Venezia celebra uno dei suoi artisti più originali con una mostra retrospettiva allestita al Centro espositivo San Vidal, Scoletta di San Zaccaria. L’esposizione, intitolata “ALCHIMIE SU CARTA, Omaggio al maestro Alberto Valese” rimarrà aperta fino al 27 marzo prossimo con orario 10,30 – 12,30 / 15,00 – 18,00 (chiusa il lunedì). In due sale la curatrice Silvia Previti ha concentrato una piccola, ma significativa, sintesi dell’opera di Valese (1951-2022), artista poliedrico e raffinato artigiano di fama internazionale, l’unico Maestro Ebrù straniero riconosciuto in Turchia. Ebrù prende il nome dalla parola persiana ebri, che significa nuvola e designa la tecnica di marmorizzazione elaborata, appunto, in Turchia. Valese si appassionò a questo procedimento di stampa che imparò dopo aver acquistato ad Istanbul, negli anni Settanta, il libro Turk sanatinda Ebrù e che fece tradurre per studiarlo.
Valese ancora in attività
Da allora Valese, prima nella bottega-laboratorio situata in Salizzada San Samuele – a cui si aggiunse qualche anno dopo un negozio, “Ebrù”, in Calle della Fenice – e poi nel negozio in Campo Santo Stefano che ora continua l’attività col nome di “Antica Legatoria Ofer, si dedicò quindi con particolare passione allo studio e la pratica della marmorizzazione della carta. Studio che iniziò da autodidatta, costruendo le vasche per la colorazione e creando la gelatina su cui gettare il colore col pennello per poi modellarlo con un pettine prima di imprimerlo sui fogli.
Dalla carta alla seta fino ai solidi
Dalle carte, che utilizzava per rilegare quaderni e album, ma di cui si serviva anche per rivestire cornici, scatole e altri oggetti, Alberto Valese passò, col tempo, alla seta, dando vita a meravigliosi foulard e sciarpe, a piccole sculture, solidi geometrici, cartoline e molto altro.
Alla tecnica Ebrù affiancò anche l’antica tecnica giapponese Suminagashi, parola che significa inchiostro fluttuante. Una tecnca che arrivò in Turchia attraverso la via della seta e che consiste nel far galleggiare la china sull’acqua creando migliaia di cerchi concentrici più precisi possibile attraverso l’uso di due pennelli sottilissimi.
L’omaggio a Valese
L’esposizione vuole essere, oltre che un omaggio al maestro veneziano attraverso una selezione fra le tipologie di carte da lui prodotte, anche un’occasione per far comprendere, attraverso dei supporti video, il modus operandi di Valese e il suo immaginario.
Nella prima sala sono state accostate, come una sorta di alfa/omega, sulla parete di sinistra le prime carte da lui prodotte (marmorizzazioni più tradizionali, se vogliamo) e sulla parete di fronte all’ingresso le ultime, più geometriche, dai colori vivaci, che erano contenute in una cartella intitiolata “cose nuove”, come ha spiegato Giampietro Freo, designato dallo stesso Valese come conservatore del suo patrimonio artistico. La continua ricerca di nuove forme e tecniche è rappresentata da un’opera in bianco e nero, su carta colla, con motivi geometrici in rilievo che la fa assomigliare a un tessuto (si vedano le foto).
L’alchimia di Valese
Al piano superiore, la seconda sala è dedicata a carte più figurative, dove prendono forma e vita, con tratti delicati e poetici, alberi, fiori, pesci e altre creature marine. Al centro dello spazio e accanto alle cornici sulle pareti sono state collocate opere d’arte come le pietre “infossibili”, finti fossili realizzati fondendo l’ebrù con la modellazione della carta pesta, i “mondi oscillanti” che assomigliano a piccoli universi in miniatura sospesi e poggiati su delicate strutture di ferro. Si tratta di micro installazioni create con carta di riciclo impastata con colla vinilica dai titoli evocativi: Differenti opinioni, Il dandy smarrito, Il libro dimenticato, sono solo alcuni esempi (si vedano le foto). Sono qui esposte anche alcune sculture a forma di teste, oggetti di design e una chitarra dei Rokes marmorizzata da Valese.
Scendendo la scala per tornare a piano terra ci si trova di fronte, sulla parete, quasi defilata, la copia digitale di un disegno di Giorgio Del Pedros, che ritrae un Alberto Valese a Istanbul, restituendone intatta la figura e la personalità.
Le parole di Giampietro Freo
Giampietro Freo, amico e collaboratore di Valese impegnato a portarne avanti l’attività, racconta: “Sintetizzerei i passaggi della vita artistica di Alberto e quindi dell’esposizione in questo modo: la sua passione che nasce con le carte marmorizzate (marbled) lo porta a fare innumerevoli viaggi in Turchia fino ad impadronirsi così bene della tecnica Ebrù da diventare addirittura unico “Maestro Ebrù” non turco. Comincia a produrre carte sempre più raffinate, poi sete finissime. Marmorizzava tutto, piramidi piedi, facce, teste, lampade, sfere, qualsiasi cosa, fino ad arrivare agli oggetti d’arte marmorizzati. La curiosità, la perseveranza, il buon gusto e la meticolosità che si oggettivizzano in termini creativi come un fiume in piena, lo fanno entrare a pieno titolo nell’arte sia con le carte che con gli oggetti ed alla mostra ci si potrà rendere conto di tutto ciò. Questa evoluzione porta la sua sperimentazione a raggiungere apici mai raggiunti da nessuno”.
Toni Jop
Così lo descrive Toni Jop, scrittore e giornalista: “Quella bottega è stata un riferimento certo per migliaia di veneziani e di turisti che si sono infilati più o meno consapevolmente in campo Santo Stefano, Venezia. Le sue vetrine, illuminate proprio di fronte all’ingresso della chiesa del campo, tenevano compagnia, confermavano uno scenario; il suo interno era un luogo di abbracci, di parole, di pensieri, di risate senza limiti, di spritz, di bicchieri, si fumava fuori. Quella vetrina era un luogo eccentrico per una Venezia in cui ormai tutto ciò che è in vendita o in mostra viene prodotto altrove, in coda a gigantesche linee industriali. (….) Era un posto vero, leale, fuori da ogni scena, da ogni recita, da ogni trucco destinato all’apparire”.
Valese sempre alla ricerca come un alchimista
Instancabile e curioso sperimentatore, Valese ha rinnovato di continuo la sua produzione, proponendo anche gioielli colorati e soggetti scultorei con impasti di carta da riciclo, mentre dagli anni Novanta del secolo scorso ha collaborato con scenografi, costumisti e artisti italiani.
Oggi, nello stesso luogo dove aveva sede il negozio Ebrù in Campo Santo Stefano, come si è detto, l’Antica Legatoria Ofer porta avanti nel solco della tradizione l’arte della legatoria tramandando i saperi lasciati da Alberto Valese ad una nuova generazione di giovani artigiane.
ALCHIMIE SU CARTA. Omaggio al maestro Alberto Valese
A cura di Silvia Previti
Dal 17 febbraio al 27 marzo 2024
Orario: 10,30 – 12,30 / 15,00 – 18,00 chiuso il lunedì
SPAZIO SV
SCOLETTA DI SAN ZACCARIA (VE)
Entrata libera
Per informazioni
tel: +39 0415234602
mail: info@spaziosv.com