Il sistema colore variabile che ha tinto la carta geografica dell’Italia, e determinato i comportamenti dei suoi abitanti, ignorava forse per pudore quale dovrebb’essere il vero colore della situazione pandemica, che è (ancora) nera. Quel disegno, anche per un’ora soltanto, dovrebbe essere tutto nero, il colore del lutto che evoca senza parole d’occasione i più di centomila morti italiani. E’ il nero del dolore infinito che strazia le famiglie aggredite dal virus: quel dolore morale, psicologico, cioè dell’anima, che è umano, solamente umano. Infatti, di suo, la Natura on questa stagione si pavoneggia in un autoreferenziale arcobaleno di colori e di forme cromatiche esuberanti. Silenzioso, il male invisibile è entrato nelle fibre stesse della società e delle persone, nelle nostre case, negli ospedali, nei rifugi per anziani e ha rubato la vita ai più deboli. E vi rimarrà a lungo: in convivenza.

Noi siamo un crocevia
Tra essere e non essere, amleticamente parlando, c’è, ci può essere, una terza via? Un celebre prete italiano, don Giussani, ha scritto: “L’io, il nostro io, è il crocevia fra l’essere e il nulla”, che echeggiava J. P. Sartre ma proseguiva su un’altra strada, non credendo, Giussani, che “l’esistenza finisca nella polvere del tempo” ma anzi convinto che il nostro tempo – parole sue – è “gravido di futuro”. E sappiamo Quale sia il futuro secondo la sua fede. Parole da meditazione, naturalmente, anche per chi non veste la tonaca o non si affida a un dio (ce ne sono sicuramente diversi in circolazione).
E se fossimo formiche……

“E se fossi una formica? Mi sforzavo di immaginarmi dentro una di loro, con tutte quelle zampette”. Ah, la letteratura! La scrittrice Luce d’Eramo (mi riferisco al suo libro Io sono un’aliena, che è del 1999) aveva di questi pensieri fuggitivi, quando non c’era la pandemia ma lei stava vivendo quella stagione profonda e un po’ misteriosa che è l’infanzia collocata/radicata in un preciso momento della Storia: allora, da ragazzi, trasformarsi diventa una possibilità e, sotto la spinta dell’energia sorgiva della crescita, si aprono campi sconfinati all’immaginazione.
Ma oggi, qui, al massimo ci spinge l’ombra della morte seriale e del disagio psichico. E se un sogno ci accompagna, è quello di una trasformazione che ci aiuti a scappare, a rompere le catene dell’incertezza e del permanere del lutto. Quel sogno è la speranza. In fondo, come ci ricorda la scrittrice, c’è un alieno che sonnecchia in ciascuno di noi: e si può svegliare.
Fuggire
(poesia)
C’è chi prende i sogni
e li rovescia
nel cestino.
C’è chi entra nella vita
e la cancella
col bianchino.
Altri, fra vita e sogni,
hanno scelto
di fuggire.
Così sia…
(Anonimo veneto)