Il 5 dicembre si festeggia la Giornata Mondiale del Volontariato. In Europa gli italiani si dedicano con molta passione a questa attività distribuita in vari ambiti, a confermarlo l’ISTAT che ogni anno pubblica il suo Rapporto Annuale sulla situazione del Paese: una delle relazioni riguarda le reti sociali e analizza nel dettaglio il sistema di aiuto reciproco, solidarietà e collaborazione. Si viene a conoscere dalle pagine chi fa volontariato nel nostro Paese e per quale motivo.
L’ISTAT

L’analisi dell’ISTAT parla chiaro: la quota di volontari è molto più alta della media nei gruppi sociali con reddito medio alto e titoli di studio elevati, cioè tra gli appartenenti alla classe dirigente (23,5%), seguiti da quelli delle famiglie di impiegati e delle pensioni d’argento (rispettivamente il 18,8% e il 18,1%).
Le caratteristiche peculiari del volontariato
Altre caratteristiche che influiscono sulla possibilità di dedicare il proprio tempo al volontariato sono l’età e il ruolo famigliare, soprattutto per le donne: le single in età attiva sono più partecipative (19%) e le figlie femmine sono più attive dei maschi.
Anche la presenza o meno di figli influisce sulla scelta: le coppie senza figli in età attiva vedono il 18.3% degli uomini e il 14,9% delle donne impegnate in attività di volontariato, contro rispettivamente il 15% e l’11,9% di quelle con figli.
L’importanza del volontariato
In ogni caso, il volontariato viene considerato in Italia come una delle attività più “piacevoli” della giornata, molto più interessante dello studio e del lavoro. La considerazione che fare volontariato genera un effetto benefico viene confermata anche dai dati.
Il rapporto sottolinea un fatto di grande importanze: il volontariato favorisce il rafforzamento della fiducia interpersonale e abitua le persone a fidarsi l’una dell’altra, in modo da raggiungere i proprio obiettivi e quelli in comune, stimolando lo sviluppo di sentimenti positivi.
Il volontariato fa bene

In altre parole, favorisce la percezione che, in caso di bisogno, esistono persone disposte ad aiutare. Questo sentimento ci rassicura sulla qualità dell’ambiente sociale e attenua la diffidenza verso gli altri.
Dall’analisi dell’ISTAT emerge uno stretto rapporto tra volontariato e benessere: spesso chi vive meglio fa più volontariato e chi fa volontariato vive meglio. Vediamo un po’ di dati a sostegno di questa tesi.
Il 40,1% dei volontari si dichiara molto soddisfatto per le relazioni familiari contro il 32,7% di chi non svolge attività gratuite; lo stesso avviene nelle relazioni con gli amici, nel giudizio sul proprio tempo libero e sulla salute: 32,8% contro il 22,5% nel primo caso, 20,7% contro 13,8% nel secondo caso e 22,3% contro 16,8% nel terzo caso.
Aiutare gli altri; aiutare se stessi
Analizzando i dati sul giudizio per la propria vita nel complesso, più del 50% di chi fa volontariato ha dato voti alti alla propria situazione complessiva, mentre tra chi non fa attività gratuite ci si ferma al 40%. Chi si impegna manifesta, inoltre, una maggiore propensione all’ottimismo, con aspettative sul futuro più rosee: il 35,9 per cento dei volontari crede che la sua situazione personale migliorerà, contro il 25,6 dei non volontari.
Club Tre

Fare volontariato quindi fa bene agli altri e a se stessi e lo sa bene L’Associazione CLUB TRE, nata nel 2004 a Villanova di Camposampiero ed estesa a tutto il territorio che quest’anno festeggia i suoi primi diciotto anni di attività e da sempre dedicata al trasporto fasce deboli. Noi di www.enordest.it siamo andati a intervistare questa realtà.
Presidente Rodolfo Stella come è iniziata questa avventura?

“Il nostro impegno nacque per sopperire alla necessità di accompagnare delle persone in difficoltà nei siti ospedalieri o nei centri di cura. All’inizio si stipulò una convenzione con il Comune e l’Asl e tuttora continua questa intesa. La finalità è sempre quella di trasportare persone deboli, accompagnarle dove sono indirizzati per fare le terapie consigliate, spesso queste persone non possono recarvisi da soli perché non sono automuniti, perché sono soli, perché pur avendo una famiglia non hanno modo sempre, per motivi di lavoro dei congiunti di poter essere accompagnati. All’inizio eravamo una decina di soci fondatori, per poi crescere sempre di più in questi diciotto anni. All’inizio ricevemmo due mezzi di trasporto, sempre tramite il Comune e la Regione, un pullmino e un doblò, e da lì si iniziò, con un po’ di curiosità, un po’ di titubanza, ma con un grande slancio emotivo, quello di fare del bene per gli altri, abbiamo sempre creduto in questa finalità che è insita in tutti i volontari”.
Signor Guerrino Turetta lei è stato il primo a partire?

