Al Museo Ladino di Fassa una mostra sui giocattoli tradizionali in legno che, attraverso ogni pezzo esposto, narra la storia locale da una prospettiva unica e originale adatta a grandi e piccini. Un progetto articolato reso possibile dall’istituzione, dalla collezionista, dalla scrittrice, dalla vecchia e dalla nuova generazione: un progetto che ha coinvolto il territorio. Nata da una collaborazione della Majon di Fascegn con la scrittrice Brunamaria Dal Lago Veneri e la collezionista Sara Gori: una mostra corredata da un libro-catalogo dedicato al mondo dei giochi tradizionali che hanno caratterizzato la vita sociale e l’economia della val di Fassa e della val Gardena a partire dall’Ottocento.
Fassa e la mostra dei giocattoli in legno
Il progetto è reso ulteriormente originale grazia alla collaborazione della Cooperativa sociale fassana Inout che ha partecipato alla ricerca storica sul mondo del gioco in val di Fassa attraverso interviste e laboratori di creazione di giocattoli con la partecipazione degli anziani del luogo, per fermare nel tempo saperi e ricordi.
La mostra presenta oltre 200 pezzi, il cui nucleo più corposo proviene dalla collezione personale di Sara Gori, a cui sono stati affiancati i giocattoli del Museo Ladino di Fassa e quelli raccolti nelle case di collezionisti e appassionati locali che hanno risposto all’appello della Majon di Fascegn.
Fassa e la sua storia
Partendo dai giocattoli che i fassani scolpivano nel legno di cirmolo durante l’inverno e che poi vendevano ai grossisti gardenesi per integrare il magro bilancio familiare, la mostra ripercorre i particolari rapporti tra le due valli ladine. Si tratta di piccoli oggetti, a volte solo abbozzati, tra cui cavallini ed altri animali, bamboline, trottole e carrettini. Ma anche statuine e altri soggetti ancora, che in ladino fassano vengono comunemente definiti con il nome di chiena.
Da qui i visitatori si immergeranno nel mondo del giocattolo, scoprendone particolarità e caratteristiche che non possono non destare meraviglia in ciascuno di noi. Oggetti che illustrano la grande manualità, la cura e la fantasia che le passate generazioni hanno messo nell’inventare e realizzare soggetti sempre nuovi. E che, nonostante gli anni trascorsi, mantengono inalterato il loro fascino. Un’innumerevole varietà di giocattoli, in massima parte in legno, alcuni molto diffusi ed altri poco conosciuti e ormai dimenticati, come il “Pent de la bolp” ricordato negli scritti di Simon de Giulio, o i giochi a matrioska gardenesi, i cui segreti costruttivi si nascondono nelle vicende del primo conflitto mondiale. Infine, per non privare i visitatori del piacere di toccare con mano qualche gioco, nell’ultima parte della mostra è allestito uno spazio dove i bambini (e non solo) possano scoprire o riscoprire i giochi tradizionali dando sfogo alla loro creatività.
Con i giocattoli anche un libro
Ad accompagnare la mostra un libro-catalogo agile e ricco di immagini in fase di realizzazione e consultabile in anteprima in formato digitale che si propone – attraverso le parole della scrittrice Bruna Dal Lago Veneri e della collezionista Sara Gori e attraverso i video delle interviste agli anziani dei giovani della Cooperativa Inout raggiungibili tramite QR code – non solo di conservare i contenuti dell’esposizione ma anche di rievocare la storia, la tradizione e la cultura del gioco delle genti ladine che popolano le Valli del Sella.
Nonostante il trascorrere inesorabile del tempo e delle epoche storiche il gioco rimane l’elemento creatore della cultura e di ogni sviluppo umano. Giocando si creano mondi, si superano pericoli, ci si relaziona con gli altri in un gioco collettivo, si sviluppano creatività ed idee, si dà vita ad una realtà “altra”. Così il titolo della mostra e del catalogo “Giocattoli, giochi e meraviglie” invita grandi e piccini, turisti e valligiani, famiglie e scuole a sperimentare questi mondi e a riviverne di nuovi al Museo Ladino di Fassa.