Se c’è una cosa che mi mette ansia è il pensiero degli animali che vivono la loro vita in gabbia, che siano animali da allevamento intensivo (bovini, suini, pollame, conigli..), animali che vivono in casa (uccellini, pesci) o selvatici negli zoo. Non posso pensare ad una intera vita sprecata e vissuta in una voliera senza poter volare liberi, in una boccia di vetro senza poter nuotare in mare, in una stalla senza mai vedere la luce del sole. Mi manca l’aria. Purtroppo a questa sorte è spesso destinata anche la specie più collaborativa e fedele per l’uomo, il cane, anche se forse in modo meno evidente rispetto agli esempi che ho citato. Fra tutti i maltrattamenti, infatti, per il cane l’isolamento è forse il peggiore perché il più subdolo e perché spesso risulta difficilmente compreso.
Il cane è un animale sociale
È una frase che si sente dire spesso: ma cosa vuol dire esattamente? Non significa semplicemente che al cane piace stare in compagnia, ma più ampiamente che è fatto per vivere in “branco”: non pensa come singolo individuo e non concepisce di agire da solo, ma la sua intelligenza sociale lo porta a mettere al primo posto la sopravvivenza e il benessere del gruppo a cui appartiene. È la sua attitudine a collaborare che ha reso questo animale così speciale e utile per l’uomo, ma spesso viene scambiata per semplice fedeltà e sottomissione.
Vari livelli di isolamento sociale
Se da tempo, fortunatamente, detenere un cane a catena è fuori legge, a mio avviso dovrebbe essere vietato anche tenerlo perennemente chiuso in un recinto. Purtroppo concezioni vecchie e superate vedono ancora Fido come un oggetto che ha l’unico scopo di fare la guardia: viene così rinchiuso per tutta la vita in un recinto, e l’unico contatto che ha con gli umani è il momento in cui gli viene messa giù la ciotola. A molti forse sembrerà incredibile, ma vi assicuro che in campagna esistono ancora molti di questi casi. È sicuramente una questione culturale, molte persone sono sempre state abituate così e questo modo di considerare il cane è per loro assolutamente naturale e lecito.
Isolamento sociale è anche lasciare perennemente un cane da solo in giardino. Ed è per questo che mi batto contro la concezione che il cane si deve prendere solo se si ha un cortile: credo di poter affermare senza troppi dubbi che è più felice un cane che vive in appartamento ma che fa molte passeggiate con il suo umano che uno che vive in giardino da solo, magari senza la possibilità di entrare in casa assieme alla famiglia, perché “ha un sacco di spazio per correre”. Ricordatevi che un cane corre e gioca da solo in giardino solo perché è l’unica cosa che gli permette di passare il tempo (poi lo rimproveriamo pure perché fa le buche o perché distrugge le piante!), ma vi assicuro che preferirebbe di gran lunga camminare, correre e giocare con voi. Non esiste giardino tanto grande che possa colmare la mancanza della vita in comune!
Isolamento sociale è anche ignorare perennemente il cane, farlo uscire solo per brevi momenti dedicati giusto all’espletamento dei bisogni fisiologici, non giocare mai con lui e non fare alcuna attività condivisa. Includo, in modo un po’ provocatorio, anche l’uscire con il cane in passeggiata senza degnarlo di uno sguardo perché si è troppo impegnati a guardare il cellulare!
Un concetto che si espande a molti altri campi
Quando prendete un cane vi assumete la responsabilità di un essere vivente, che dipenderà del tutto da voi. Se non avete tempo, se dovete lavorare un sacco, se avete mille altre cose da fare, non siate egoisti: non prendetevelo un cane!
Purtroppo, a questo punto, mi viene naturale ripensare a tutte le altre forme di maltrattamento che subiscono gli esseri viventi a causa dell’uomo. Pesci chiusi in una boccia di vetro quando avrebbero il diritto di nuotare in mare aperto. Canarini e pappagallini reclusi in una voliera per allietare il nostro sguardo. Orsi rinchiusi in un recinto perché considerati pericolosi. Polli che concludono la loro esistenza ammassati in una minuscola gabbia senza mai toccare terra. E non sono neanche i peggiori, ma mi fermo qua perché la casistica è veramente ampia e non è questa la sede idonea per trattare l’argomento.
Sono convinta che la nostra breve esistenza in questo mondo dovrebbe svolgersi nel rispetto di tutto ciò che ci circonda, con un’alta attenzione nei confronti della diversità e di ciò con cui veniamo a contatto, che siano persone, animali, piante o cose. D’altronde, chi siamo noi Sapiens per prenderci il diritto di imporci sulle altre specie limitando o distruggendo la loro libertà?