Dalle api agli oceani: una sorta di maratona, iniziata il 20 maggio con la giornata mondiale dedicata alle api e culminata l’8 Giugno con la giornata dedicata agli oceani, ha scandito nelle ultime settimane il tentativo di risvegliare definitivamente le nostre coscienze e attirare la nostra attenzione in modo concreto sulla necessità di modificare i nostri stili di vita se vogliamo preservare il Pianeta che abitiamo. La maratona è stata poi arricchita, nel nostro Paese, da un evento attorno a cui si discute, ma che indubbiamente ha il merito di ufficializzare un impegno: la modifica dell’articolo 9 della nostra Costituzione, al fine di includere, nella tutela, non solo genericamente l’ambiente, ma anche “la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”.
Api, oceani ed ecosistemi
Biodiversità ed ecosistemi sembrano termini tecnici, distanti dalla nostra quotidianità, termini per addetti ai lavori. In realtà, si tratta di concetti chiave, di cui è necessario che ciascuno di noi si impadronisca nella propria quotidianità, se vogliamo che questo nuovo decennio, inaugurato il 5 Giugno dalle Nazioni Unite come il decennio dedicato alla “Restaurazione degli ecosistemi”, porti a dei cambiamenti concreti. Non basta, infatti, dichiarare di amare la natura e gli animali: è necessario assumerci la responsabilità di questo amore, a partire dalle conseguenze delle nostre azioni quotidiane – quelle di ciascuno di noi, dalle più semplici alle più complesse – sulla natura e sugli animali.
L’intervento di Goleman

Come ha sottolineato Daniel Goleman – psicologo che ha dedicato il suo lavoro a studiare i diversi tipi di intelligenza che ci caratterizzano, tra cui l’intelligenza ecologica – conduciamo le nostre vite senza pensare alle conseguenze delle nostre azioni per il Pianeta. Trascuriamo volutamente i legami che esistono tra le nostre azioni quotidiane, per esempio l’acquisto di un determinato prodotto o lo spreco di una risorsa come l’acqua, e l’impatto che tali azioni hanno sul Pianeta.
Api, oceani ed ecosistema. Non si può più perdere tempo
Ma la situazione attuale non permette più di continuare in questa trascuratezza: siamo arrivati al dunque ed è venuto il tempo di decidere se vogliamo essere artefici concreti di un cambiamento – e darci da fare per ripristinare gli ecosistemi di cui siamo parte – o se vogliamo lasciare in eredità ai giovani e alle generazioni future solo ciò che resta di quel che abbiamo contribuito a distruggere.

Ma vediamo meglio come si è svolta la maratona iniziata il 20 maggio. Si parla di api
Quel giorno è stato scelto dall’ONU per celebrare la necessità di proteggere un animale simbolo della tutela degli ecosistemi, le api. Perché le api? Le persone, lentamente, stanno imparando che proprio a questi piccoli insetti si deve la sopravvivenza, per alcuni aspetti chiave, degli ecosistemi di cui siamo parte. Senza le api – e con loro tutti gli insetti impollinatori – non può attuarsi il meccanismo dell’impollinazione e tutto ciò che questo comporta. Le api sono sentinelle ambientali fondamentali, ma sono protagoniste di un declino drammatico a causa dell’impiego dei pesticidi, dalla distruzione degli habitat naturali, dell’estensione delle monoculture. La loro tutela non è più procrastinabile ed è necessario imparare a conoscere questi insetti, le loro caratteristiche, le loro abitudini, perché, come ci ha insegnato l’ambientalista e ingegnere senegalese Baba Dioum, possiamo proteggere e preservare solo ciò che conosciamo. Pochi, ad esempio, sanno quante specie di api vi siano nel nostro territorio e quasi nessuno sa cosa fare se vede un’ape stremata posarsi sul proprio balcone.
Dopo le api la biodiversità

La maratona è poi proseguita, due giorni dopo, il 22 Maggio, con la giornata mondiale dedicata alla biodiversità, che ogni anno celebra l’adozione della Convenzione per la Diversità biologica, avvenuta il 22 Maggio 1992. Quest’anno il tema della giornata mondiale è stato ‘siamo parte della soluzione’, a ricordare che tutti – ognuno di noi – possiamo fare qualcosa. Vi sono anche delle raccomandazioni speciali, definite ‘transizioni’, allo scopo di tracciare in modo chiaro l’unico percorso sostenibile: la transizione verso un’agricoltura sostenibile, la transizione verso sistemi alimentari sostenibili, verso oceani sostenibili, verso un uso sostenibile dell’acqua e così via. E la risoluzione sulla strategia sulla Biodiversità, con la necessità di definire obiettivi vincolanti in proposito, è stata approvata in questi giorni dal parlamento Ue.
Dalle api alla giornata mondiale del 5 giugno