“Nessuno voleva iniziare, alla fine decisi di partire io, c’era un po’ di timore, ma poi tutto diventò semplice, le persone che traportiamo hanno bisogno a volte di una parola, di condividere magari la loro situazione e noi ascoltiamo. Hanno pure i loro autisti preferiti e noi siamo sempre pronti a partire, con il sole, la pioggia, d’estate e d’ inverno, sempre, anche con il covid, sfidando una situazione pandemica di rischio, ma certe persone avevano assolutamente bisogno di fare le loro terapie.”
Una Associazione che è cresciuta grazie al passaparola, arrivando a contare ora 28 autisti che Turetta gestisce.
E’ difficile mettere d’accordo tante persone e tanti volontari?

“Solo nel mese di ottobre sono state trasportate 166 persone e lo stesso si sta replicando per il mese di novembre. Gli automezzi attualmente a disposizione sono 4, ogni anno in media, escludendo il periodo della pandemia il Club tre macina 57.000 km. La programmazione dopo il covid si è però fatta molto più complessa in quanto gli ospedali dopo il fermo delle visite in fase pandemica hanno ripreso a pieno ritmo per recuperare e offrendo ai pazienti anche all’ultimo la possibilità di essere visitati il prima possibile e questo comporta delle urgenze sull’Associazione che sa comunque affrontarle grazie ad una struttura solida e organizzata, fatta di volontari attivi. Oltre ai 28 autisti ci sono altri 25 volontari, soprattutto donne che si occupano delle prenotazioni e del rapporto diretto all’info point, collocato nella Sala Giovanni Paolo II in Piazza Mariutto a Villanova di Camposampiero”.
A coordinare questo ruolo delicato si trova Ines Bortolotto, Cavaliere della Repubblica per meriti legati alla sua professione al volontariato. Che problemi incontrate signora Bortolotto?

“Il compito della reception, sia frontale, sia telefonico, è quello di creare una posizione per la persona da trasportare. Sono persone che hanno patologie serie, malati oncologici, altri che necessitano di dialisi, ma anche di visite specialistiche a volte in ospedali ben lontani e bambini che raggiungono centri specifici per la riabilitazione. Il centro apre alle 9 e chiude alle 12, ma molte volte si rimane per più tempo. A volte i nostri volontari, se il malato non è accompagnato da nessuno famigliare, si occupano di seguirlo fino al reparto o nell’ambulatorio stabilito e dove lì può ricevere le sue cure. Su tutto vige però la privacy, il nostro compito è solo quello di accompagnare in base alle convenzioni con il Comune e l’Asl”.
Il CLUB

Il Club tre conta quindi quasi una sessantina di volontari attivi e operativi, pronti a sopperire le necessità di un collega se impossibilitato. Al fine di garantire in ogni momento il viaggio al paziente.
La gente vede nel Club tre una grande risorsa fatta di persone che si mettono a disposizione sempre col sorriso. Riconoscibili con le loro divise rosse. Negli anni hanno organizzato e continuano tuttora molte attività ricreative. Dai soggiorni climatici al mare o in montagna e alle terme, uscite culturali, attività di aquagym ad Abano nelle piscine termali.
Ogni anno si ritrovano per la loro Festa sociale tutti insieme e i quasi 400 soci si rincontrano con i volontari ed il direttivo.
Stella e il volontariato

Dice il presidente Stella: “Siamo in Veneto l’unica struttura con queste caratteristiche, con questi numeri, siamo una vera eccellenza della intera Regione. Tantissimi volontari operativi che prestano il loro impegno e la loro attività , tutti, gratuitamente”.
Una storia da raccontare
Una storia bella collocata in un piccolo comune di 6000 abitanti quello di Villanova di Camposampiero, nell’Alta Padovana e nella Federazione dei Comuni del Camposampierese. Un esempio che molti hanno cercato di imitare. Diciotto anni fatti di volontari che si conoscono e si rispettano come in una grande famiglia, che si prodigano per il prossimo.