La quarantena dettata dall’emergenza Covid-19 ha fatto sì che la natura facesse ripartire quel ciclo da ormai lungo tempo interrotto. Sì, perché come dimostrano gli innumerevoli post sui social e i tanti articoli usciti che prendevano in analisi il lockdown e le sue positive conseguenze, tra cui la diminuzione dell’inquinamento atmosferico e il riemergere di diverse forme animali dalle cavità dove solitamente si rifugiano dall’uomo pur essendo nei propri habitat naturali (e lo ripetiamo, nei propri habitat), gli italiani si sono presentati agli occhi del mondo come un popolo fortemente legato alle sue caratteristiche faunistiche e floreali. E non che la stragrande maggioranza degli abitanti dello Stivale non lo sia, anzi. Ma l’orso che c’entra?
Orso e post lockdown
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Il forte desiderio di rientrare in contatto con la natura per la restante parte sembra solo una parentesi, aperta e nell’immediato chiusa una volta che la legge non impone più di rimanere in casa. Frangente durante il quale le specie animali, giustamente, hanno approfittato per riappropriarsi dei propri spazi. In assenza di pericoli. Sì, perché se creature acquatiche e non, possono rappresentare per noi un pericolo, pari merito per loro la nostra presenza. E allora quale tra le due specie è autorizzata a decretare l’uccisione dell’altra? Certamente quella animale, agendo secondo istinto. Eppure, sino a prova contraria, scatenando la corsa del popolo italiano a firmare una petizione per evitarne l’abbattimento illegittimo, ad oggi a volere l’uccisione di uno dei soli ottanta orsi che vivono sulle Alpi italiane è un’ordinanza firmata dal Presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti.
Il motivo della petizione sull’orso?
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Lo scorso 22 giugno, un padre in compagnia del giovane figlio, si sarebbero imbattuti in un faccia a faccia con l’orso. L’animale, come riportato nel comunicato diffuso dalla Provincia, avrebbe sormontato il ragazzo in difesa del quale sarebbe intervenuto il padre riportando qualche ferita alla gamba. Nulla di grave neppure per i medici. Il ragazzo è stato dimesso la stessa sera dall’ospedale.
L’ordinanza e l’orso
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Passano soli due giorni e Fugatti firma l’ordinanza, divulgata alle guardie forestali della regione. Un corpo oltretutto nel resto d’Italia non più esistente. Pro e contro (più contro che pro) degli statuti autonomi regionali.
L’accusa
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Ma qual è il capo d’accusa che condanna a morte l’animale appartenente a una specie in via d’estinzione e fortunatamente ancora in vita? Nessuno che abbia un senso! Sulla base di un esposto e una narrazione, a senso unico, dei fatti, il Presidente della Provincia di Trento, forte del suo potere autonomo, ha condannato, sollevando la protesta del popolo animalista e non, a morte l’orso. Che ignaro ancora si aggira per le sue Alpi. Qualcuno può testimoniare che l’animale non fosse in presenza di più piccoli che giustamente difendeva? Che non sia stato impaurito in alcun modo? Forse per sensibilizzare Fugatti si potrebbe fargli vedere il video che ritrae il massacro da parte di un padre e un figlio in Alaska di una mamma orsa e dei suoi cuccioli. Tutti indifesi e oltretutto in letargo. O ancora, le foto del cigno ucciso a bastonate nel laghetto di Recoaro. Oppure il maltrattamento riservato al cucciolo di foca avvicinatosi qualche giorno fa sulle rive del Mar Caspio? La invitiamo a ritrattare questa ingiusta e affrettata accusa e condanna a morte e lasciare l’orso vivere in tranquillità nel suo habitat.
Per ora la condanna è sospesa.