Da tutto il Nord Est i titolari e i cuochi di ristoranti e trattorie, siano essi blasonati che popolari, lanciano all’unanimità il loro grido alle autorità governative per rivedere le condizioni e le regole di apertura dei locali. Sono tutti rivolti nel pensare che le cosiddette aperture parziali sono frutto di tecnici “inesperti” che stanno creando ansie e problematiche a questo comparto che sta soffrendo da mesi. L’ “apertura” dei locali della ristorazione dal 26 aprile non accontenta nessuno. Tutti dicono: regole sbagliate.
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Dal Friuli? Regole sbagliate!
Dal Friuli c’è il grido di Federica Cengarle che, con mamma e papà Aurelio, gestisce la prestigiosa Trattoria Al Paradiso di Pocenia in provincia di Udine.
“Abbiamo un grande senso di ansia perché non sappiamo cosa fare. Abbiamo perso l’80 per cento del fatturato, il nostro ristorante vive molto di banchetti e matrimoni. Qui è crollato tutto. Noi siamo per le regole anti-covid, abbiamo predisposto tutto, distanze, sicurezze ecc. Ma non sappiamo cosa fare se ci impongono chiusure e coprifuoco”. La trattoria Al Paradiso è uno dei raffinati locali recuperati da un’antica villa in un paesino nella campagna friulana, qui la gente arriva apposta “E’ terribile quello che viviamo, ogni giorno abbiamo un’ansia …. Abbiamo bisogno di lavoro come l’aria che respiriamo!”
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Regole sbagliate anche in Alto Adige
A Merano, in Alto Adige, Angelika Schmid di Villa Eden sottolinea: “Non ha molto senso chiudere i ristoranti alle 22, inoltre se il tempo non è clemente, cosa possiamo fare?” Il suo hotel 5 stelle è specializzato nel rigenerare il corpo e il suo ristorante lavora molto per una migliore nutrizione “La provincia (autonoma) di Bolzano ha avviato – prima fra tutte – un green-pass che viene rilasciato a chi ha effettuato il vaccino o a chi ha un test negativo non più vecchio di 72 ore”.
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In Veneto tra regole sbagliate e speranze
Nei Colli Euganei, a Torreglia c’è la “Food Walley”, la concentrazione maggiore di ristoranti e trattorie nel Parco dei Colli. il “re” dei ristoratori è Fabio Legnaro dell’Antica Trattoria Ballotta che, nonostante il suo proverbiale ottimismo, rilascia qualche commento in agrodolce.
“Il governo non è organizzato a darci delle regole chiare. Noi stiamo rispettando tutte le misure anti-covid, ma rimaniamo increduli su come si può decidere di chiudere alle 22.00. Ringraziamo il prefetto di Padova che comprende le nostre problematiche e cerca di trovare delle soluzioni (ad esempio la possibilità, se abbiamo una vetrata e disponibilità esterna, di poter stare all’interno accanto alla vetrata stessa). Restando al di fuori abbiamo dotato i nostri clienti di coperte da mettere sulle gambe, visto il maltempo e il freddo… Sappiamo che anche altri stati come Germania e Austria stanno soffrendo, ma permetteteci di dire che ci siano regole chiare. Comunque speriamo di vedere la luce in fondo al tunnel”
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Il giudizio duro a Lonigo e Arcugnano
Dai Colli Euganei ci spostiamo verso la riviera Berica, a Lonigo in provincia di Vicenza. Cristian Florio del ristorante Arena di Lonigo ci dice sconsolato: “ Faccio parte di quella categoria discriminata… ovvero di quella categoria di ristoranti e trattorie che deve tenere chiuso perché fuori non ho il plateatico. In provincia di Vicenza il 50 per cento dei locali non ha l’esterno. E per i colleghi che lo hanno, purtroppo per loro, il tempo in questi giorni è stato inclemente. Sembra quasi che i governanti ci vogliano dividere… E poi – sorride – sembra che abbiano consultato i meteorologi sapendo che in questi giorni fa freddo e brutto tempo. Pertanto non ci sono clienti neppure per quel 50 per cento che ha spazio esterno. Paradossi esagerati, regole confuse…. “
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La giovane e blasonata cuoca Eleonora Andriolo con il suo bel ristorante sopra i Colli Berici “Acchiappagusto” di Arcugnano è sconsolata.
