Avete presente Frankenstein Junior? La scena è quella del cimitero, quando il dottor Frederick Frankenstin, preso dallo sconforto dopo ore di scavo tra fango e resti umani per estrarre una bara, si lascia andare ad un “Che lavoro schifoso!” rivolto ad Igor. E lui, con sguardo periferico e sorriso mefistofelico, risponde: “Potrebbe andare anche peggio, potrebbe piovere!”. E giù un diluvio dal nulla. C’è solo da aspettare il domani.
Il domani del rugby?
Ecco, il 2020 del rugby italiano è fotografato esattamente da questo passaggio di un film che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita. Non bastava tutto quello che già è accaduto fin qui. Dal solito Sei Nazioni a secco, passando per una delle peggiori stagioni celtiche delle nostre franchigie di Pro 14, fino ad arrivare al nostro massimo campionato. E dietro di lui tutto il resto del movimento, prima sospeso e poi cancellato a metà febbraio. Non bastava, poteva anche piovere, e difatti con la ripresa autunnale ha piovuto! Eccome se ha piovuto.
Azzurri a fondo
Dopo le due sconfitte nei recuperi del Sei Nazioni contro Scozia ed Inghilterra che hanno portato in casa cucchiaio di legno, whitewash e ventisettesima sconfitta di fila nel Torneo, l’Italia affidava alla Autumn Nations Cup le speranze di poter vedere anche un po’ di luce in fondo al tunnel.

Il gruppo giovane, gli esordienti interessanti e la possibilità di far gruppo per molte settimane sembravano poter dare prospettive di crescita alla squadra di Franco Smith, con i fari puntati nella notte scura verso i due match contro Scozia e Fiji per costruire quella confidenza necessaria ad affrontare poi la Francia nel terzo ed ultimo incontro del girone, puntando per una volta, perché no, a giocarsi qualcosa di importante. Ma l’Italia è l’Italia. L’Italia esprime quanto prodotto dal suo movimento in questa fase storica. Paghiamo anni di progettazione sbagliata e di scommesse fallite su come rendere fertile il nostro bacino e vincente la selezione dei nostri talenti migliori. E pochi altri sport come il rugby hanno l’asettica capacità di presentare con precisione il conto ai suoi commensali.
Scozia troppo in tutto. Altro che domani
A Firenze la Scozia passa nettamente, al termine di una gara in equilibrio per un tempo, poi gestita in scioltezza dagli highlanders che chiudono per 28 a 17 segnando quattro mete contro una. La settimana successiva la riscossa toccava al confronto con le Fiji, ma le ventinove positività tra gli isolani cancellano l’appuntamento di Ancona regalandoci un 28 a 0 a tavolino che sposta tutto lo scenario sul derby latino di Parigi del sabato appena trascorso.
La Francia
Il c.t. dei transalpini Galthié disegna la formazione obbligato a non schierare i suoi giocatori migliori per via di un accordo tra Federazione e Lega che limita il numero di incontri disputabili in Nazionale alfine di preservarli fisicamente. Non la Francia A, quindi, ma nemmeno la Francia B. I galletti scendono in campo con le terze scelte, gente – sia chiaro – che comunque gioca nel campionato più duro d’Europa. Talento e fisicità garantiti da un bacino enormemente più ricco di opzioni di quello nostrano. Tant’è. L’Italia delle sue prime scelte annusa la vittoria nell’aria, ci crede e punta al colpaccio finora mai riuscito, la vittoria allo Stade de France. La pressione è tutta sugli Azzurri.

In caso di sconfitta, i Bleus non perdono nulla essendo già certi del primo posto e della finale contro l’Inghilterra, l’Italia invece rischia davvero la faccia. Finisce come peggio non poteva. Match in equilibrio per i primi 40’.Poi la débacle, un cedimento prima fisico e poi mentale che sotterra la prestazione dei nostri ragazzi sotto un 36 a 5 molto più pesante per il valore simbolico che per quello numerico. Resta solo il Galles, ora. Si giocherà sabato a LLanelli, allo stadio degli Scarlets. I dragoni sono i più delusi dalla competizione, e non contemplano nemmeno di perdere contro i l’Italia: per noi, decisamente il miglior scenario possibile per chiudere in bellezza.
Benetton Treviso in crisi nera aspettando domani

Con le Nazionali impegnate nella Autumn Nations Cup, Treviso – grazie ai suoi italiani non convocati dallo staff azzurro ed alla corposa colonia straniera che ne compone la rosa – sperava di poter alzare il proprio livello competitivo giocandosi al meglio le carte di questo inizio stagionale reso decisamente anomalo dagli stadi vuoti e dai protocolli anti-Covid.
Ulster, Leinster, Scarlets, Cardiff Blues e Ospreys sono invece la tragica sequenza delle sei sconfitte – alcune davvero evitabili – che precedono il match su cui puntare forte per dare finalmente un segnale di vita. L’ultima domenica di novembre a Monigo arrivano i Dragons, squadra in difficoltà. Il presidente Zatta, a pochi giorni dalla gara, alza la voce sulla stampa chiamando i suoi ad una prova di orgoglio e di maturità, pena valutazioni pesanti. Stimolo forte, stimolo insufficiente. I Leoni cedono per la settima volta consecutiva, vittime di un male oscuro che nessuno, in casa biancoverde, sembra al momento in grado di gestire.
Top 10 preso a morsi dal covid. Ci sarà un domani?

“The show must go on”. Sintetizzando, lo aveva detto il presidente della Federazione Alfredo Gavazzi presentando la stagione del massimo campionato italiano alla vigilia del primo turno. Con tutto il resto dell’attività fermo al palo ormai da quasi dieci mesi, toccava infatti al già incerottato torneo tenere accesa la fiammella ovale nel nostro Paese, costasse quel che costasse. Tra risorse limitate e protocolli farraginosi, poi aggiustati in corsa, da allora il campionato non riesce a mettere in fila un turno decente che sia uno.
Decimate dalle positività che man mano andavano evidenziandosi, le squadre chiedono rinvii su rinvii, e così nel turno andato in scena questo weekend si sono giocate due partite su cinque, il derby del Po tra Viadana e Calvisano (vittoria a sorpresa dei mantovani sui favoriti bresciani per 31 a 24) e quello emiliano tra le neo-promosse Colorno e Lyons Piacenza, andato ai padroni di casa col risultato di 31 a 24.
Il domani delle Venete

Per le venete Mogliano, Padova e Rovigo l’ennesimo sabato pomeriggio sul divano. Mentre un numero così spropositato di partite da recuperare pone pesantemente sul tavolo del Consiglio Federale la necessità di individuare opzioni alternative urgenti e sostenibili. Tra queste, al momento quella più logica spinge per l’annullamento d’ufficio della Coppa Italia – competizione cui storicamente frega poco o nulla a nessuno – convertendola in serbatoio di emergenza del campionato.
A questi ritmi potrebbe non essere sufficiente, ma una mezza soluzione è sempre meglio che nessuna soluzione, in attesa di capire davvero dove ci porterà il vento di questo maledetto virus nell’anno che verrà.