La data di nascita risale al 24 marzo 1946, anche se alla stampa venne presentata ufficialmente il 28 e il 29 mentre il brevetto venne depositato un mese più tardi, il 23 aprile 1946. Da allora sono passati 78 anni ma la Vespa non ha mai perso il suo fascino che è rimasto intramontabile, un marchio unico e inimitabile che ha rappresentato e rappresenta il Made in Italy nel mondo.
La Vespa storica

E una Vespa storica, la Vespa 98 di colore bordò, appartenuta all’arcivescovo di Pisa Ugo Camozzo regalatagli dalla Piaggio, e ora di proprietà del collezionista piacentino Roberto Donati, consigliere nazionale e Responsabile cultura Vespa Club d’Italia ha fatto il suo ingresso il 27 marzo, per festeggiare il compleanno, a Palazzo Ferro Fini a Venezia, nella sede del Consiglio regionale del Veneto, dove ha fatto bella mostra si sé, tra la curiosità e l’entusiasmo dei Consiglieri regionali, vespisti e non, e innumerevoli scatti fotografici. Nell’occasione è stata presentata, in qualità di primo firmatario, dal Consigliere della Lega – Liga Veneta Giuseppe Pan la risoluzione da lui depositata per far riconoscere la Vespa “targa storica patrimonio culturale italiano”.
Anche il Veneto quindi si è aggiunto alle altre regioni (Lombardia, Piemonte, Puglia, Umbria, Friuli Venezia Giulia) dove, con etichette politiche diverse, sono state presentate analoghe risoluzioni, con obiettivo di fondo che è quello di portare a Roma una condivisione comunale per il riconoscimento culturale e storico di uno dei simboli del nostro Paese.
Donati e la Vespa

“Uno scooter che, oltre ad unire le generazioni, non è mai stato prerogativa di una sola classe sociale – ha sottolineato Roberto Donati, – perchè l’hanno avuta operai, commercianti, imprenditori, nobili, clericali ed ha notevolmente favorito l’emancipazione femminile. A chi non è mai piaciuta? E soprattutto in tutte le famiglie italiane è entrata in un modo o nell’altro. Poi ha scritto pagine importanti nel cinema, nella musica, nell’arte e nella pubblicità sempre testimoniando tutta la sua naturalezza e classe innata. La sua diffusione in tutti gli angoli del pianeta (quasi 20 milioni di esemplari) certificano di come il bello derivi dalla sua semplicità, eleganza e simpatia apprezzata da culture e popoli così differenti”.
Anche da Venezia l’appello a salvaguardare la Vespa

E anche da Venezia, quindi, è partito il messaggio affinchè la Vespa venga tutelata e salvaguardata. E non è un caso che proprio nella città lagunare (per la cronaca, anche il Sindaco Luigi Brugnaro è un “vespista”, ndr) nel 1950 nacque uno dei primi club di appassionati, a Mestre, in via Piave, che organizzò nel 1953 il primo raduno internazionale dei vespisti in Piazza San Marco. A ricordarlo è stato il Presidente del Consiglio regionale Roberto Ciambetti, vespista pure lui, sottolineando “l’elemento iconico internazionale della Vespa, che è stato capace di rinnovarsi negli anni a partire dalla sua creazione nel 1946, su intuizione di Enrico Piaggio”.
Ciambetti
“Nell’Italia segnata alle ferite materiali e morali della Seconda Guerra Mondiale, che stava affrontando la riconversione postbellica, Piaggio – ha ricordato Ciambetti – ebbe l’idea di realizzare un motociclo a basso costo, accessibile ad una vastissima platea di cittadini e dopo alcuni tentativi si affidò a Corradino D’Ascanio, un ingegnere aeronautico, che non amava le motociclette, ma che realizzò un oggetto di culto, capace di conquistare il mondo, diventando immediatamente il simbolo della rinascita italiana. La Vespa è stata per intere generazioni un simbolo di libertà un mezzo che ci portava verso il domani, dando concretezza alle speranze dei più”.

Da parte sua Pan ha spiegato che “con questa risoluzione intendiamo tutelare un marchio dal fondamentale valore storico, culturale, identitario, economico e artistico italiano. Questo mezzo d’epoca unisce diverse generazioni e alla luce della sua storia e della quantità di estimatori in tutta Italia e nel mondo, non deve essere oggetto delle sanzioni europee in ottemperanza al Green Deal. Dobbiamo tutelarlo dalle legislazioni europee che possono impedirne la circolazione e come Consiglio regionale intendiamo mandare a Roma e soprattutto a Bruxelles un forte e chiaro messaggio in questo senso”. E a portarlo in Europa si è impegnata l’europarlamentare veneta della Lega Rosanna Conte, peraltro sostenitrice della campagna intrapresa dai Vespa Club d’Italia e promotrice dell’iniziativa attuata in Consiglio regionale, la quale ha sottolineato che “si è voluto dare un segnale forte a tutela di uno dei nostri simboli più importanti, riconosciuto come tale in tutto il mondo.”
Rosanna Conte

“La Vespa – ha aggiunto la Conte- ha un fascino tutto suo, che resiste allo scorrere del tempo e ancora oggi è uno di quei pochissimi esempi che riescono a sopravvivere anche nelle nuove generazioni, continuando ad essere un marchio unico e inimitabile. È davvero difficile pensare a qualcosa di più rappresentativo della Vespa in ambito di Made in Italy, a livello simbolico, sociale, culturale, direi anche popolare. Adesso, però la sua storia e la sua importanza nel patrimonio culturale italiano potrebbero essere messe a rischio dalle politiche ideologiche dell’UE nell’ambito del Green Deal e della riduzione delle emissioni.
L’ambientalismo estremo e ideologico che ha caratterizzato questi cinque anni in Europa rischia, infatti, di penalizzare anche questo patrimonio tutto italiano che ha radici nella nostra tradizione e identità. Io ritengo quindi che noi si debba fare di tutto per fermare sul nascere qualsiasi ipotesi in tal senso e penso che questo lavoro di squadra, grazie all’iniziativa promossa assieme al consigliere Giuseppe Pan, creatosi tra Veneto – Bruxelles, che porta a Roma, possa davvero portare dei benefici per la tutela di questo mezzo d’epoca.”
La Vespa patrimonio

“Da parte mia – ha rimarcato Roberto Donati, accompagnato da Alessia Galiotto, segretaria del Consiglio direttivo Vespa Club d’Italia – non posso che ringraziare per questa iniziativa del Veneto. Ein particolare l’europarlamentare Rosanna Conte che si è presa davvero a cuore questo progetto. Da parte nostra stiamo pure pensando a chiedere il riconoscimento della Vespa del Novecento come patrimonio Unesco.
Sappiamo che l’iter è difficile – spiega – perché Unesco tutela o i siti o i beni immateriali, come i pupi siciliani o il teatro napoletano. Per la Vespa è più complicato perché è ancora un veicolo in produzione, con un’azienda che commercia. Per questo la nostra volontà è di fermare il riconoscimento al Novecento. E’ un percorso lungo ma si può provare. Se poi dovesse arrivare un riconoscimento dall’Italia, questo potrebbe essere una spinta ulteriore. Ed è bello che davanti alla Vespa il mondo politico si sia trovato unito, senza etichette di parte. Perchè la Vespa è davvero un patrimonio nostro, nessuno escluso”.