricato mondo vegetale che li rende invisibili. Non è realtà romanzesca, ma cronaca sorprendente, come quella che pochi giorni fa ha rivelato due tribù amazzoniche mai censite prima d’oggi nel Mato Grosso, cuore di tenebra dell’Amazzonia:gli antropologi, ma anche due amici dell’Anonimo, gli scrittori-esploratori nostri contemporanei cioè Giancarlo Ligabue e Stanìs Nievo avrebbero parlato di “fossili viventi.”
Il fatto

Del tutto casualmente,hanno riportato i giornali, sono stati fotografati per la prima volta gruppi di indios che vivono nudi in simbiosi con la foresta profonda. Questi nostri “fratelli arcaici”vengono dal remoto passato del pianeta: questi Sapiens viventi nell’era tecnologica, ci riportano all’infanzia dell’umanità, ad uno stato di innocenza mentre intorno a loro famelici minatori e allevatori distruggono la grande foresta che per gli invisibili è come l’ossigeno. Fa pensare la vicinanza fra gli ignudi abitatori dell’ombra e le seghe elettriche che abbattono migliaia di alberi al giorno, patrimonio secolare anche nostro, di noi che leggiamo di queste scoperte. Oggi gli scienziati hanno dato un nome a quei popoli della selva: Massaco e Kawahava, e le autorità brasiliane cercano di proteggerli evitando un brusco contatto con il resto del paese, che potrebbe provocare una specie di choc culturale.

C’è di che pensare. Rimasti ignoti alla scienza, e al resto del mondo, quegli Uomini Nudi, che chiamiamo primitivi, sono rimasti isolati per secoli dal consorzio umano,hanno fatto corpo con la Natura, adattandosi alla Foresta che li nutre, li protegge evive con loro, direi maternamente. Ma la foresta si sta riducendo, consumata letteralmente dalla deforestazione su scala industriale. Una situazione che ci riguarda, e ci fa pensare: ma perché quegli uomini non sono mai usciti dalla foresta? Perché si sono nascosti e non si affacciano sul presente? Hanno forse paura di noi? Si può parlare di civiltà sepolte?
E ancora, sull’altro fronte, il nostro:sembra quasi che l’Homo tecnologico, nel suo delirio di potenza,voglia cancellare quel paradiso vegetale e, con esso, il proprio passato, così povero nella sua nudità….
Dice il saggio: “Accettiamo l’idea che ci sia – e c’è ancora – del primitivo nel nostro secolo, ma quanto ce n’è dentro di noi?”
Punto di partenza
Una lettrice di questa rubrica, della quale mi è nota la passione per le divagazioni problematiche, l’altro giorno mi ha scritto una fervorosa e-mail in cui fra l’altro dice: “Siamo sempre quelli, noi umani, che si affacciano alla finestra del futuro voltando le spalle alla luce del momento per immergersi nella penombra di quei rifugi che chiamiamo appartamenti o case.” Poi aggiunge: “Creature capricciose e infantili, questi umani, dirà qualcuno di quelli che ritengono di avere la vista acuta, capace di forare il tempo. Chissà se vedono le pietre d’inciampo seminate sui loro percorsi”.

In effetti,viene da commentare, il guardare avanti e fuori anziché indietro richiede energia, volontà, programmi o idee, non importa se ancora chiuse perché sono come i semi che, per esempio, hanno in sé l’albero intero o il fiore che dovrà nascere. All’obiezione: “Ma cosa sappiamo del nostro destino? Il domani è oscuro,” la ragione risponde con la semplicità di Yoda: “Sappiamo solo questo: che la vita (la Vita!) si esprime senza chiederci il permesso.”
Meditiamo, amici, meditiamo: questi sono giorni di un Inizio. Abbiamo davanti, aperto, un anno da usare. Partiamo da qui.
Meditazione/3

(poesia)
Se guardi con attenzione
nelle fibre dell’essere,
nel tuo stesso continente
freudiano, fondo e muto;
se scendi in quel lembo
d’infinito che è l’anima,
le sue luci ti rivestiranno
e tu, abbagliato e lucente,
vinto lo choc scoprirai
che la tua bocca già grida
fra sorpresa e sollievo:
hai trovatola tua verità.
Anonimo 2025
Ho avuto la fortuna di conoscerti
Complimenti, Ivo , per il traguardo raggiunto per merito di Nadia ,anche , che sacrifica la Sua libertà per lasciarti scrivere tranquillo ed in silenzio .
Mi piace esprimerti il mio disappunto per gli uomini che vogliono l’acqua calda per la doccia e blaterano contro il progresso , e paventano la morte del nostro pianeta . Una mia vecchia compagna di Liceo è ricchissima e si concede viaggi avventurosi in posti lontani e sconosciuti, in Mongolia , in Cina , in Africa , in Australia .
È vecchia come me e non ce la fa più. Si è ritirata in un modernissimo e centrale appartamento a Firenze .
I miei più sentiti complimenti, anche a nome della mia famiglia l.
Grazie, Ivo spera di continuare