Da fonti più che attendibili, è stato calcolato che l’emergenza sanitaria ed economica attualmente in corso sta avendo impatti pesanti anche in settori della vita quotidiana che non ci si sarebbe mai aspettato. Ad esempio, in termine di gestione dei rifiuti, si è messo in evidenza come la necessità di far fronte alle carenze impiantistiche e quella di ripensare il sistema di recupero, trattamento e riciclo dei rifiuti, siano argomenti che iniziano a rivestire carattere di estrema urgenza.
Uno studio appena pubblicato e redatto da una delle società professionali indipendenti di maggior attendibilità nei settori chiave di ambiente, energia, infrastrutture e utilities, rende noto e dimostra, numeri alla mano, che l’emergenza economico-sanitaria provocata dalla pandemia ha generato una perdita di fatturato per le aziende del settore dei rifiuti speciali. Perdita pari a circa un miliardo di Euro.
I rifiuti speciale

In questo studio, è stato ampiamente provato che, fatta una prima stima partendo dai settori indicati dal DPCM del 25 marzo 2020, che ha modificato l’elenco dei codici ATECO propri delle aziende precedentemente operanti in questo settore.
Ipotizzando che nel complesso si perdano due mesi lavorativi tra fermo e ripartenza, si avrebbero tra i 4,2 e i 4,8 milioni di tonnellate di rifiuti speciali in meno solo nelle tre regioni più colpite: Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
I due mesi di fermo delle attività ritenute non essenziali avrebbero comportato, per le imprese che gestiscono i rifiuti speciali, una flessione del fatturato molto vicina al miliardo.
Il settore economico
Di segno opposto, com’è logico che sia, stante la situazione pandemica in atto e il massiccio coinvolgimento delle strutture sanitarie di qualsiasi livello e sull’intero territorio nazionale, è l’andamento dei rifiuti sanitari. Nicchia di mercato assai più piccola e redditizia. L’improvvisa e imprevedibile impennata dei volumi da gestire sta tuttora mettendo sistemicamente sotto pressione.
L’onnipresente burocrazia italica e le conseguenti complessità tutte italiane che ne derivano e che da troppo tempo ritardano la costruzione di nuovi e più moderni impianti. Quando addirittura non la ostacolano fino a impedirla, rischiano di diventare drammatiche. In un comparto dove il trattamento dei rifiuti speciali attraverso processi di termovalorizzazione è indispensabile per ovvie ragioni di sicurezza sanitaria.

Rifiuti urbani e covid
Nemmeno i più comuni e “prosaici” rifiuti urbani sono al sicuro dagli effetti della pandemia. Perché a causa della contrazione dei consumi, la loro produzione è vistosamente in calo, con conseguente diminuzione delle ore lavorate, necessarie alla loro raccolta.
Se diamo retta alle previsioni degli economisti che ipotizzano una contrazione del PIL nazionale dell’8,8% nel 2020 seguita da un rimbalzo pari a +3,4% nel 2021, la produzione di rifiuti solidi urbani potrebbe ridursi di almeno 2 milioni e mezzo di tonnellate nel biennio.
Il rallentamento e, in molti casi purtroppo, il blocco di parecchie attività artigianali e industriali nel nostro Paese, rende evidente e non più procrastinabile. Questo con il fine ultimo ma non unico, di evitare che si possa anche solo pensare di sospendere la raccolta differenziata.
Il recupero dei rifiuti
Se infatti la raccolta dei rifiuti prosegue, non accade lo stesso per altre parti della filiera, quali selezione e riciclo. La chiusura di alcuni settori che trattano o impiegano materiali recuperati. Come ad esempio alcune plastiche, e la sospensione delle esportazioni, stanno bloccando il mercato dei materiali raccolti. Anche perché le aree di stoccaggio sono oramai prossime al collasso.
La crisi ha un effetto negativo anche sulle tasse legate ai rifiuti. Se la ristorazione è il settore più penalizzato dal blocco delle attività, le misure introdotte dalle autorità competenti rischiano di non essere sufficienti.
Tasse e rifiuti
Paradosso, poi, è l’obbligo comunque previsto di assolvere alla tassazione per i rifiuti a carico di esercizi chiusi che, quindi, pagano per rifiuti non prodotti. Peraltro, il calo di queste attività ridurrà solo parzialmente gli oneri dei gestori. Questo data la struttura di costi fissi e la necessità di assicurare la continuità del servizio.
La ricerca del giusto compromesso tra gli interessi di chi opera in questo settore e chi è chiamato ad assolvere alla tassazione non è facile. Sarà necessario un intervento normativo appositamente studiato per risolvere il problema.
Il report
Il WAS Report 2020, riferito ai dati del 2019 e presentato lo scorso mese di Dicembre, ha evidenziato il fatto che il settore della gestione dei rifiuti e del riciclo. Un valore di circa 12 miliardi di Euro, un momento di grazia, per merito dell’aumento dei rifiuti gestiti e, anche, degli investimenti.

È opinione degli esperti del settore che lo scenario post-Covid in uscita da una situazione drammatica senza precedenti. Si dovrà occupare anche di alcuni aspetti del nostro sistema di gestione dei rifiuti. Volendo essere ottimisti e ragionando per paradosso, la crisi causata dalla pandemia che ancora ci attanaglia, potrà (e dovrà!) essere tramutata in un’opportunità. Per affrontare con la massima determinazione le criticità del nostro Paese nel settore dei rifiuti, riassumibili in carenze di infrastrutture, troppa burocrazia, indecisionismo politico, apatia (o peggio: ostilità) sociale.
Forse sarà anche un’occasione che farà acquisire maggior consapevolezza a noi tutti, della indispensabile relazione che deve esistere tra idee e azioni.