Jannik Sinner ha abbastanza in comune con Francesco Bagnaia, sono campioni gentiluomini, italiani e al tempo stesso così poco italiani, per provenienza e per carattere. L’Italia, dunque, ha vinto la coppa Davis (la famosa Insalatiera) dopo 47 anni, a Malaga, in Spagna, e molto deve a questo che a 13 anni era vicecampione italiano di sci, nello slalom gigante. A 14 Sinner si trasferì all’accademia di Riccardo Piatti in Liguria, a Bordighera, si rivelò alla Next gen e ha compiuto il percorso da predestinato. Quasi due anni fa cambia allenatore, passa con Simone Vagnozzi, al massimo numero 74 al mondo ma già tecnico di Marco Cecchinato, semifinalista al Roland Garros, nel 2018. Da un anno e mezzo si è aggiunto anche Darryl Cahill, australiano, che fu semifinalista agli Us Open ed è è stato tecnico di Andre Agassi, Ana Ivanovic e Simona Halep. E’ legatissimo al fratello Mark, adottivo, di tre anni più grande. Viene soprannominato fox, volpe, da qualcuno anche pel di carota e per questo a Torino, alla finals, aveva sostenitori che si erano travestiti da carota.
Una Insalatiera che sa molto di Sinner
Scrive Lia Capizzi, sul settimanale Oggi. “Lo segue il padre Hanspeter, cuoco per 40 anni, ora è in pensione e fa proprio lo chef al gruppo che segue il figlio. Che ha un patrimonio da 40 milioni l’anno: lo sponsor Nike è legato a lui sino al 2032 e da solo vale 15 milioni l’anno. Quasi 5 milioni arrivano da altri 13 marchi”.
Qui potete riascoltare la diretta su Rai2, con qualche nostro commento, dall’ultimo punto allo studio. Marco Fiocchetti è la voce, che aveva curiosamente ringraziato il direttore di Raisport Jacopo Volpi per averlo inviato a Malaga. Paolo Canè è la voce tecnica, Omar Camporese, Adriano Panatta e Rita Grande sono gli opinionisti accanto a Tommaso Mecarozzi, conduttore dello studio
La gioia per l’inno dopo la vittoria della Insalatiera
La vittoria tribolata di Matteo Arnaldi, decisiva, per evitare di dover recuperare e di finire al terzo set
Le interviste sono da Skysport, di Stefano Meloccaro e Angelo Mangiante. In studio, in Spagna, Eleonora Cottarelli e Stefano Pescosolido. Parlano anche Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti, il veterano Simone Bolelli, mentre Matteo Berrettini era solo per fare gruppo, da infortunato. Alla fine, il presidente della federtennis e padel Angelo Binaghi accusa Malagò di non essersi mai complimentato per l’organizzazione degli eventi e palpabile è l’imbarazzo del giornalista Mangiante. Sarebbero comunque arrivate anche le congratulazioni del presidente del Coni.
Quante volte ci siamo illusi di vincere l’Insalatiera
Una bella rivisitazione la prendiamo da Il Corriere della Sera, di Marco Imarisio, firma che iniziò a La Notte, in redazione, mentre chi scrive collaborava sullo sport e negli anni è diventato inviato, ma di cronaca.
Racconta tutte le volte in cui l’Italia si è illusa di vincere la Grande Insalatiera, dal 1976, dal successo in Cile, a oggi. Racconta Praga 1980 e il Forum di Assago nel 1998, la retrocessioni in serie B e C.
“Nei ricordi di bambino, i ghigni cattivi di Tomas Smid e Ivan Lendl che rendevano vano l’ultimo ballo della Squadra, Adriano, Paolo, Corrado e Tonino, erano l’immagine del Male che vince. Praga, 1980. Quante lacrime, quella sera, per un furto quasi legalizzato, con papà che scuoteva la testa, arrabbiato nero con quei giudici di linea che sembravano burocrati del furto. …
L’abbiamo percorsa con dignità, tifando per Francesco Cancellotti, per Omar Camporese, per Cristiano Caratti, per chiunque potesse riportare il nome del nostro Paese agli onori dello sport che tanto amiamo. Abbiamo avuto momenti di sconforto, chi si ricorda dei crampi che aggredirono Stefano Pescosolido nell’ostile Maceio, che fu la nostra Corea, correva l’anno 1992?
Prima dell’Insalatiera anche la serie B e la serie C
Eravamo sugli spalti del Forum di Assago nel dicembre del 1998, quando Andrea Gaudenzi sacrificò la sua carriera dilaniandosi il tendine della spalla al culmine di una improbabile e sfortunata rimonta contro la Svezia di Magnus Norman…
Non siamo mai andati via. Abbiamo sofferto la serie B e la serie C della coppa Davis, abbiamo vissuto con ammirazione l’era di Pete Sampras, poi l’epoca incerta che sembrava appartenesse a chiunque, argentini, australiani, tutti tranne uno dei nostri. Ci siamo divisi e ancora lo facciamo su chi fosse il più grande dell’età dell’oro, Federer, Nadal o Djokovic, il dibattito rimarrà aperto per sempre”.
Ci sono stati ottimi giocatori, come Andreas Seppi e Fabio Fognini, ma Sinner è di un’altra categoria, numero 4 al mondo, anche finalista delle Atp a Torino, battuto in due set da Djokovic e destinato a battersi per il primato assieme allo spagnolo Alcaraz, ora numero 2, dopo il top raggiunto in estate a Wimbledon.
Gaudenzi, da uomo atteso nel ’98 a presidente dell’Atp che porta a casa l’Insalatiera
Oggi Andrea Gaudenzi è presidente dell’Atp, nel 1998 era l’uomo più atteso della finale a Milano, e si fece male alla spalla sul 6-5 del 5° set. Diego Nargiso era lo specialista del doppio e Sanguinetti l’altro singolarista.
Cile 1976
Gli eroi del 1976, in Cile, sono raccontati da “Una squadra”, la docuserie sulla Davis in onda su Rai2, giovedì scorso, e adesso disponibile su Raiplay. Nelle immagini pensate dal regista Domenico Procacci c’è spazio anche per Tonino Zugarelli, la riserva del singolare, siciliano finalista a Roma 1977, sconfitto da Vitas Gerulaitis, l’americano dai riccioli biondi. E’ l’unico italiano ad avere raggiunto la finale agli Internazionali d’Italia, assieme a Panatta, vincitore l’anno precedente. Nel ’77 Zugarelli fu 24° al mondo.