La piazza principale era punteggiata da centinaia di magliette rosa e assomigliava a un prato fiorito mentre l’aria soleggiata vibrava di suoni festosi: c’era in basso il canto leggero delle voci umane e, nel cielo, correvano i liberi rintocchi delle campane del Duomo fra sparsi batuffoli di nuvole marzoline. Questo gran concerto terra-aria ha sorpreso piacevolmente l’Anonimo una domenica mattina di questa primavera a Mestre dove si stava concludendo una maratona femminile: arrivavano scaglionate le ultime corritrici e arrancava qualche maschio anziano mentre le atlete più veloci facevano stretching in attesa della premiazione.
Tutto quel rosa, e il confondersi dei cittadini con le maratonete avevano una inattesa spettacolarità mentre allo spettatore curioso suggeriva anche qualche pensiero che non riguardava solamente l’aspetto sportivo della corsa. Fra le voci allegre che si potevano cogliere, nel dialogo veloce fra sportivi e spettatori, ne ho registrate tre:
“Non sapete quanto è bello!”,
“Hai visto? C’è anche la Mia!”,
“Questa è vita!…”
Già, proprio così: queste manifestazioni sportive assomigliano a una corsa più grande di tutte le gare che conosciamo: al traguardo della vita, infatti, si arriva con le proprie forze, senza cedimenti allo scontro competitivo, niente sfide, niente classifiche. “Il tappeto rosso del traguardo è il premio, – dice il saggio, – e ci aspetta”.
Monumenti… confidenziali
Mi sono arrivati gli auguri di Pasqua da Sanremo, e non c’entravano i soliti fiori ma un messaggio via What’s up con la fotografia di … Mike Bongiorno. Spiegazione dovuta: si tratta della statua in bronzo del famoso presentatore piazzata sul selciato e in mezzo alla gente nelle vicinanze del Teatro Ariston: in piedi, senza piedistallo, il monumento – che direi confidenziale, semplice come una fotografia tridimensionale – è il ritratto di un eroe popolare la cui fama è stata ingigantita grazie alla televisione che lui ha usato al meglio: la scultura ne conferma l’affetto del pubblico da una generazione all’altra.
Questo bronzo eretto a livello di folla quotidiana me ne ha fatto ricordare altri che ho incontrato e hanno le stesse caratteristiche del grande Mike: le figure sono inserite nel vivo di una città, convitati di bronzo nel paesaggio urbano.
Penso all’ingegnere trentino Luigi Negrelli (1799-1858) famoso per aver disegnato il progetto del Canale di Suez su cui lavorò il de Lesseps: lo si incontra a Fiera di Primiero, suo paese natale, ai lati della via che conduce alla piazza principale: è una figura austera che accoglie i turisti senza atteggiamenti … monumentali, insomma “uno del paese” dov’era nato quando lì era territorio imperiale austroungarico.
Ma non posso dimenticare la “nonna Lucia” cantata da Giosuè Carducci (1835-1907) nella sua poesia Davanti a San Guido: una vecchia dolce signora di bronzo scuro seduta nella piazzetta di Bolgheri (Livorno) vista la mattina di un 2 giugno di tanti anni fa, con la banda comunale di Castagneto Carducci che strepitava e nella mia mente si ripetevano i versi famosi:
“la signora Lucia, da la cui bocca / tra l’ondeggiar dei candidi capelli / la favella toscana canora discendea / come da un sirventese del trecento / piena di forza e di soavità”.
Un giusto avviso
E poi l’incontro ravvicinato con James Joyce, a Dublino, durante un viaggio educational di giornalisti veneti: l’autore di Gente di Dublino e dell’intrigante Ulisse è stato per tutti noi visitors una vera apparizione: nemmeno la guida ci aveva preparato a quell’incontro ravvicinato e sorprendente: il grande scrittore irlandese ci guardava come volesse interrogarci, e aveva un mezzo sorriso ironico a fior di labbra: una persona di bronzo, un monumento di strada.
Quanti altri personaggi, teatrali e amichevoli come questi, avranno emozionato i miei lettori in giro per l’Italia?
P. S.
Questo pensiero è stato scritto prima che uscisse sul Corriere della Sera la recensione di Gian Antonio Stella al libro Le statue giuste di Tomaso Montanari (Laterza).
Nuvole di passaggio
(poesia)
Nel sole mattutino fra la gente
scorrono rapide le ombre
delle nuvole in transizione:
C’è movimento in cielo, dici.
Anche fra noi, però, rispondo:
loro sorprese dal vento lassù,
noi quaggiù spinti dall’onda
della Storia, dura e tempestosa.
Ma il cielo, muto, non partecipa:
nel teatro celeste si recita
a soggetto: cosa ci si prepara?
Ci consola una voce di piazza:
“Sono nuvole matte, sono
di passaggio, oggi non pioverà”.
Anonimo ‘24