Le festività si avvicinano in un clima di totale incertezza. Potremo vedere i familiari? Si potrà passare di regione in regione? Sarà possibile attendere alle funzioni religiose? I ristoranti saranno aperti? Questa incertezza che regna nella nostra quotidianità, una delle cause principali dell’ansia e dello stress nel tempo della pandemia, sta andando inesorabilmente a scontrarsi con una data certa – il 25 dicembre – e la tradizione più radicata e diffusa nel mondo occidentale: il Natale
Il ruolo del rito nel contenimento dell’ansia
Esiste molta letteratura, scientifica e non, che prende in esame il ruolo dei riti nell’evoluzione dell’umanità. I riti scandiscono il passare del tempo, contribuiscono alla costruzione dei significati condivisi, fanno parte dei sistemi culturali d’interpretazione del mondo e degli eventi, sono tradizioni che si tramandano di generazione in generazione. Tutto questo li rende dei potenti antidoti all’ansia di vivere. La stessa genesi del rito – antica e magica – aveva a che fare con il tentativo di controllare il mondo circostante, imprevedibile e crudele, con l’aiuto del soprannaturale. In questi anni abbiamo creduto di aver ammaestrato il pianeta, di essere diventati più forti della nostra stessa natura: i riti sono diventati un’occasione per stare insieme, una tradizione meno ancorata ai significati originari, si è persa parte del loro significato. Ma oggi abbiamo dovuto aprire gli occhi di fronte alla realtà della nostra fragilità, e il rito diventa qualcosa di fondamentale a cui aggrapparci. Ma il rischio è che non si possa celebrarlo come si è sempre fatto, e questo sta facendo aumentare il livello di ansia e di stress tanto che il Natale è già a novembre argomento di dibattito.
Le origini del Natale
Le origini della festa del Natale non sono basate sullo stare bene insieme e ritrovare le persone care, ma nel celebrare un cambiamento: per i cristiani dopo la nascita di Gesù niente è più come prima. Ovviamente la celebrazione viene meglio insieme: da questo nasce e si evolve la componente sociale dei rituali, che oggi decliniamo in senso lato anche con i cenoni e – magari in situazioni meno mistiche come il capodanno – i trenini e lo champagne. Per chi non è cristiano, un momento di condivisione come il Natale può assumere un significato profondo di comunità, di vicinanza nei momenti di difficoltà, di amore per i propri cari, di appartenenza: in questa prospettiva ciascuno può trovare dei significati profondi in una data, il 25 dicembre, che è un bene culturale condiviso.
E in ogni caso il periodo di fine anno è comunque da sempre oggetto di celebrazione per le popolazioni del nostro emisfero: le giornate smettono di accorciarsi, un nuovo ciclo può cominciare. Non sono un teologo, quindi non vorrei addentrarmi in un campo che non è il mio, si prenda questa piccola introduzione al significato della festa come non esaustiva ed esclusivamente funzionale al ragionamento sull’ansia individuale e sociale. Il concetto che mi interessa discutere è che la preponderanza dell’aspetto sociale e il progressivo distaccamento del rito dal suo significato originario hanno reso la tradizione ritualistica più importante del motivo per cui si celebra.
Nessuno può portarci via il Natale
Tornare alla ragione per celebrare – attenzione, celebrare non è sinonimo di festeggiare – il Natale è il modo per assicurarci che nessuno possa portarcelo via. Certo, forse non potremo fare grandi cene allargate, forse chi avrebbe voluto non potrà andare nemmeno alla messa di mezzanotte… chissà. Ma di sicuro Gesù il 25 dicembre nascerà, pochi giorni prima ci sarà stato il solstizio, ci sentiremo intimamente vicini ai nostri cari e sarà un occasione per tutti di riflettere su ciò che eravamo e ciò che saremo. Sarà probabilmente anche un’occasione per fare videochiamate familiari con maglioni improbabili… e va bene anche questo: non tutto deve essere serioso e mistico. Il punto è che non dobbiamo confondere il cenone con il Natale. In questa prospettiva, forse, queste festività in tempo di pandemia possono farci ritrovare dei significati che si stavano perdendo. Non usciremo per forza migliori da questo periodo, pensarlo sarebbe limitato e irrealistico, ma possiamo davvero uscirne migliori. C’è bisogno di mantenere la calma, riflettere, cercare i motivi per andare avanti e ritrovare valori che stavamo lasciando scivolare dalle nostre mani. Quindi, con un mese di anticipo, so già che potrà essere veramente un buon Natale per tutti, nonostante ogni difficoltà e imprevisto.