“Avevo un borsone di documenti che erano un lungo filo di lana la cui storia si tesseva attraverso i periodi travagliati di Venezia”. Sandro Zara. Le storie più suggestive nascono spesso da incontri importanti. Due grandi amici percorrono in bicicletta il Cammino di Santiago di Compostela, è autunno e devono affrontare le più incredibili intemperie, un vento contrario fortissimo che rallenta il percorso, le notti passate in alloggi di fortuna. L’avventuroso pellegrinaggio salda ancor di più l’amicizia, dando il via ad un libro prezioso che forse non sarebbe nato senza questo viaggio dell’anima: “Cini, Venezia. Una storia a fil di lana” Antiga edizioni, scritto da Sandro Zara e Pietro Ruo.
Un filo di lana che unisce imprenditoria e giornalismo
Un imprenditore della moda e un giornalista scrittore entrambi miranesi, per raccontare una vicenda piena di fascino, dal cuore antico ma anche molto contemporanea. Sandro Zara, durante il Cammino rivela a Pietro Ruo di possedere un sacco di materiale molto speciale, un mitico “borsone di documenti”.
Dalla Serenissima ad oggi una storia che corre lungo un filo
La storia inedita ripercorre l’arte della lana così come vissuta nei secoli dalla Repubblica Serenissima, soggetta a precise regole che imponevano la massima qualità del prodotto, pena multe salatissime. I panni venivano rigorosamente controllati e se difettosi dati alle fiamme a Rialto. In quel tempo la città lagunare era una vera metropoli con i suoi centomila abitanti, una delle più popolose d’Europa.
Ma è alla fine del 1700 che si inserisce la vicenda di Giacomo Tarma, cordarolo, con negozio in centro a Rialto. I documenti antichi attestano la presenza della ditta Zuanne Tarma che produceva cordami e telerie, con un negozio nei pressi del Traghetto del Buso, snodo centrale della città, dal commercio al meretricio.
Un giro per Venezia
L’attività si concentra in uno dei sestieri più popolari e interessanti di Venezia, Santa Croce, dove Tarma nel 1829 acquista dai conti Giovanelli un quattrocentesco Palazzo sul Canal Grande all’angolo con il rio di San Zan Degolà. In quest’area sorgono il laboratorio, gli uffici, l’abitazione padronale, le case per gli operai.
Omen Nomen
Stupisce alquanto il cognome Tarma, probabilmente di origine istriana, associato alla lana. Nel libro poi scopriremo altri significati di questo termine, in ogni caso nonostante l’assonanza con il più temibile dei “competitor” della lana, la ditta detiene un primato di affidabilità e competenza.
Il libro narra le vicende storiche attraverso la vita dei protagonisti: dagli splendori, agli anni difficili come il fatidico 1797 con il saccheggio della città e anche l’incendio devastante del negozio e dell’abitazione.
Giacomo Tarma e il suo filo di lana
Giacomo Tarma è un uomo lungimirante, alla fine del ‘700 capisce che un mondo sta per finire, quello legato alle grandi navi a vela e così inizia a produrre coperte e tessuti di vario genere. La sua eredità viene raccolta da quello che è qualcosa di più di un figlio adottivo. Qui si apre un colpo di scena che potremo approfondire leggendo la storia completa.
Quando il titolare muore, tra lo sconcerto dei numerosi parenti che devono accontentarsi di qualche legato di poco conto, nel testamento letto davanti al notaio, si scopre che ad essere nominato erede universale è proprio il figlio adottivo FrancescoCini.
Da quel momento comincia l’impetuosa crescita del lanificio Cini fino alla sua morte nel 1859. I figli sono sei, ma soltanto ai tre maschi, come si usava a quei tempi, viene lasciata in eredità l’azienda.
Foto e parole: un filo che si intreccia nella narrazione
Il libro è arricchito da fotografie e documenti originali inediti e si sfoglia come una grande avventura, un viaggio di intere generazioni e capovolgimenti storici. Con l’Unità d’Italia arrivano grossi problemi per il lanificio. Viene eliminato il porto franco, aumentano i costi di produzione. Non resta che salire a Ceneda sulle rive del Meschio. Questo fiume della pedemontana veneta pieno di forza e bellezza sarà la forza motrice della nuova fabbrica.
Tra immagini d’epoca e aneddoti storici tutto si muove come in una sapiente sceneggiatura: Carlo Cini, il nuovo erede, prende un carro trainato da cavalli e va a riprendersi le macchine e i telai sottratti dalle truppe austroungariche. Altre storie ancora: la partecipazione alla Resistenza, l’affermazione dell’azienda tra le più importanti nel settore tessile nel secondo dopoguerra, una favolosa vincita al lotto che avrà un peso inaspettato.
La crisi
Poi la crisi dei primi anni Settanta quando l’innovazione non basta per rimanere a galla, il fallimento e la chiusura. Ma l’ultimo erede Giorgio Zava Cini non si rassegna a veder scomparire il nome di un’azienda storica. Si reca da Sandro Zara, che aveva conosciuto ai tempi d’oro come cliente e gli offre tutti i suoi archivi e l’utilizzo del nome nella consapevolezza che l’imprenditore miranese ne avrebbe fatto buon uso.
Una nuova avventura
L’avventura continua perché scopriamo come Zara, partendo dal nulla nei primi anni Sessanta, grazie alla professionalità e alla passione per i tessuti in lana, reinventa leggendari capi d’abbigliamento come il tabarro. Quindi una storia che prosegue grazie al passaggio importante di testimone da Giorgio Zava Cini a Sandro Zara.
