Una mostra incantevole, anzi due. Bella sin dal titolo ispirato al celebre romanzo di Goethe “Affinità elettive”. Evento di punta della primavera artistica veneziana e internazionale che invita il pubblico a cogliere la scintilla che si sprigiona tra accostamenti così distanti nel tempo e nello spazio. “AFFINITÀ ELETTIVE – Picasso, Matisse, Klee e Giacometti – opere dal Museum Berggruen – Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia”. L’esposizione è articolata in due sedi, le Gallerie dell’Accademia, cuore pulsante di capolavori universali e la Casa dei Tre Oci all’isola della Giudecca, nuova sede del Berggruen Institute Europe, riaperta per la prima volta al pubblico dopo il restauro.
Le affinità elettive tra maestri
Dal Museum Berggruen di Berlino possiamo ammirare per la prima volta in Italia, oltre quaranta opere straordinarie. La selezione comprende maestri come Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne, in dialogo con i capolavori iconici delle Gallerie dell’Accademia. L’accostamento tra epoche diverse non è solo un fantastico viaggio nel tempo, ma un confronto iconografico e concettuale che stupisce anche per l’armonia dei contrasti.
Dialogo è il termine più appropriato per definire un’affinità elettiva. Il file rouge della mostra, forme e soggetti simili per vicinanza e colori, creano un effetto imprevedibile se ammirati insieme. Una specie di caccia al tesoro per il visitatore, l’incontro diretto tra due collezioni molto diverse, quella della grande pittura veneta delle Gallerie e quella di opere moderniste di Heinz Berggruen.
Le affinità elettive non solo tra Giorgione e Picasso
Alle Gallerie dell’Accademia troverete la purezza di accostamenti enigmatici: “La Vecchia” di Giorgione accanto a “Dora Maar” di Picasso, “Quattro visioni dell’Aldilà” di Hieronymus Bosch accanto a Matisse, Cézanne, Klee. Ci sono anche spazi da sindrome di Stendhal con pareti totalmente tappezzate da opere d’arte classiche tra le quali all’improvviso emerge una natura morta del genio catalano. Un frammento scintillante che i visitatori possono cogliere con grande sorpresa.
Tutto è in divenire, nulla è formale o accademico, i maestri della modernità si confrontano con Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Tiepolo, Canova.
Sino al 23 giugno una strepitosa opportunità per osservare con uno sguardo nuovo punti di contatto e diversità tra artisti universali. Dal centro storico veneziano il percorso espositivo si estende all’isola della Giudecca, alla Casa dei Tre Oci. Un vero gioiellino, palazzo neogotico progettato come casa e studio dall’artista Mario de Maria, costruito nel 1913 e ora sede del Berggruen Institute Europe. L’Istituto Berggruen ha sede a Los Angeles, Pechino e Venezia. Promuove nuove forme di pensiero in materia di filosofia, politica planetaria, scienza, tecnologia e cultura. Obiettivo, creare una rete globale di pensatori provenienti da discipline diverse.
Da dove nascono le “affinità elettive”
La mostra Affinità elettive è a cura di Giulio Manieri Elia e Michele Tavola direttore e curatore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia e Gabriel Montua e Veronika Rudorfer direttore e curatrice del Museum Berggruen di Berlino. Uno dei più importanti istituti statali europei d’arte moderna, prende il nome dal collezionista tedesco Heinz Berggruen (1914-2007). L’edificio dove si trova il museo è attualmente in restauro e riaprirà nel 2026.
Il dialogo tra antico e moderno fa parte del DNA delle Gallerie dell’Accademia come rivela il suo Direttore Giulio Manieri Elia: “In occasione dell’inaugurazione pubblica delle collezioni delle Gallerie dell’Accademia nel 1817, al centro della principale sala espositiva tra opere del Rinascimento, fu collocata la Polimnia di Antonio Canova, il più grande artista dell’epoca. Nel caso di questa mostra, parliamo evidentemente di arte moderna, ma la logica del confronto tra opere della collezione e opere di arte moderna o contemporanea ci appartiene e quindi è per noi estremamente significativo ripercorrere o riprendere il filo di questa tradizione”.
