E’ in corso di svolgimento nel centro culturale “Santa Maria delle Grazie” a Mestre, la mostra “APOLIDIA”, dove per l’occasione espongono le loro opere quindici artisti provenienti da Paesi dove il contesto è sottolineato dal conflitto, la colonialità, l’apolidia e la diaspora. La mostra curata con grande perizia da Gloria Campedelli è organizzata dall’AVAPO Mestre (Associazione Volontari Assistenti Pazienti Oncologici)in collaborazione con la Fondazione Venezia e la piattaforma artistica “The Pinna”.
Apolidia tra arte e guerra
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Un percorso che ha lo scopo e l’intento di mettere a fuoco la connessione tra quella che è la pratica dell’arte e il concetto essenziale di “madrepatria”, racchiudendo tutte le categorie in essere. Praticamente sono tutte opere concentrate sulla base del “conflitto” (inteso come stato di guerra armata tra parti civili o come stato d’invasione tra un paese e un altro), della “colonialità” (cioè l’interrelazione tra le ripercussioni politiche e sociali del colonialismo e il loro impatto attuale non solo sui paese precedentemente colonizzati), della “apolidia” (da intendersi come lo stato di chi non ha cittadinanza ufficiale in nessun luogo), della “diaspora” (come uno stato di migrazione forzata dal proprio paese per motivi legati alla politica).
La ricerca di Gloria Campedelli
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Gloria Campedelli ha effettuato una precisa ricerca in questo senso organizzando questa importante mostra collettiva “APOLIDIA”, dove emerge la forte connessione tra quello che è il concetto di arte contemporanea e il concetto di madrepatria, toccando le quattro categorie sopra citate. Gli stessi artisti hanno selezionato le loro opere cercando di dare un senso materiale e logico al legame con la loro rispettiva nazione d’origine. Diversi sono i temi presenti tra queste opere dei singoli autori provenienti dalla Siria, Sud Africa, Ucraina, Etiopia. Si evince anche il fattore legato alla “politica del disaccordo” e l’intento specifico di coinvolgere persone politicamente distanti. E per questo senza voler creare alcun tipo di dissenso e incomprensione nell’assieme del progetto.
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In sostanza assistiamo ad una sorta di “arena” politicizzata dove gli artisti “raccontano” le loro esperienze personali. E dall’altra s’intuisce chiaramente lo scopo di creare un habitat diverso, da vedere e toccare come fosse una “scappatoia” da tutto ciò che ci opprime. E’ un progetto che si avvicina a “Via Farini” in Italia, “Sleeping with the Enemy Productions” in Libano. “Artists at Risk, Free Art Felega” in Germania ed Etiopia, “Question of Funfing” in Palestina. E la pratica di Ariella Azoulay e “Counterpoints” nel Regno Unito.
Apolidia e gli artisti di tutto il Mondo
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Questi gli artisti presenti in “APOLIDIA”: Ahamad Al-Miqdad(Siria), Ananiya Zerihun (Etiopia), Ben Tuge (Zimbabwe-vive in Sud Africa)), Dasha Brian (Bielorussia_vive in Polonia), Eva Holts (Ucraina_vive in Slovacchia), Judy Mashnouk (Siria), Khadija Baker (Kurdistan- vive in Canada), Maria Gvardeitseva ( Bielorussia-vive in Gran Bretagna), Mohammed Salim Khan (Rhoingya-vive in Bangladesh), Rand Alkatreeb (Siria), Samaa Emad (Palestina), Shiren Hussain (Siria), Suleiman Suleiman (Siria-vive in Italia), Tamara Safarova (Ucraina), Yazan AlGhraowi ( Siria).
Informazioni
La mostra è visitabile fino a domenica 19 maggio con i seguenti orari: 10– 13, 15– 19 tutti i giorni. Ingresso libero.