Il famoso saggio Yoda, nella sua mente aliena, cova pensieri che includono l’idea di spaziotempo: il “qui e adesso”, il “dove e quando” e noi comuni terrestri dovremmo forse ascoltare, se non lui, almeno i nostri scienziati. “Anche una chiocciola, – spiega il saggio, – nel suo piccolo dispone di uno spaziotempo personalizzato di cui l’ha dotata Madre Natura”.
Pensieri poetici, direi, innescati nel sottoscritto da una frase sottolineata in un articolo di giornale: “la nostra parte di mondo”, del politologo americano Michael Walzer. Ci pensiamo o no, a come si posiziona la nostra frazione di mondo? Neanche una volta, davanti al grande schermo della storia? Eppure la viviamo. E lo spazio di una chiocciola assomiglia, su scala ridotta, all’umano: lei fa un tutt’uno con la sua casetta, noi abbiamo in più la libertà di uscirne. E abbiamo la velocità di spostamento, anzi la velocizzazione del nostro vivere è diventata un vizio endemico: divoriamo lo spazio geografico e dissipiamo il tempo.
La “nostra parte” di mondo è nella geografia del quotidiano, ma siamo sicuri di conoscerla veramente o l’appartenenza al “nostro” mondo è soltanto casuale? Siamo come i colori di un mosaico: coscienti di esserci, ma senza vedere il disegno… In pratica, fate la prova: se un giorno un forestiero vi chiede l’ubicazione di una strada o di un edificio pubblico nel vostro quartiere, sapreste dare l’indicazione giusta? Ahimè, succede. Ma succede anche dell’altro: le varie “parti” confinano tra loro e spesso non sentiamo i segnali delle presenze che le abitano, e a volte un appartamento confinante è muto, come il guscio vuoto di una chiocciola. In positivo, però, c’è questo: noi siamo ciascuno un mondo e, secondo uno scrittore, la nostra parte coincide con “il giardino interiore”. Non è poesia: qui si parla di “spazi del cuore” che sono smisurati e accoglienti per definizione.
Attenti alle diagonali
Scenetta dal vero: un cantiere edile (superbonus) nel centro di Mestre, una di queste mattine si coglie un dialogo. I protagonisti sono: un muratore fermo in alto sul ponteggio con una tavola in mano e, in basso, il capocantiere che, da un po’, gli sta dando istruzioni.
“Ma come si mette?”, “In diagonale ti ho detto”. Pausa, “Ma come, dove?” scalpita l’operaio. “Capisci diagonale? Dia-go-na-le!”
Sono andati avanti, ma senza capirsi. A noi viene il sospetto che il capocantiere avrebbe forse risolto la situazione se avesse usato il dialetto: “Mettila de sbiego, mi sono spiegato?” Ma non c’è tanto da scherzare: la lingua italiana corrente non è uno strumento dominato da tutti, in primis dagli immigrati, con il rischio di provocare incidenti. L’ossessione del comunicare, questo legarsi agli altri con le parole, è una necessità dei tempi, ma quanto siamo capaci di usare… il vocabolario giusto?
Il regale rifiutoQui non c’entra il sovranismo de noantri, radicato nei cuori di certi italiani di governo e di lotta al medesimo, ma c’entra lo zampino di un sovrano in carne e ossa. Si tratta di quel re del Marocco che, insieme ai suoi ministri, ha negato all’Italia e ad altri Stati sovrani (ma non monarchici) di soccorrere le popolazioni del suo regno colpite sanguinosamente dal recente terremoto che ha fatto migliaia di vittime.
Il sovrano rifiuto di aiuti umanitari suona inverosimile alla nostra sensibilità formatasi nei secoli sulle sponde del Mediterraneo dove la comune civiltà ha una base nella convivenza degli opposti, e dove i cristiani legano la propria umanità al gesto evangelico del buon samaritano.
Proprio noi italiani non riusciamo a giustificare quel negare il soccorso ai terremotati, noi che accogliamo migliaia di marocchini in fuga e diamo loro lavoro e sicurezza. Con lo stesso spirito eravamo pronti a dare medicinali, acqua potabile, vestiario, mezzi meccanici, ospedali da campo, personale specializzato ecc.
Dove sta l’umanità, oggi?
Autunnale
(variazioni poetiche)
I
Non è vero, tu dici,che le foglie cadono
ma volano, invece.
IIE se da foglia a foglia
trascorre un brivido
di brezza e suoni secchi
di uccelli allertanole fronde, mi trovo
sulla soglia del Tempoe sono tutto ascolto.
IIIBrezza lunare luce di perla
aria colorata di ombra e viola.Tutto sfuma, questa è la misura
del tempo e dell’autunno.IV
Un’aria afosa e sognante
s’infila tra foglie dorategiunte esauste al punto
del loro destino: bevonoquel tepore un’ultima volta
e presto si staccherannodal ramo materno
e voleranno ebbre di lucenell’abbraccio del vento.
Anonimo, 2023
Dove sta l’umanità oggi? Soprafatta da eventi più grandi di essa – ho mezza famiglia che collabora x il benessere degli immigrati – è come una goccia d’acqua che cade su un sasso bollente. E x quanto riguarda il capirsi attraverso le parole: non solo è difficile x gli immigrati, anche noi occidentali spesso non siamo aggiornati a parole nuove, sinomini nuovi (soprattutto in campo digitale), perché le lingue studiate anni (tanti!) fa cambiano, si sviluppano, si aggiornano – e noi facviamo fatica a seguire questo continuo cambiamento (parlo x me!)
Gli argumenti stavolta sono tanti, anche filosofici, importanti e affascinanti – magari li affronteremo a voce!
Le poesie sono splendide, le foglie che volano, un immagine attuale, profondo e leggeto nello stesso tempo. Una buona domenica Ivo e Nadia ! 😘
La poesia, bellissima,è evocativa di immagini suonil
colori che fanno parte del nostro vissuto.
I versi armoniosi e le parole dolci scendono nel cuore e lo confortano. Grazie