L’editore Neos di Torino ha inaugurato un nuovo progetto narrativo dedicato al territorio che si prefigge di allontanarsi dai luoghi comuni per indagare la complessa realtà contemporanea delle città italiane. L’intento è quello di acquisire una consapevolezza partecipata delle sue componenti critiche (umane, sociali, climatiche, di sostenibilità, economiche, ecc.) e soprattutto di immaginare soluzioni per il futuro oltre gli schemi istituzionali e condividerlo con i lettori. In quest’ambito è nata l’antologia di racconti Venezia non mi ama, a cura di Roberto Camatti. Prefazione di Roberto Camatti e Silvia Maria Ramasso. Epigrafe di Vladimiro Bernaus. Posftazione di Giovanni Andrea Martini. Racconti di: Isabella Albano, Anna Alemanno, Antonella Barina, Lucia Bigarello, Roberta Bonaldi, Fiorella Borin, Lorenzo Bottazzo, Roberto Camatti, Alberto De Marchi, Adriano Doria, Silvia Ferraresso, Nilla Patrizia Licciardo, Michela Manente, Irene Pavan, Susanna Polloni, Andrea Princivalli, Davide Ravagnan, Arianna Scarpa, Caterina Schiavon, Claudia Vazzoler, Elisa Zilioli, Torino, Neos Edizioni, 2025.
Venezia non mi ama contro la rassegnazione

Un libro che combatte con tutte le sue forze la rassegnazione che a volte e troppo spesso pervade i Veneziani, di fronte a tutti i problemi in cui si dibatte la città. «Quando è nata l’idea di questo libro, con il Curatore, si è pensato di far parlare Autori e Artisti perché la scrittura diventasse veicolo della denuncia di scelte impattanti sul piano urbanistico e sociale, devastanti per la quotidiana qualità della vita cittadina di Venezia, Mestre, Marghera, Favaro, Tessera», scrive Giovanni Andrea Martino nella sua postfazione.
I ventuno racconti che compongono il volume disegnano una realtà complessa e problematica che Venezia, nella sua realtà di Città storica e Terraferma, sta vivendo e la fotografa con precisione chirurgica attraverso stili letterari e personalità autoriali diverse, voci distinte che però messe insieme diventano un coro stimolante e carico di forza, facendosi testimoni di una cittadinanza consapevole e combattiva.
Naturalmente il problema dell’overtourism che sta soffocando i cittadini e li sta sempre più estromettendo a favore delle locazioni turistiche che proliferano senza sosta e senza controllo, è presente in molti racconti, come quello di Arianna Scarpa, Veniceway 2027, in cui Venezia è diventata definitivamente un Luna Park gestito da una multinazionale che la governa.
Gli autori di Venezia non mi ama





Alberto De Marchi in Con l’acquolina in bocca, affronta invece il degrado della proposta gastronomica veneziana e la delusione di due turisti americani tra trattorie “tipiche” e fast food. Eugenia e la casa che non c’è, di Roberta Bonaldi, e Venezia nuova polis di Silvia Ferraresso affrontano il problema degli sfratti per convertire le abitazioni in locazioni turistiche, mentre Andrea Princivalli nel suo Souvenir de Venise, si sofferma sullo spopolamento della città e la scomparsa dei mestieri artigiani e delle relative botteghe. Ne Con gli occhi quasi chiusi, Roberto Camatti narra la difficile convivenza tra residenti e turisti nei B&B spesso abusivi attraverso l’esperienza di una donna delle pulizie moldava.
Elisa Zilioli con il racconto Piolo Rotondo In Buco Quadrato, porta alle estreme conseguenze, in una Venezia del futuro, il controllo dei flussi turistici attraverso l’idea di una App che dirige gli spostamenti dei gruppi impedendo alle singole persone di camminare liberamente per la città. Il ticket d’ingresso in città diventa anche protagonista del racconto di Anna Alemanno Ispirato a fatti reali (mai) accaduti, mentre gli effetti devastanti della “movida” scatenati dalle alcoliche feste di laurea è messo in risalto dal racconto Barber Shop di Irene Pavan. I truffatori che riescono ad abbindolare i turisti con la sfida delle “tre scatole”, chiamati “scatolettisti” sono oggetto del racconto di Caterina Schiavon Fuori dalle scatole.
Anche Susanna Polloni ne Il ritorno, denuncia l’invasione turistica e Antonella Barina in No se fa sconti a nissun. Dialogo de do nobili sora l’aqua che cresse, immaginando un’intercettazione ambientale che rileva quanto si dicono due nostalgici della Serenissima, mette il rilievo il degrado anche morale della città.
L’ambiente

L’ambiente, minacciato su più fronti, sia dalle attività umane che dai cambiamenti climatici, è oggetto di riflessione e di narrazione. In Acqua bassa, di Lorenzo Bottasso, nonno e nipote si trovano incagliati durante un giro in laguna con la barca a vela, e Davide Ravagnan, nel suo Miracolo al Montiron, una misteriosa apparizione nei pressi della piccola isola del Montiron riesce a sventare il progetto di collegarla alla città con il rischio di distruggere la Laguna Nord. Il “moto ondoso”, che danneggia le fondamenta dei palazzi veneziani a causa del sempre più intenso traffico di imbarcazioni a all’alta velocità è protagonista del racconto Gli orecchini di Parigi di Fiorella Borin.

