Ci sono vite che sono romanzi, in cui i protagonisti giocano a dadi per anni con ogni genere di rischio. Vite sull’orlo del baratro, dove succedono tragedie e miracolosi salvataggi. Questa è la vita di Constantin, 47 anni, accento dell’Est europeo, voce gentile che pare un soffio. Una testimonianza che è augurio per una nuova vita a tutti coloro che toccano il fondo e che nell’abisso magari ci restano per anni. Perché a volte qualcosa di imprevisto succede: scatta l’aiuto giusto al momento giusto e soprattutto nasce dentro di sé la voglia di farcela, di reagire e riprendere in mano la propria vita per convertire radicalmente la rotta.
“Mai perdere la speranza, con una spugna si cancella il passato e si ricomincia daccapo”

“Mai perdere la speranza – ammonisce Constantin, sgranando i suoi occhi azzurri -. Prendi una spugna, cancella il tuo passato, cancella i tuoi errori e il male che ti è stato fatto; ricomincia daccapo e guarda avanti. La vita è molto bella e va rispettata.”
Constantin oggi ha un lavoro a cui tiene molto, è stato assunto come addetto alle pulizie alla Casa dell’Ospitalità di Mestre, la fondazione del Comune di Venezia che gestisce l’accoglienza e i vari servizi rivolti alle persone senza dimora.
Constantin ha dormito per strada per più di cinque anni, ha toccato il fondo dopo un grave incidente, sprofondando poi anche in una grave forma di alcolismo, ma un improvviso ricovero in ospedale per una grave malore gli ha dato l’opportunità di entrare nella rete dei servizi e trovare un punto di riferimento nelle operatrici e negli operatori che lo hanno accolto e seguito. Così la sua vita è cambiata, ha smesso di bere e, ospite prima del servizio d’accoglienza Betlemme in centro storico, dove ha cominciato a svolgere varie attività al Drop in, e poi della Casa dell’Ospitalità a Mestre, dove ha sempre dato una mano in cucina e con le pulizie, si è anche appassionato a lavori di piccolo artigianato.
“Ho perso il lavoro e così ho cominciato la mia vita per strada”

“Nel 2002, sono arrivato a Padova dal mio paese, ho cominciato a lavorare nel settore edile, poi ho subito un grave incidente e sono dovuto rimanere a riposo per tre mesi – racconta. – Una parrocchia di Padova mi ha sostenuto in quel periodo, garantendomi vitto ed alloggio. Ma quell’incidente ha cambiato la mia vita. Sono venuto poi a Mestre, dove ho ricominciato a lavorare, abitando in un appartamento con altre persone, ma l’impresa, dove ero stato assunto, ha cominciato ad avere dei problemi e a non pagare più. Poi è morto mio padre e non sono riuscito a tornare in Romania per il funerale a causa di problemi burocratici.
Da lì è iniziata la discesa all’inferno, sono stato travolto da una profonda depressione e ho iniziato a bere. Ho consumato i risparmi che avevo messo da parte e sono finito per strada. Così ho iniziato una vita randagia. All’inizio dormivo in case abbandonate con altre persone, ma poi una sera sono stato aggredito e ho rischiato di morire. Da allora ho scelto di dormire da solo per strada. Cercavo riparo negli angoli più tranquilli, mi lavavo con le pompe d’acqua che trovavo in aree appartate, facevo una specie di doccia all’aperto anche d’inverno. Stavo talmente male che in quel periodo rifiutavo anche l’aiuto degli operatori di strada che mi cercavano e mi proponevano di venire in dormitorio.”
Il malore e poi una nuova consapevolezza, grazie all’accoglienza e alla fiducia degli operatori

E quando si tocca il fondo poi succede qualche evento dirompente. Così un giorno Constantin è stato colto da un grave malore ed è stato ricoverato in ospedale. Lì è cominciata la presa di coscienza, grazie all’intervento delle assistenti sociali e poi delle operatrici del servizio Betlemme in centro storico.
“Mi hanno proposto di trascorrere la convalescenza all’interno del servizio di accoglienza – riprende Constantin – dove ho percepito subito solidarietà ed amore nei miei confronti . E così ho cominciato a cambiare prospettiva. Le operatrici mi davano fiducia e io volevo ricambiarla impegnandomi e facendo del mio meglio, così ho cominciato a fare tanti lavoretti e a dedicarmi ad attività manuali. Dopo un certo periodo di tempo, sono venuto alla Casa dell’Ospitalità a Mestre e mi sono trovato subito molto bene. Ho continuato a fare varie attività per rendermi utile e a coltivare la passione per l’artigianato. Così mi è stato proposto un contratto di assunzione come addetto alle pulizie.”
Amare la vita e onorare anche la promessa fatta alla madre
Per un certo periodo Constantin ha vissuto nella struttura di Sant’Alvise a Venezia, adesso da più di un anno vive in appartamento con degli amici. “La mia vita ora è cambiata e sono riuscito a mantenere la promessa fatta a mia madre, prima che morisse. Non voglio più cadere nella depressione e perdermi completamente, voglio amare la vita e rispettarla perché è un dono e io sono credente. Con il mio impegno voglio dimostrare che chi mi ha accolto e mi ha dato fiducia, ha fatto buona scelta!”
A Venezia 200 senza dimora, l’appello per altri posti letto temporanei anche nelle parrocchie

La storia di Constantin dimostra che i servizi del Comune di Venezia, grazie a splendidi operatori ed operatrici riescono a salvare vite. Ora che siamo nel cuore dell’inverno, il freddo, soprattutto di notte, diventa gelido e, malgrado tutto l’impegno dei servizi del Comune di Venezia e della Caritas diocesana, decine e decine di persone non riescono a trovare alloggio nei centri d’accoglienza (dove ogni persona può fermarsi soltanto qualche notte per permettere anche ad altri di usufruire del servizio). Sono un centinaio i posti letto temporanei messi a disposizione, ma si stima che le persone che vivono per strada a Venezia siano almeno il doppio.
A Padova Comune e Caritas hanno avviato una iniziativa che prevede, nel periodo più freddo, l’attivazione di posti letto anche nelle parrocchie della diocesi. Questo potrebbe essere un buon modello da attivare in via sperimentale anche nel territorio del Patriarcato veneziano e in altre città e paesi del Veneto.