A dire il vero, la maratona era iniziata già il 22 aprile, con l’‘EarthDay’, la giornata della Terra, inaugurata il 22 Aprile 1970 nel solco della sensibilità ambientale generatasi in seno alle nuove generazioni degli anni Sessanta. Nel 1969, John McConnell, un attivista per la pace, avanzò la proposta di istituire una giornata per celebrare la Terra e la pace e fu sostenuto dall’allora segretario generale delle Nazioni Unite U. Thant. Così, il 22 Aprile del 1970, 20 milioni di persone negli Stati Uniti, soprattutto grazie alla movimentazione degli studenti universitari, parteciparono ad una storica manifestazione a difesa della Terra, che da allora si ripete ogni anno e quest’anno ha celebrato i cinquantun anni. Cambiare la mentalità delle persone: questo è il punto decisivo sottolineato dalla Giornata dedicata alla Terra, ma poi anche dalla giornata mondiale dedicata all’ambiente, il 5 Giugno.
L’ONU

Il 5 Giugno ogni anno si celebra la ricorrenza, istituita dall’Assemblea generale dell’ONU, della storica conferenza sull’Ambiente che fu tenuta a Stoccolma nel 1972, durante la quale venne delineato il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP). Il 5 giugno di quest’anno segna l’inizio ufficiale del decennio 2021-2030 dedicato dalle Nazioni Unite al Ripristino degli Ecosistemi. Secondo il programma UNEP, gli investimenti per ripristinare gli ecosistemi – come la riforestazione, la tutela dei diversi ecosistemi, le azioni contro il degrado e lo spreco di risorse – dovranno triplicare da qui al 2030 e quadruplicare entro il 2050. Questo permetterà di affrontare in maniera congiunta le crisi interconnesse, come gli studi oramai hanno provato, tra cambiamenti climatici, degrado degli ecosistemi e perdita della biodiversità. La buon notizia è che, se vogliamo, forse siamo in tempo e gli investimenti, ispirati da una vera e propria economia del ripristino, saranno ben compensati dai benefici, stimati di ben dieci volte superiori agli investimenti previsti.
L’8 giugno, dopo le api, è toccato agli oceani
La maratona si è poi estesa sino all’8 Giugno, questa volta in ricordo della Conferenza sull’ambiente di Rio de Janeiro del 1992, in cui per la prima volta si discusse in modo esplicito della tutela degli ecosistemi. L’8 Giugno è la giornata dedicata agli Oceani e alla loro tutela, per ricordarci che la Terra è costituita per il 70% da ambienti acquatici, che necessitano della medesima attenzione e dei medesimi investimenti di ripristino degli ecosistemi terrestri.
Perchè farlo

Resta da chiedersi ‘perché’ dovremmo preservare la Natura e sforzarci di restaurare gli ecosistemi. La risposta più ovvia, e quella più utilizzata nelle campagne di sensibilizzazione, è legata alla nostra sopravvivenza. Le ragioni, cioè, sarebbero di tipo strumentale: se vogliamo sopravvivere, dobbiamo salvare il Pianeta in cui viviamo. Esistono, tuttavia, anche altre ragioni, alcune che fanno leva sul valore in sé della Natura, altre che ricollocano la nostra esistenza in un orizzonte più ampio, quello di cui siamo parte, e da cui dipende la nostra fioritura, il nostro sviluppo come esseri umani. Siamo parte del sistema, non esterni ad esso. Come ha riassunto brillantemente il filosofo e critico canadese Marshall Mc Luhan, “non ci sono passeggeri sul battello Terra. Siamo tutti membri dello stesso equipaggio”.
La novità
La novità, allora, sottolineata dalla maratona di quest’anno – che giunge dopo un tempo buio che ci ha ricordato in modo drammatico che siamo parte di un sistema più grande di noi – risiede soprattutto nella portata del cambiamento richiesto: non sono solo le nazioni, i governi, le autorità, infatti, a dover determinare il cambiamento, ma ognuno di noi, intervenendo capillarmente, con buona volontà, ogni giorno, sul proprio stile di vita. Siamo tutti responsabili, nessuno escluso.