“Io ho spazio all’aperto, un bellissimo panorama, ma devo fare i conti con il tempo che è diventato il nostro oracolo. Dobbiamo rapportarci con lui, se domani fa bello ho speranza, ma qui – dall’apertura – è sempre maltempo. Non viene nessuno. E poi è assurdo sbaraccare alle 22.00 quando abbiamo ancora il sole. Speravo di lavorare almeno all’aperto.. ho fatto acquisti per preparare da cucinare. Ma il tempo è infausto. Oltre il danno, anche la beffa”.
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Anche dal padovano un solo allarme “Regole sbagliate”
A Conselve, nella Bassa Padovana, c’è l’Osteria A Modo Mio, un ristorante gestito da Francesco Amodei e Alberto Stefanello. Francesco ha studiato giurisprudenza ma la passione l’ha sempre avuta per la ristorazione, una grande esperienza in Germania a Francoforte, dove gestiva il ristorante in cui Mario Draghi, quando era presidente della BCE, andava a mangiare. Conosce i suoi gusti. “Io e Alberto non siamo felici, la burocrazia italiana è al di sopra della salute. Ci sono cose assurde, noi abbiamo sempre seguito alla lettera le misure di sicurezza anti-covid, ma ora vediamo l’assurdità della chiusura alle 22.00, ristoranti che possono tenere aperti perché hanno lo spazio esterno e altri no perché hanno solo sale interne… ma perché questo se rispettiamo le regole?”
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Anche Michele Carretta titolare del ristorante Incalmo (che punta a riconoscimenti importanti) di Este è deluso. Il suo ristorante è chiuso. Aprirà il primo giugno, con la speranza di regole e orari nuovi.
“Il nostro ristorante segue una filosofia diversa. I nostri chef lavorano per una tipologia di clientela che punta a un’esperienza di tipo sensoriale. Non si viene a mangiare con il patema di terminare entro un’ora stabilita. Per noi la parola “coprifuoco” o le chiusure imposte non possono esistere. Noi abbiamo fatto grandi investimenti, abbiamo allargato la sala, diminuito i tavoli, siamo perfettamente in regola con le misure anti-covid. Ma ci devono far lavorare.
Stiamo pensando a una cena con apertura per l’aperitivo alle 17, una “carta-degustazione”. Ma non possiamo avere il coprifuoco. Abbiamo tanta voglia di ricominciare”.
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Nel veneziano
Davide Di Rocco del ristorante Ca’ Matta di Noale (Venezia) è deluso, ha il dente avvelenato. “Io ho messo tutto di me, ma ormai non ce la faccio più. La situazione è disastrosa, il meccanismo di chiusura delle 22 è assurdo, per giunta non capisco il concetto dell’uso del bagno per i nostri clienti “solo per necessità”… Sembra una barzelletta. Io in un anno ho tenuto aperto il mio ristorante solo 5 mesi e mezzo, faccia lei i conti…”
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Decisamente più duro Valentin Caramlau, famoso cuoco del ristorante “Braccio di Ferro” nel veneziato a Oriago di Mira:
“Come possiamo essere contenti? Noi dobbiamo tenere chiuso il nostro ristorante perché non abbiamo la possibilità di avere spazi esterni. Capisce come può essere il nostro stato d’animo! Io ho aperto il mio ristorante in piena pandemia, sono innamorato del mio lavoro, seguo tutte le regole di sicurezza anti-covid . Ma che differenza passa tra i ristoranti che possono aprire all’esterno e noi che abbiamo sale grandi e rispettiamo i distanziamenti? Purtroppo il problema del coprifuoco alle 22.00 non ce l’ho perché io sono comunque chiuso”.
Tutti, ma proprio tutti, sperano in un cambiamento rispettando le regole di sicurezza covid: apertura dopo le 22 sia per ristoranti e trattorie con o senza plateatici, regole chiare. Con il buonsenso.
Siamo tutti solidali con i nostri ristoratori …stellati o no! LE REGOLE COSÌ COME SONO NON VANNO BENE
Ben scritto e ben fatto………con questi decreti si innescano discriminazioni….chi può….e chi non può…… sebbene ci siano tutte le avvertenze….ecc……..