Autori in corte a fil di lana
“Cini, Venezia. Una storia a fil di lana” ha inaugurato la rassegna autunnale “Autori in corte” evento organizzato dalla Biblioteca comunale di Mirano che ha in programma altri appuntamenti letterari interessanti tra ottobre e novembre.
Pietro Ruo
Il profilo degli autori è di grande spessore. Pietro Ruo ha diretto per molti anni due redazioni storiche de “Il Gazzettino” quella di Belluno e Treviso. È stato caporedattore centrale a Mestre. Ha realizzato numerosi servizi e inchieste in Italia e all’estero, dal terremoto in Umbria agli attentati terroristici di Madrid del 2014.
Ha seguito casi clamorosi come quello di Roberto Succo, “l’assassino dagli occhi di ghiaccio”.
Tra i suoi libri: “I segreti del lago, l’altra verità sui fatti di Alleghe” e “Il comunista, l’ebreo e il miscredente pellegrini a Santiago di Compostela” che ho avuto il privilegio di presentare anni fa nel corso di una mia trasmissione televisiva, colpita ovviamente dal titolo stupendo.
Sandro Zara
Sandro Zara è un imprenditore della moda che grazie a competenza e passione ha saputo collezionare una serie di notevoli successi. È stato uno dei primi a cogliere l’importanza dell’avvento dei jeans conquistando la stima della Levi’s.
Ha rilanciato il tabarro in tutto il mondo attraverso stupendi modelli presi dall’antica tradizione.
L’amicizia con l’ultimo discendente della Lanificio Cini, lo ha portato a rilevarne il marchio realizzando in chiave moderna stili e tessuti del secolo scorso. Zara ha iniziato a lavorare nel settore sin da ragazzo entrando nei grandi magazzini Coin, proprio dagli insegnamenti di Alfonso Coin è nata la sua passione per i tessuti di lana.
Un filo di lana collega oltre mille anni
Questa vicenda non può che emozionare. Coinvolge per le vicende storiche dei protagonisti, per lo stile del racconto e per la modalità con cui è nata: da un pellegrinaggio a Santiago di Compostela.
A proposito, il 2021 è importante per San Giacomo Apostolo, infatti quando la festa cade di domenica come il 25 luglio di quest’anno, viene proclamato il Giubileo Compostelano, l’ultimo è stato nel 2010. Una celebrazione che ha coinvolto tutta Europa e il mondo e che papa Francesco ha voluto prolungare anche per il 2022 dato che la pandemia ha inevitabilmente limitato i pellegrinaggi. Un motivo in più per leggere questo libro nato da un sorprendente viaggio dell’anima, a fil di lana.
Grazie un bellissimo articolo!
Veramente interessante . Lei mi ha fatto conoscere una storia che mi sta avvincendo. Grazie
Dott.ssa Elisabetta, anche oggi ci ha incuriosito e ci ha invitato a leggere con attenzione il suo bellissimo articolo. La storia del panno lana veneziano è molto interessante e così legata alla contingenza delle vicende storiche, del costume e dei mutamenti dovuti al mercato e alle occupazioni straniere della Serenissima. Interessante il racconto che si snoda dalla famiglia Tarma a quella Cini, forse Francesco Cini aveva dimostrato talento e passione più dei legittimi eredi. Il gesto di Giorgio Zava Cini dimostra l’interesse per la tradizione, per il prodotto, per il marchio e quindi è come se anche lui avesse fatto dono ad un altro “figlio adottivo”, Sandro Zara, delle sue conoscenze tessili e imprenditoriali. Certo che la produzione e la distribuzione di oggi non posso limitarsi al panno lana come nel Settecento, si va verso un prodotto di buona qualità come nel passato, ma oggi il capo deve essere finito, originale e venduto in una efficace rete commerciale. Della biografia del giornalista coautore Pietro Ruo mi ha incuriosito un altro libro: “I segreti del lago, l’altra verità sui fatti di Alleghe”. Infatti mia madre Ivonne, grande lettrice, invece di leggermi le favole, mi leggeva il libro Cuore e quando le sembrava che avessi pianto troppo poco, si lasciava andare ed entrava nella cronaca. Mi raccontava, con molto colore, dello smemorato di Collegno, della Cianciulli, nota come la saponificatrice di Correggio e di altri casi simili. Tra questi racconti c’era anche quello degli omicidi che sono accaduti in questo albergo di Alleghe, la morte di una cameriera, ma non mi ricordo più il motivo di una catena di omicidi. Insomma da un libro si passa ad un altro, da un racconto si passa ad una nuova storia. Grazie Dott.ssa Elisabetta per raccontare così bene la sua splendida città.
Bello questo intreccio di personaggi e di eventi storici! L’incontro di questi due amici ha il sapore di una favola basata sui buoni sentimenti e sulla capacità premiata dei protagonisti
Molto interessante, cara Elisabetta, lo sviluppo delle varie attività delle note famiglie riportate nel tuo articolo. Per
motivi familiari sono incuriosito soprattutto dalla famiglia Cini con la quale mio padre aveva dei rapporti particolari. Anche il riferimento al libro dei delitti di Alleghe del Saviane mi coinvolge, anche se in minima parte, quando all’inizio l’autore fa menzione a un mio parente di Castelfranco Veneto (mio zio Cecconi) prima di addentrarsi nel racconto dei tragici omicidi. Sono sempre sorpreso dalla tua varia ricerca di fatti che mi attraggono e dallo sviluppo che riesci a dare alle vicende. Sei appassionante come sempre