Mi faccio una domanda: andando per musei ci si educa? In un vecchio appunto ho trovato evidenziate queste due parole: “esperienza museale”, che rimandano a una forma di conoscenza particolare, comprendente anche le emozioni. Questo lo dico suggestionato dalla mostra Banksy Painting Walls all’M9 di Mestre fino al 2 giugno: una occasione culturale piuttosto ghiotta.
Di “muri dipinti” in realtà ce ne sono fisicamente tre, ed è una rarità: basta pensare al problema del loro distacco dalla sede originale e al relativo trasporto. Il resto delle opere è costituito dalle famose serigrafie che hanno reso popolare l’artista inglese nel mondo: il che mi ricorda i “multipli” che i Remondini di Bassano stampavano nel ‘700, cioè le acqueforti riproducenti famosi dipinti di maestri veneti che arrivavano “fino in Moscovia”.
Entrare in quella bolla culturale a tempo sospeso che è, sempre, un museo, qualunque sia la sua specializzazione, è una esperienza che ti provoca e ammonisce: questo effetto lo si prova davanti alle opere di Banksy in modo particolare, perché vengono dalla strada: le ha seminate su tanti muri in Europa, e più quei graffiti acquistano visibilità, meno l’autore si rivela: lo chiamerei lo Sfuggente per quel suo negare la propria immagine, forse non vuole che sia… consumata? Forse è perché la sua personale idea dell’arte lo porta alla guerriglia.
C’è un fronte su cui combatte “la buona battaglia”, una linea di realismo figurativo, sempre sul filo di un confine, quello che separa un Potere dalla sua contestazione. L’arma di Banksy è sofisticata e potente. Basta citare il muro che apre la mostra già dall’ingresso del museo. Si intitola Doni di stagione (2018) ed è diviso in due parti o superfici dipinte: nella prima un bambino a grandezza naturale si inebria sotto un turbine di neve, ne cattura i fiocchi con la lingua, anche il visitatore è partecipa di quell’emozione infantile. Ma…, ma girato l’angolo, scopre l’altro lato del muro: quella neve è in realtà il residuo volatile della combustione di un cassonetto dell’immondizia: non fiocchi di neve, dunque, ma particelle tossiche, un velenoso fall out, un effetto perverso della genialità dell’Uomo, il Sapiens.
Ecco Banksy: crediamo di cogliere la verità di un evento, di una situazione del nostro vissuto ma è una (pericolosa) illusione. Devi guardare “dietro l’angolo” per capire, e non solo metaforico. Nella sua visione tragica del mondo c’è questo messaggio: attenti figli dell’Homo, vi cullate nella convinzione di essere i padroni del mondo, ma già si prepara una regressione della vostra specie: una scimmia darwiniana vi sfotte e vi minaccia: “Oggi ridete, ma un giorno saremo noi a comandare” (2003).
Diciamo donna, con amore
Ispirato al famoso “If” di Kipling, c’è un messaggio che inizia e va avanti ritmicamente con “Se”. Il bello è che lo propone una famosa azienda veneta dell’abbigliamento, in prossimità dell’8 marzo Giornata della Donna, stampandolo sui propri shopping bag: un modo veloce di mettere in guardia il mondo femminile dal pericolo che lo sovrasta: l’Innominato aggressivo e spesso assassino che agisce “per amore”, un lui mai nominato ma vischiosamente presente.
Sulle sportine di Calzedonia il memento comincia così: “Se danneggia le tue cose, se ti segue e ti ricatta e pretende amore o sesso quando tu non vuoi…, Se ti zittisce, se ti controlla…, Se ti fa del male fisico e minaccia la tua libertà anche economica…, Se ti telefona di continuo per insultarti…, Se ti prende a calci e ti tira i pugni e ti strappa i capelli…, Se ti chiede l’ultimo appuntamento… QUESTO NON È AMORE”. Firmato da Giulia Bertagnolio per la campagna sociale della Polizia di Stato contro il femminicidio.
Droga, senza paura
“Nelle nostre parole”, dice un’amica, “c’è sempre il tempo che le definisce nella loro storicità. Ma” aggiunge, “proprio il tempo ci spoglia di parole che svaniscono come cellule morte della pelle”.Questo ragionamento è venuto a galla nei giorni scorsi quando, in cucina, la signora N. ha recuperato, in fondo ad un cassetto un… reperto della nostra gastronomia: è una scatolina di pochi centimetri contenente droga. La scritta è inequivocabile: si tratta di un prodotto intitolato Droga combinata pura proveniente dal Droghificio Sartori di Bassano del Grappa e contiene una combinazione di “coriandolo, cannella, garofani, noci moscate, ginepro, macia”, il tutto per il peso di 9 grammi. Droga alimentare, da cucina.
Manca la data, ma sicuramente anni Cinquanta dell’altro secolo, quando quella parola, droga, non faceva certo la paura che fa oggi. La trovavi dal droghiere, che non era uno spacciatore.
Il tempo, ha ragione l’amica, spoglia le parole e le consegna nude alla Storia.
Un’aria antica
(poesia)
Forse, madre, è questo vento
marzolino che agita i ricordi
e lento si disperde nei campidella memoria dove tu stai.
Spesso t’incontro nelle parole
del tuo dire che si disfoglia
nei suoni dell’antica lingua, odorosa come terra smossa.
Ogni parola di quel dialetto
tuo e nostro è una foglia secca che rinverdisce sulla mia bocca:
le sento mie, e le parlo di getto.
Torna con loro l’aria di campagna
mai dimenticata. Essa portacon sé un silenzio e un tempo
che sono le primavere della vita.
Anonimo 2024
… mi è appena sparito un lungo commento sulla bella e profonda poesia, sulla primavera, la mia stagione preferita … Faccio fatica a scrivere, è tutto così minuscolo! Dicevo anche che spero di aver l’occasione di visitare la mostra su Banksy, di cui non sapevo niente ma che mi incuriosisce molto.Ne abbiamo parlato anche qualche mese fa! E magari potremo aver il piacere di risalutarci !
I versi del nostro Anonimo poeta ,come sempre di struggente bellezza , ricordano le antiche parole che hanno segnato le nostre ” primavere ‘” e ci fanno capire quanto siamo stati fortunati ad aver vissuto quei tempi ! Guardo con tenerezza i ragazzi dell ‘ attuale generazione , sommersi da notizie , da tecnologie , da immagini devastanti di povertà, senza poter giocare nei campi e nelle strade, senza poter gioire di cose minuscole , controllati come sono , persino dall’ intelligenza artificiale . Ringraziamo Dio.