Primi giorni di febbraio del 1966. In una sala della libreria Rinascita di Roma stiamo provando la primissima edizione pubblica di “Tera e aqua”, il concerto di canti popolari veneziani che l’anno dopo presenteremo a Venezia e a Milano e che diventerà il disco del sole LP “Addio Venezia Addio”. Dopo alcuni mesi di prove a casa di Luisa Ronchini abbiamo deciso di accettare l’invito di Giovanna Marini e di venire a questo appuntamento romano. Stiamo provando in quella che domani sarà la sala del nostro debutto ufficiale nella capitale in una formazione destinata, in seguito, ad ampliarsi: Luisa Ronchini, Alberto D’amico, Tiziano Bertelli ed io. Tra qualche mese si aggiungerà la voce di Rosanna Trolese. In una pausa delle nostre prove in un angolo della sala un gruppetto di persone, con Giovanna e Michele Straniero sceso da Milano per seguire l’iniziativa, sta ascoltando un ragazzone barbuto e riccio, armato di chitarra che, con un vocione notevole frenato a stento, sta rappresentando ad una certa contessa tutto il suo sdegno per uno sciopero operaio. Di colpo cambia il tono, cambia il ritmo, cambia il senso e il giovanotto si infuria gridando “Compagni dai campi e dalle officine…..” un inno tremendo! direi anarco-sindacalista… e chi diavolo è? Paolo Pietrangeli. Fino ad allora studente, da allora autore ed esecutore di canti da lui stesso composti capaci sempre di sorprendere per la loro durezza che diventa poi assurdità, ironia, perfino sberleffo.
Pietrangeli e quel però
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“Mio caro padrone domani ti sparo
farò di tua pelle sapon di somaro…”
… “Compagni sia chiaro / che il giorno ventuno
migliore vendetta / sia proprio il perdono
e allora saremo / più grandi e più forti
se tutti i rancori/ saranno sepolti
però
l’ennesima capriola in questo testo sta proprio in quel però e in tutto ciò che per anni segue, nell’inestinguibile intenzione di stupire e di coinvolgere.
La sottile parola di Pietrangeli
Certo i padroni morranno/ morranno davvero
nell’aspettar che aspettiamo/che muoiano loro
pensa un po’ quanto pesa/morire nell’attesa
e per questo morire/ senza colpo ferire….
La parola è l’arma sottile con la quale Paolo per anni ha avvinto, sedotto e condotto i suoi innumerevoli estimatori in vertiginosi doppi sensi, insospettabili “calambour” che fioriranno all’improvviso e per lungo tempo nella sua scrittura.
A questo va aggiunta una voce tonante, penetrante, a volte sarcastica che magnetizzava l’attenzione e la partecipazione di ogni platea in qualsiasi luogo .
Pietrangeli e il nuovo canzoniere italiano
Da quel primo incontro alla libreria Rinascita Paolo entrò a far parte del Nuovo Canzoniere Italiano che in quel periodo stava sviluppando il suo interesse per la nuova canzone sociale, coinvolgendo persone e gruppi in spettacoli e produzioni discografiche, in particolare in quella che era denominata la “collana sperimentale”.
Chi era Pietrangeli
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Paolo era figlio d’arte. Suo padre, Antonio Pietrangeli, fu regista cinematografico e sceneggiatore. Aveva al suo attivo film di successo ed era considerato dalla critica una delle personalità più innovative del cinema italiano. Morì a Gaeta cadendo dagli scogli in mare durante le riprese del film “Come, quando, perché”.
Il cinema e la musica
Alla fine degli anni Sessanta Paolo si avvicinò al cinema, senza abbandonare però l’attività musicale. Nel frattempo la sua canzone più nota si stava diffondendo in tutte le città, in tutte le manifestazioni studentesche e operaie
Pietrangeli e Morte a Venezia
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È aiuto regista con Mauro Bolognini ne ”L’Assoluto generale” nel 1969 e con Luchino Visconti in “Morte a Venezia” nel 1971. In quel periodo ero sposato da due anni con la mia prima moglie Linda e abitavo vicino al Campo Santa Margherita, nei pressi della zona in cui si effettuarono buona parte delle riprese a Venezia. Paolo ci chiese di aiutarlo a trovare un appartamentino per esser più libero, possibilmente vicino a noi, per avere un punto di appoggio e di compagnia, cosa che facemmo con piacere trovandogli un monolocale a due passi da casa nostra. Ovviamente le riprese si facevano a tutte le ore e quindi a tutte le ore, magari solo per un saluto, passava da noi.
