“I futuri di Venezia” e “Venezia come stai?” sono due pubblicazioni recenti che hanno come protagonisti due mestrini doc, ma con occhi di riguardo verso la città storica. Sono Nicola Pellicani e Alessio Vianello. Giornalista il primo, avvocato il secondo. Non hanno bisogno di presentazioni. La politica l’hanno fatta entrambi in passato. L’esperienza non manca. Entrambi forse puntano al posto di primo cittadino, anche se non lo esplicitano direttamente. C’è ancora tempo.
“Intanto forniamo dati”, dice Pellicani, nel Ri-pensare Venezia. “La nostra è una agenda di iniziative, serve una riflessione seria sulla città”, replica Alessio Vianello.
Riassumendo i capitoli precedenti: siamo già al primo quarto del XXI secolo. A oltre mezzo secolo dalla prima legge speciale, quella che definiva il problema Venezia “di preminente interesse nazionale”, finanziamenti adeguati compresi. E mai completamente elargiti.
I futuri per Curi, Cacciari, Costa e Romanelli

Quasi 40 anni fa (se non sbaglio era il 1988) l’Istituto Gramsci pubblicò “Quale futuro?” Gli autori: Curi, Cacciari, Costa e Romanelli. Due divennero importanti sindaci. Ma tre leggi speciali (1973, 1984, 1992) non erano bastate per cambiare le sorti della città. Il Consorzio Venezia Nuova (ora in chiusura) cominciò nel 1982. Il Mose partì con i lavori nel 2003. Finito 20 anni dopo. Tra pochi giorni ci sarà il centesimo innalzamento per acqua alta. Costo chiusura barriere circa 200 mila euro a botta. Ma, dicono gli esperti, durerà almeno per altri 50 anni. E poi?
Futuri non proprio rosei

Nel frattempo (parlando di futuri) Venezia ha perso due terzi dei suoi residenti, le abitazioni per turisti (locazioni e b&b) superano quelle degli “RRR” (ovvero residenti-resistenti-resilienti). Costretti a convivere (lo pubblica la Fondazione Pellicani…) con una media di 170 mila turisti al giorno. Anche Mestre non se la passa bene. Perde abitanti, aumentano gli stranieri. Secondo l’ufficio statistica del Comune, solo i bengalesi superano 10 mila residenti regolari. Ma contando i non-residenti si arriva all’incredibile numero di 30 mila. Moltissimi lavorano alla Fincantieri di Porto Marghera. Gli altri sono occupati nel turismo e nella ristorazione. Mezzo secolo fa il cronista del Gazzettino, Mario Rapisardi si inventava la rubrica “Il Gazzettino dei 40 mila”. Erano dedicati agli operai di Porto Marghera e all’indotto. Cambiano radicalmente i tempi. Anche quello che era considerato un importante water-front europeo, con due mila ettari a disposizione, oggi è tutto da ripensare. La chimica é sparita, avanza l’idrogeno.
In soldoni: nel 1976 il comune di Venezia contava 360 mila abitanti

Era l’ottava realtà urbana in Italia. Oggi siamo 250 mila e la tredicesima città metropolitana. Il 30% della popolazione ha più di 65 anni, i cittadini definiti “attivi” sono la minoranza. Minori e pensionati la maggioranza. Secondo uno studio della Fondazione Nord Est, tra qualche anno un residente veneto su due sarà di origine straniera.
Le riflessioni di Pellicani e Alessio Vianello


Ecco perché sono importanti le riflessioni di Nicola Pellicani e Alessio Vianello e dei loro staff.
L’era Brugnaro si concluderà alle prossime amministrative (primavera 2026) dopo un regno durato 11 anni. Record da condividere con il sindaco Cacciari (1993-2000, 2005-2010).
Ebbene facendo un breve riepilogo del primo quarto del XXI secolo, ci sono stati tre sindaci di sinistra (Cacciari, Costa, Orsoni), due commissari (Scivoletto e Zappalorto) e un sindaco di destra (Brugnaro dal 2015).
Ri-pensare Venezia

Stigmatizza Ri-pensare Venezia (pag.15): “…I salari sono bloccati da 10 anni (governi Renzi, Gentiloni, Conte, Meloni, ndr) e in alcuni casi sono diminuiti. “Il 40% dei contribuenti (veneziani, ndr) dichiara al fisco un imponibile inferiore a 15 mila euro: un dato sorprendente in una città che accoglie ogni anno milioni di turisti e che ti aspetteresti molto più ricca. In realtà il turismo produce occupazioni povere e mal pagate – confermano i dati di Pellicani e Vianello – L’industria turistica traina la città e produce offerte di impiego che livellano verso il basso il mercato del lavoro. Un fenomeno che spiega anche le difficoltà prodotte dall’immigrazione, cresciuta esponenzialmente (+500% in 10 anni) ma assorbita interamente da un’offerta di impiego povero, dequalificato, precario. In 10 anni oltre 175 mila stranieri sono stati assunti nel turismo, quasi 30 mila dall’industria. In particolare da Fincantieri di Porto Marghera. Una stortura della base economica che produce difficoltà di integrazione e macroscopici fenomeni di ghettizzazione e zonizzazione (la nuova popolazione si è concentrata quasi interamente nelle aree di Mestre centro e Marghera, dove un abitante su quattro é straniero. Una situazione che, senza essere gestita, genera tensioni e conflitti sociali”.
I futuri di Venezia risalgono a tanti anni fa ma al momento…

In realtà la questione abitativa è in emergenza da almeno 30 anni. Cominciò con gli annunci il sindaco Cacciari (1993) anticipando un progetto dell’architetto Franco Bortoluzzi con 4 mila nuove abitazioni in social housing per 10 mila abitanti. Non fu mai preso in considerazione. Continuando con gli annunci: il sindaco Costa (2000-2005) previde nel suo programma 1400 nuovi alloggi. Il sindaco Orsoni (2010-2014) ben 5.000. Il programma ATER del 2013, circa 7.500. Il sindaco Brugnaro nel 2015 annunciò alloggi per 30 mila nuovi residenti. Fuffa.
Unica nota positiva la presenza universitaria. Gli studenti sono circa 25 mila e ringiovaniscono la città. Tanto che la rettrice Tiziana Lippiello non esita a parlare di “campus diffuso”. Venezia e Mestre come una piccola Boston. Università (sono tre: Ca’ Foscari, Iuav, Accademia) come vera industria del futuro.