Dei giorni del conclave conserverò a lungo un’immagine del primo giorno che riassume l’attesa dell’eletto. Si tratta di comunicazione televisiva che ho seguito sul TG de la 7 con il commento del direttore Mentana. Una telecamera fissa che per due ore ha inquadrato il tetto della Cappella Sistina. Nella luce declinante del tramonto si vedeva il fatidico comignolo in primo piano, in un contesto di tegole e pietre, una scena di cose inanimate e però vigilate da una presenza viva, quella di un grosso gabbiano in riposo che a volte scattava in un breve volo per poi tornare nella sua vigile posizione. In occasioni come questa, l’immagine fissa ha una sua funzione: essere pronta in qualsiasi momento per l’annuncio in diretta che viene dato dalle fumate che si sanno da secoli nere o bianca, un linguaggio essenziale che non ricorre alla sofisticata tecnologia del nostro tempo. La fumata supera l’uso delle parole per un annuncio che farà il giro del mondo.

Quella fissità dell’immagine mi ricorda le prime stagioni della televisione, quando fra un programma e l’altro c’era un intermezzo fotografico con la parola “Intervallo” che occupava il tempo dell’attesa. Ma c’è dell’altro: quella scena atemporale ha una grande forza di attrazione, direi quasi un fascino ipnotico che è proprio della pittura e infatti mi ha fatto pensare a un dipinto firmato da un artista concettuale. Queste divagazioni non cancellano la suggestione delle cerimonie di questi giorni in cui, sotto i tetti vaticani 133 uomini di varie parti del mondo, tutti vestiti di porpora si incontrano e si scontrano per affidare a uno di loro l’eredità di Cristo.
Le formiche di Isgrò

In questi giorni il vento del Sud ci ha portato il tepore Mediterraneo e la bella notizia che l’amico geniale Emilio Isgrò ha inaugurato una sua mostra antologica ricca di opere che riassumono una straordinaria vita d’artista. La mostra inaugura il museo MACC di Scicli (Siracusa) nell’ex convento del Carmine. Il titolo è suggestivo: “L’opera delle formiche “. Isgrò è dotato di una creatività dirompente che manda all’aria, ogni volta che si esprime, le certezze delle accademie e i dogmi tecnologici. Con le sue opere, incentrate sulle famose cancellazioni, Emilio colpisce la realtà e la trasforma, per esempio intervenendo su Grandi Testi consacrati oscurando le parole che quella realtà sorreggono e impongono.

Isgrò non distrugge le parole ma le copre con un tratto di pennarello così come si copre una ferita con un cerotto. In questo modo le salva e sulle cicatrici del lessico banalizzato, inquinato e bugiardo fa nascere una nuova sintassi che ha le stigmate del salvato: parole purificate per una Civiltà della Parola. Le parole del poeta su cui camminano le simboliche formiche che si vedono a Scicli non sono cose morte ma sono vita sospesa in un sogno d’artista che è oltre il tempo. Isgrò è come il vento che disperde la massa di retorica dopo un comizio. La sua battaglia ideale in difesa della parola che ci distingue tra le creature terrestri, ha un potente alleato nel nuovo Papa che ha parlato della necessità e dell’urgenza “disarmare le parole” e “purificare la comunicazione”.
Il ponte fantasma

Poesia
Il ponte che hai cercato
nelle mappe ufficiali
non esiste o forse
è un fantasma geografico
così sei ricorso alla mia memoria.
Era una leggenda o un falso ricordo
di cui parlava il vecchio
passatore che traghettava i nonni
ignari del progresso e loro
ne parlavano a noi ragazzi
con toni fiabeschi che accendevano
l’immaginazione e il barcaiolo
si trasfigurava in Caron dimonio
così un ponte senza nome
unisce le rive dell’infinito.
Anonimo
Impressionante la presenza quasi continua del gabbiano (lo credevo una colomba!) sul tetto vicino al comignolo più conosciuto al mondo. Simbolo della pace … ???