L’uso della prosopopea invece ha permesso a Michela Manente, in Lettera aperta alla città di Venezia, di affrontare la questione della salvaguardia della città e del suo ecosistema tanto fragile. Il racconto di Nilla Patrizia Licciardo, Tutta colpa delle onde, mette in scena la battaglia della popolazione contro le Antenne 5G a Sant’Erasmo e le contraddizioni scatenate dagli interessi personali dei Veneziani. Adriano Doria, in L’anello di Lucia, racconta come anche gli studi archeologici possano fermare gli scavi che avrebbero dovuto riportare le grandi navi in Marittima, nel canale Vittorio Emanuele III.
In Venezia non mi ama anche la terraferma

La Terraferma veneziana si inserisce nell’antologia grazie a Isabella Albano che nel suo Dove andranno i maggiolini narra la minaccia rappresentata dalla costruzione di un’alta torre al Villaggio San Marco, un quartiere di Mestre che era stato ideato riproponendo il modello veneziano di certe corti e campielli. Anche Lucia Bigarello, con Nel mondo di Azyr, sposta l’ambientazione a Mestre, in Corso del Popolo, per raccontare la microcriminalità dovuta al cambiamento del tessuto sociale, così come Claudia Vazzoler che, in Ho imparato presto, narra la reazione dei cittadini del Quartiere Piave allo spaccio di stupefacenti a Mestre e ai morti per overdose.
Un libro composito, dunque, che fotografa una realtà complessa e difficile, ma che riesce anche a mettere in luce gli sforzi dei cittadini per cercare di cambiare le cose e salvare la città dalle molte minacce che la stanno soffocando.
L’autore

Roberto Camatti (Venezia, 1965) laureato in economia è funzionario in un’azienda del veneziano. Blogger. Divulgatore d’arte e di curiosità veneziane.
Venezia non mi ama, a cura di Roberto Camatti. Prefazione di Roberto Camatti e Silvia Maria Ramasso. Epigrafe di Vladimiro Bernaus. Posftazione di Giovanni Andrea Martini. Racconti di: Isabella Albano, Anna Alemanno, Antonella Barina, Lucia Bigarello, Roberta Bonaldi, Fiorella Borin, Lorenzo Bottazzo, Roberto Camatti, Alberto De Marchi, Adriano Doria, Silvia Ferraresso, Nilla Patrizia Licciardo, Michela Manente, Irene Pavan, Susanna Polloni, Andrea Princivalli, Davide Ravagnan, Arianna Scarpa, Caterina Schiavon, Claudia Vazzoler, Elisa Zilioli, Torino, Neos Edizioni, 2025.
Un progetto narrativo che porta a riflettere e a porsi delle domande; attraverso i racconti, diversi negli stili e nei temi, ne esce una Venezia sofferente che non si può lasciare a se stessa
👍
Una bellissima recensione. Articolata e precisissima. Per chi sa che le parole hanno un significato e un valore e, per questo, non vanno sprecate.
E Annalisa Bruni non ne ha usate poche, di parole, ma ha usato solo quelle indispensabili, quelle giuste.
Grazie!
Una recensione meticolosa e indovinata dalla sapiente penna di Annalisa Bruni!
Grazie!
Un libro per venire a conoscenza delle criticità di Venezia direttamente dai cittadini della città’
🙂
Un libro dal titolo provocatorio fortemente voluto dal nostro gruppo per mettere la nostra città al centro e proporre per lei soluzioni. Bravi gli autori. Grazie al Curatore e all’editrice Neos ma soprattutto grazie ad Annalisa Bruni per questa sua recensione puntuale, attenta, speciale che ‘entra nel cuore dell’antologia’ catturandone il senso profondo. Grazie nord Est!
Grazie!
Grazie ad Annalisa Bruni per aver documentato l’impegno e il lavoro del curatore Roberto Camatti e il sostegno e l’apporto dell’ editrice Neos di Torino, e per aver colto il senso del nostro narrare ad occhi aperti quali autrici e autori. Un grazie anche alla testata che ospita la recensione.
Grazie per l’apprezzamento.
Un volume ricco per gli spunti che offre e la riflessione su Venezia e la venezianità per sottolineare il bello e il meno bello della città lagunare, così unica come sono i racconti di “Venezia non mi ama”. Grazie Annalisa per la tua completa recensione e grazie al direttore Edoardo Pittalis per averla pubblicata.
Grazie.
C’era bisogno di un libro del genere, che aprisse il pensiero sulle molteplici sfaccettature e problematiche di Venezia… Che non narrasse di una città utopica e idealizzata, ma che calasse il lettore dentro le sue articolate e complesse realtà. Complimenti agli autori per il nobile impegno preso!
Felice di aver fatto parte del progetto e delle parole di Annalisa Bruni che ringrazio. Come ringrazio l’editore, con la speranza che Venezia torni ad amare se stessa e suoi abitanti.
Annalisa ha dimostrato ancora una volta la sua capacità di leggere le diverse sensibilità degli autori. Questa antologia è un monito per chi amministra la città preso più dal profitto dei singoli che dal rispetto di chi quotidianamente ci vive fra mille difficoltà, molte delle quali provocate proprio dagli errori degli amministratori stessi. “Venezia non mi ama” ha come protagonista proprio questa amministrazione sorda ai bisogni degli abitanti della più bella città del mondo!
Un grazie agli autori e all’editore per aver messo in luce, attraverso i racconti, la grande fragilità di Venezia e le difficoltà dei suoi abitanti.
Sensibilizzare tutto ciò è un vero atto d’amore per una Venezia che in realtà vorrebbe amarci