I titoli di una mostra sono come le copertine di un libro, una fonte di ispirazione estetica e sentimentale, come Affinità elettive preso dal romanzo di Johann Wolfgang Goethe che trascorse parecchio tempo a Venezia. Partì per l’Italia quasi di nascosto e restò nel nostro paese circa un anno e mezzo. Il suo “Viaggio in Italia” è per me quasi una bibbia, non mi stanco mai di leggere o consultare le sue annotazioni.
Goethe arriva a Venezia il 28 settembre 1786. Tra i primi edifici che visita c’è proprio il complesso della Carità che molto tempo dopo diventerà Accademia di Belle arti.
“Mi sono affrettato anzitutto alla Carità. Avevo letto nel Palladio che qui aveva progettato un convento”.Definisce Palladio“un genio divino” scrivendo di non aver mai visto cosa più sublime e perfetta.
Il mio viaggio
Il mio istinto stile “serendipity” che riscontro a volte nelle persone che leggono i miei resoconti artistici, mi porta spesso a deviazioni di percorso molto fortunate. Durante la presentazione alla stampa ho perso di vista momentaneamente il gruppo di giornalisti e ospiti illustri, tra i quali Fabrizio Plessi maestro dell’arte contemporanea e anche mio professore al Liceo artistico.
Come per magia accanto a una scultura di Giacometti collocata magnificamente, ho visto una scala a chiocciola letteralmente divina, mi sembra ovvio, dato che è opera di Palladio.
La luce che filtrava dall’alto emanava la stessa intensità trascendentale e mistica dell’opera di Bosch “Quattro visioni dell’Aldilà”. Plauso a chi ha curato l’allestimento per la sintonia tra l’opera di Giacometti e l’architettura del palazzo.
Tornata a casa, rileggendo Viaggio in Italia, ho scoperto che la scala palladiana era piaciuta tanto anche a Goethe. Si tratta di una scala “ovata” che ai tempi di Andrea Palladio fu una novità assoluta per Venezia. Una vera scultura, gradini e pianerottoli trapezoidali che come dei monoliti si inseriscono nel muro e sembrano leggerissimi. A questo punto conviene leggere quello che scrisse il nostro insostituibile Goethe: “La più bella scala a chiocciola del mondo, con ampia gabbia aperta, coi gradini di marmo fissati nella parete e così disposti che l’uno serve di sostegno all’altro; non ci si stancherebbe mai di salire e di scendere per questa scala”.
Informazioni
“AFFINITÀ ELETTIVE – Picasso, Matisse, Klee e Giacometti
opere dal Museum Berggruen – Neue Nationalgalerie in dialogo con i capolavori delle Gallerie dell’Accademia”
24 marzo – 23 giugno 2024
Gallerie dell’Accademia di VeneziaCampo della Carità, Dorsoduro 1050
Casa dei Tre Oci – Berggruen Institute Europe,Fondamenta delle Zitelle, Giudecca 43
Dott.ssa Elisabetta, Venezia e i suoi Istituti culturali sono sempre in grado di costruire nuovi saperi unendo due elementi per produrne un terzo. Tanto per rimanere nel mondo della cultura prussiana mi viene in mente Hegel, quindi l’accostamento di antico e moderno produce una nuova dimensione artistica, o una nuova lettura dell’arte. Non sono un conoscitore dell’arte iconografica, ricordo questi nomi, chiamati i maestri della modernità perchè forse di alcuni di loro ho visto almeno un’opera, la stessa cosa vale, per me, per i maestri del Rinascimento. Mi è più familiare il trittico di Hieronymus Bosch perchè usato di recente in una scenografia al Rossini Opera Festival. Alla fine la mostra mi piacerà, anche se troverò difficile formare le coppie di una artistica affinità elettiva goethiana e metterei un po’ a caso i moderni Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne accanto a Giorgione, Sebastiano Ricci, Pietro Longhi, Tiepolo, Canova. Buona Pasqua.
Grazie Elisabetta, straordinarie le opere a confronto, anche se, come afferma Marco Palmolella, è piuttosto difficile formare coppie di affinità elettive, come nella vita del resto. Il mio stupore va però alla scala a chiocciola. Meravigliosa! Buona Pasqua a tutti