Argomento spesso troppo sbrigativamente considerato frivolo, la moda ha fortissimi collegamenti con sfere legate alla salute, al benessere, all’identità e alle relazioni. Forse è vero, l’aspetto più “glamour” di ciò che al giorno d’oggi identifichiamo come moda è molto orientato all’intrattenimento, al business, alla spinta verso il consumo. A livello più profondo, però, la moda è ciò che si è sempre chiamato “costume”: un insieme di norme sociali – che comprendono anche l’autopresentazione e il vestiario – che si evolve nel tempo. La stessa parola “moda” è un termine che in statistica indica il valore (o i valori) più frequente di una data distribuzione, ed è sinonima di “norma”
Mi mostro quindi sono
La moda ha da sempre una funzione sociale. Piuttosto che di moda, termine contemporaneo, sono esistite “mode” distintive di diverse classi sociali. La presentazione di sé stessi ha anche avuto un ruolo fondamentale nella separazione tra diverse ere, nel sottolineare il cambiamento dei rapporti di potere, nel fissare epoche ed estetiche nell’immaginario collettivo. Gli eccessi estetici del ‘700 veneziano, i look della Regina Elisabetta I Tudor (ma anche del padre Enrico VIII), le rappresentazioni di Alessandro Magno con abiti e in pose orientali, i costumi di Elvis sono solo pochissimi esempi di come la rappresentazione pubblica sia passata attraverso gli abiti e gli atteggiamenti. Si tratta di scelte, di modalità comunicative con un significato e con conseguenze concrete. Si tratta di elementi che compongono la percezione di essere vivi nella propria epoca e contribuiscono a costruire i limiti dell’azione individuale e gli obiettivi a cui aspirare
O tempora o mores!
o tempora, o mores! ‹… tèmpora …› (lat. «o tempi, o costumi!»). – Celebre esclamazione di Cicerone, da lui ripetuta in varie orazioni (la prima volta nelle Verrine) e divenuta proverbiale per rimpiangere le virtù passate e deplorare la corruzione imperversante nella propria epoca: oggi è spesso ripetuta in tono scherzoso o bonariamente polemico. (Treccani, Vocabolario)
La frase di Cicerone, originariamente usata in senso molto negativo, correla i tempi con i costumi, categoria entro cui si comprende anche il senso estetico. E non esiste una più diffusa concretizzazione del senso estetico che la scelta individuale del vestire e del presentarsi, che spesso vuole essere diversa dal passato. Non è infrequente che negli strali delle persone più avanti negli anni ci sia il modo di vestire dei giovani, e da un certo punto di vista meno male che è così: la totale omologazione intergenerazionale potrebbe solamente significare la morte culturale di una civiltà.
Geografia e moda
Tuttavia viviamo in un tempo molto particolare. L’emergenza COVID e il lockdown hanno solamente velocizzato un processo in atto da tempo e hanno costretto la maggior parte della popolazione a prenderne atto: oggi esiste una geografia parallela online, che rivoluziona le necessità di presentarsi e quindi fa evolvere la moda in direzioni inesplorate. Il concetto di geografia, in questa prospettiva, non va confuso con il mappamondo studiato alle scuole medie. La vicinanza o la lontananza dei luoghi, le differenze culturali, la facilità o difficoltà nello spostarsi, i “riti sociali” nei diversi momenti della giornata e dell’anno. Tutto questo è la collocazione geografica degli individui e dei gruppi, che influenza la anche la moda. Mi vestirò leggero nel deserto e pesante nella neve. Mi vestirò di chiaro a mezzogiorno e di scuro dopo il calare del sole. Gli abiti neri, nella cultura occidentale, sono riservati a cerimonie. Il completo è utile in ufficio, meno nel weekend. Ma queste categorie appartengono a un mondo in cui i luoghi sono quelli raggiungibili fisicamente e il tempo è quello che si vive guardando fuori da una finestra. Il senso geografico della vita virtuale è diverso, segue regole proprie, ne crea di nuove.
Nuove necessità, nuova moda
Oggi posso dovermi presentare in modo formale per un webinar mentre sono in una località di villeggiatura, posso voler apparire in un contesto che tende ad appiattire come una call-conference dovendo usare look più vistosi di quanto avrei fatto altrimenti, mi posso trovare a dare molto peso alla parte superiore del vestiario tralasciando quella superiore (che in realtà potrebbe e probabilmente a volte è completamente omessa…). E questo soltanto per quanto riguarda la componente della moda intesa come vestiario. Anche i comportamenti, gli stili comunicativi, le azioni sono influenzate dalla nuova geografia. Le necessità, la socialità, le tipologie di occasione ed evento: tutto può cambiare e probabilmente si dividerà in due canali, quello “tradizionale” e più raro dal vivo, e quello online. Questo, forse, avrà il benefico effetto di riportare l’eleganza nei contesti in cui ci si recherà in presenza, magari riscoprendo capi come lo smoking e l’abito lungo. Chissà che in un prossimo futuro gli appassionati di opera non possano scegliere se gustarsi uno spettacolo comodamente da casa, magari con realtà virtuale, in ciabatte o diventare loro stessi parte dello spettacolo sfoggiando grande eleganza in teatro.
Come orientarsi in una geografia virtuale
Ancora è troppo presto per capire come si evolverà non soltanto la moda ma la società. Le rivoluzioni tecnologiche e culturali sono all’inizio di un’accelerazione che non si fermerà presto. Tuttavia, la regola del bauhaus, ovvero che la forma segue la funzione, può essere una buona norma per interpretare il nostro tempo. La domanda da farsi è “cosa devo comunicare?”. E poi “esistono norme sociali che è importante rispettare?” e “se si, come farlo anche online?”. In questo modo, l’autopresentazione diventa una scelta e un’opportunità per proporre la propria individualità, visione, senso estetico. Le relazioni sono una componente fondamentale della salute umana, e gestirle consapevolmente ci permette di prendere in mano un aspetto importantissimo della nostra vita.