Ah… la pasta. Quando parliamo di Italia e di Made in Italy, nulla è più assimilabile alla pasta come simbolo dell’Italia nel Mondo. Come scordarsi la famosa scena di Totò in Miseria e Nobiltà quando mangia la pasta con le mani o Alberto Sordi in Un americano a Roma che sfida i rigatoni? Un nome che è garanzia, tanto che il termine pasta non viene tradotto in nessun paese. Pasta è e pasta deve rimanere. Tra le eccellenze una spicca per gusto, ideologia imprenditoriale e per spirito e qualità. E’ il pastificio Mozzo di Villafontana di Oppeano in provincia di Verona.
Mozzo, un’eccellenza tutta sua
Per scoprirne i segreti ne abbiamo parlato con il titolare Gianluca Mozzo. È lui stesso che ci racconta la sua avventura. «Il pastificio Mozzo, pur dalle potenzialità enormi, ha deciso di mantenere la produzione a livello artigianale. Pur avendo una capacità di produzione media di una tonnellata/ora, ho deciso di mantenere ferma l’artigianalità della produzione a km zero. Quindi mi appoggio a due aziende agricole esclusivamente, situate a pochi km di distanza dalla Mozzo. Una è a Salizzole (VR), l’altra è a Montagnana (PD). La caratteristica che ci contraddistingue è una cosa semplicissima (la pasta è fatta di acqua e semola n.d.r.). La nostra pasta ha un grado del 14% di proteine che è il massimo presente nel mercato».
I segreti di Mozzo
Già questo sarebbe un “plus” qualitativo importantissimo. Ma Gianluca tiene a sottolineare anche altro. «Altra caratteristica importante è che facciamo 14 ore di essicazione per la pasta corta (ad esempio rigatoni, lumache, fusilli e penne). Mentre per la pasta lunga (ad esempio linguine, bigoli e spaghetti) facciamo oltre 20 ore di essicazione. Tutta la nostra produzione è solo ed esclusivamente con materie prime di altissima qualità, esclusivamente venete». Idea di Gianluca, insieme al proprio staff, è stata anche quella di identificare ogni tipo di pasta con un packaging che ricordasse una specifica città del Veneto per rimarcarne l’origine. «Ad esempio, l’Arena di Verona per le penne (il 30% dei consumi). Poi Vicenza con La Rotonda perché mi ricordava la forma delle lumache. O i fusilli che si abbinano alla Salute quasi a ricordare le onde della laguna. I bigoli alla Porta San Tommaso di Treviso così come le linguine con il Ponte di Rialto perché ricordano le corde con cui si attraccano le barche o le gondole. Che sia il Sile o la Laguna. Alla fine, si è rivelata un’idea vincente».
Oltre la Nostrana
Gianluca è tipicamente veneto e legato alla sua terra. La linea “La Nostrana” è il suo punto di forza ma esiste un’altra linea con semola italiana. Che ha la particolarità di utilizzare solo una varietà di semola monograno denominata “Massimo Meridio”. Con una percentuale di proteine del 13,5%. «E’ una varietà di grano duro particolarmente buona per la pastificazione. Inoltre, il naming fa riferimento ad una figura, pur di fantasia, ma che comunque si è distinto per forza, determinazione, alti ideali della vita. Allora perché privarci anche di un sogno? È bello pensare a una pasta che ha la forza di gladiatore e il sapore delle sue battaglie!».
Mozzo e il ricordo
Infine, nel cuore Gianluca conserva un ricordo. «Due nostri Clienti residenti in Cina, Wang Guangxing e Wang Iimin, quando hanno appreso che l’emergenza Coronavirus, dopo aver colpito il loro Paese, è esplosa anche in Italia ci hanno voluto regalare immediatamente 1.500 mascherine. Spedendo direttamente il carico fino a qui». L’imprenditore ha apprezzato il regalo ricevuto dai partner commerciali dell’Estremo Oriente. «Queste protezioni ci sono servite veramente. Visto che l’attività nel nostro impianto non si è mai fermata. Le mascherine sono risultate preziosissime. Dal momento che tali dispositivi, anche quelli della tipologia più semplice, non erano facili da reperire sul mercato quando la pandemia ha raggiunto il suo picco». Pasta? Sinonimo di Italia, e, giustamente, di Pastificio Mozzo!