Nell’ultimo secolo il livello medio globale del mare è aumentato di venti centimetri; le temperature aumentano, i ghiacciai si sciolgono e il livello del mare aumenta continuamente. L’obiettivo di contenere il riscaldamento globale a +1,5 gradi previsto dagli Accordi di Parigi del 2015, potrebbe non bastare più. Secondo i ricercatori, il rischio di una migrazione di massa delle popolazioni che vivono a pochi metri al livello del mare è molto presente. Dal 1901 al 2018, il livello medio globale del mare è aumentato di venti centimetri e la causa principale è lo scioglimento delle calotte polari e dei ghiacciai. A preoccupare di più, però, è la velocità con cui questo fenomeno si manifesta: si è passati da 1,4 millimetri l’anno fino al 1990 ai 4,5 millimetri nel 2023.
Un’analisi sugli accordi di Parigi

Sulla base di queste analisi, gli autori di questo studio pubblicato dall’autorevole rivista Nature, evidenziano che la temperatura prevista dagli Accordi di Parigi è “troppo alta”. Se non si inverte la tendenza, avvertono, il livello del mare si alzerà di diversi metri nei prossimi secoli, causando inondazioni nelle 136 città costiere più grandi. Il pericolo imminente (almeno così sembra essere) lo avvertono per prime le popolazioni che abitano lungo le coste: quasi un miliardo di persone che vivono a dieci metri sul livello del mare e circa 230 milioni che vivono a un metro. Per loro, l’unica possibilità sembrerebbe essere migrare in massa verso le aree più interne di ogni Paese. La nuova analisi ha infatti rilevato che il livello del mare aumenterebbe comunque di un centimetro all’anno da qui alla fine del secolo, molto più in fretta di quanto sci vorrebbe per costruire difese costiere adeguate.
Accordi di Parigi: prendiamo come esempio le tartarughe
Per somma di problemi, come recita il vecchio adagio: “ Se Atene piange, Sparta non ride”. Per molti anni e tutt’ora anche oggi, spesso, le tartarughe giudicate poco intelligenti, dato che hanno un cervello parecchio piccolo rispetto ai loro corpi. Un altro stereotipo è quello che afferma che le tartarughe sono silenziose; invece, sono parecchio chiacchierone, a modo loro; alcune specie gracchiano, squittiscono, ruttano, uggiolano e fischiano e, addirittura, sembra che comunichino con la voce sia tra loro sia con le madri, addirittura da dentro l’uovo.

Nel best-seller (negli Stati Uniti), Il tempo delle tartarughe. Come l’animale più longevo ci insegna a prenderci cura di noi e del mondo, la naturalista e scrittrice Sy Montgomery, che ha vissuto a lungo a stretto contatto con questi animali all’interno di un centro di recupero e assistenza per tartarughe ferite o malate, ci rivela che le tartarughe soffrono per l’inquinamento, per il cambiamento climatico – pochi gradi di calore determinano il sesso delle tartarughe e gli esperti sostengono che, se la temperatura continuerà ad aumentare con i ritmi attuali, alla fine ci saranno solo tartarughe femmine, il che le porterà, ovviamente, all’estinzione.
Accordi di Parigi da un lato e commercio illegale dall’altro. Le tartarughe servano d’esempio

Pensate che perfino la siccità è loro nemica mortale perché, con quella condizione, le radici degli alberi penetrano nelle uova e risucchiano l’umidità. Naturalmente, come la storia dimostra (ma, purtroppo, non insegna!) l’essere umano ci mette il carico da undici! Esiste un commercio illegale e omicida per la loro carne, le loro uova e i loro gusci. Il traffico di tartarughe è clandestino ma ramificato e parecchio redditizio: una sola tartaruga scatola dello Yunnan può valere duecentomila dollari sul mercato nero. In molte parti dell’Asia, dove i loro gusci diventano penne o braccialetti, più di tre quarti delle specie native sono a rischio estinzione, con il risultato desolante che nessuna specie è al sicuro.
Vivere senza respirare né mangiare

Eppure, le tartarughe sono quasi dei dinosauri sopravvissuti all’estinzione di massa, animali antichi tanto quanto loro, dato che esistono da oltre 250 milioni di anni. Hanno molte caratteristiche straordinarie, tra le quali la longevità è la più conosciuta: pensate che si ha prova di una tartaruga deceduta poco tempo fa alla veneranda età di 288 anni! Nata al tempo delle candele, prima della scoperta dell’illuminazione elettrica e morta con i viaggi spaziali su Marte. Alcune percepiscono la presenza di un lago a un chilometro e mezzo di distanza, altre migrano attraversando gli oceani per trovare la spiaggia in cui erano uscite dall’uovo. Alcune rimangono attive sotto acque coperte dai ghiacci. I colori sono vari, così come i gusci.
A rischio le tartarughe nonostante gli accordi di Parigi

“Sembra quasi”, scrive ancora Sy Montgomery, “che le tartarughe abbiano il potere di fermare il tempo. Il letargo permette loro di ingannare la morte emulandola. Non mangiano. Non respirano. I loro cuori, infatti, possono smettere di battere per molti minuti senza danno. Il metabolismo può ridursi del novantanove per cento”. Tra le specie che vanno in letargo, le tartarughe possono sopravvivere per mesi sepolte nel fango senza fare un respiro, alcune si paralizzano del tutto. Infatti, non hanno bisogno dei polmoni, perché hanno la capacità di assorbire l’ossigeno dai vasi sanguigni che hanno vicino alla superficie della pelle. Quando si ammalano, vero che guariscono molto lentamente, ma queste loro guarigioni hanno spesso caratteri miracolosi. Le tartarughe non possono uscire dal loro guscio e, molto probabilmente anche per questo motivo, hanno una vita così lunga.
Il dono dell’eternità

Ma centinaia di milioni di anni di evoluzione non hanno preparato le tartarughe ai disastri dell’attività antropica, cioè tutte quelle attività che l’uomo storicamente attua per modificare il territorio, quasi sempre peggiorando la situazione precedente al suo intervento. Infatti, il momento più doloroso per chi si occupa delle tartarughe, è quello del rilascio dopo le cure. “Cose orribili”, nota la naturalista, “possono succedere alle bestiole rilasciate in natura, perché sono animali che arrancano a cinque chilometri allora e i cui cervelli non riescono nemmeno a individuare il movimento di una macchina in arrivo”. Ecco perché, “il momento del rilascio ha in sé l’eco di una perdita”.
Ma stare con le tartarughe ha valore terapeutico, perché modifica la nostra percezione del tempo. Dal loro comportamento, risulta chiaro ed evidente che il tempo, con tutta probabilità, non è lineare, non si rappresenta come una freccia ma, piuttosto come un uovo, dove ogni fine porta a un nuovo inizio.