Un’avventura da raccontare
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Una mattina arrivò alle sette e mezza. Io avevo scuola di pomeriggio (ah i doppi turni!!!) e Linda non aveva ancora ricevuto incarichi. Era distrutto! Avevano realizzato la scena delle pantegane che invadevano una Venezia con la peste in arrivo. La scena l’avevano realizzata nei sottoportici intorno al teatro la Fenice. Le pantegane le aveva fornite non so chi e non so come. Il problema consisteva nel fatto che si girava di notte e Visconti era noto per il suo perfezionismo. Insomma la scena, che poi abbiamo visto al cinema e durava, se ricordo bene, un paio di minuti, l’avevano ripresa una decina di volte e ogni volta han dovuto andare a caccia delle pantegane per riportarle alla partenza. Tutta la troupe, con i cacciatori e lui in testa per dare l’esempio. Era sconvolto dalla velocità e dalla destrezza delle pantegane veneziane, ma dubito che avesse avuto in precedenza simili esperienze. Per consolarsi “ci” aveva portato una torta enorme che io ho appena assaggiato, Linda non mangiava dolci e lui, una fetta dietro l’altra, se l’è mangiata tutta, pisolando sulla poltrona e raccontandoci, ad ogni risveglio, un pezzo della terribile avventura notturna.
Pietrangeli e il cinema di ribellione
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Ha partecipato come aiuto regista ad altri film finché non ha idealmente preso in mano la macchina da presa ed ha diretto suoi lavori. Debutta nel 1974 con un documentario di notevole impatto politico: ”Il bianco e il nero”, una denuncia esplicita della collusione di parte dello Stato con le forze neo-fasciste. Nel 1977 dirige il film ”Porci con le ali”, tratto dall’omonimo romanzo, successo editoriale dell’anno di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice. Il lavoro non ebbe lo stesso successo; l’accoglienza, sia presso la critica che tra gli stessi autori e i giovani, è fredda per non dire negativa. Nel 1980 realizzò il suo ultimo film: “I giorni cantati” a cui parteciparono come interpreti Francesco Guccini e larga parte dei componenti il Nuovo Canzoniere Italiano.
Dal cinema alla televisione
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L’ultimo incontro col cinema lo ebbe nel 2001 scrivendo e girando con Wilma Labate e Roberto Giannarelli il documentario “Genova. Per noi” un lavoro sulle indimenticabili giornate di Genova nel corso delle quali, durante uno dei numerosi scontri con la polizia, rimase ucciso il giovane Carlo Giuliani.
Nel frattempo Paolo aveva già scelto di investire le proprie energie principalmente sul settore televisivo, abbandonando quello cinematografico e riducendo progressivamente i suoi impegni musicali, specialmente quelli che lo sottoponevano a spostamenti faticosi.
Dal 1981 ha diretto il notissimo “Maurizio Costanzo Show” per oltre 20 anni, passando successivamente alla direzione di “Amici” di Maria De Filippi.
Lavoro si..ma…
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Mi è capitato più di una volta di trovarmi accanto a lui sul palco quando qualche “anima bella” dalla platea lo accusava di essere “venduto al padrone… a Berlusconi,… insomma più o meno al demonio” e le sue risposte erano dirette, franche, puntuali “Quanto hai pagato tu per entrare qui questa sera? (i nostri incontri avvenivano quasi sempre all’interno di iniziative politiche a ingresso gratuito)” “Niente, ma che c’entra?” “Bene! E io, noi vogliamo che così resti. Ma per questo dobbiamo lavorare, abbiamo un lavoro e quel lavoro ce lo dà un padrone, come il tuo, se non sei un libero professionista o a tua volta un padrone….” sembrava che non si arrabbiasse. Il vocione era forte e deciso, ma dominato, sotto controllo. Una sera, dopo un intervento del genere proprio a Mira, attorno alle due di notte un mio amico medico ed io lo abbiamo portato d’urgenza in cardiologia a Mirano e il giorno dopo lo abbiamo caricato in aereo con mille raccomandazioni dello specialista perché quella che aveva era una cosa seria, ma lui doveva andare assolutamente a Roma. Al lavoro.