Ci lascia De Masi, un uomo sincero con una intelligenza viva e spontanea, sempre alla ricerca di nuove definizioni per questo mondo indefinibile. Nella classificazione accademica e nei sottopancia televisivi resterà incasellato come sociologo ma pochi come lui hanno eluso gli schemi sovvertendone la valenza e destrutturandone l’importanza, con lo scopo e la divertita libertà di riconnetterli in nuove inedite forme, più utili alla comprensione del presente. Una malattia implacabile ed inattesa ha consumato le sue forze portandolo via pochi giorni fa e lasciando sconcerto tra i molti che l’hanno conosciuto, frequentato e studiato. Le sue migliori opere e le sue maggiori intuizioni sono state nel campo delle relazioni industriali, nello studio dei sistemi urbani di convivenza e dell’integrazione tra tempi e modi della vita quotidiana e prospettive economiche delle società e dei cittadini.
De Masi, un uomo con un’attenzione particolare alla dimensione individuale
Il suo sguardo e la sua attenzione, oltre e più che agli studi accademici canonici, si sono rivolti alla dimensione individuale, alla difficile ma fertile realtà dei singoli, alle cui preoccupazioni ed aspirazioni ha saputo dedicare visioni suggestive, lanciando concetti nuovi e fecondi che valorizzassero i desideri e le aspirazioni delle persone, ponendole al centro di nuove riflessioni di maggior gradiente umano e, forse, dalla minore scientificità etnografica.
Ma proprio questa dimensione, al contempo più comprensibile e partecipativa, ha contribuito ad introdurre nuovi temi, ad inserire nuovi dibattiti nella riflessione sulla società attuale e sul gioco che in essa ciascuno compie a volte anche inconsapevolmente.
Ne l’ozio creativo e nella creatività individuale e di gruppo delinea con precisa intelligenza le inedite dimensioni della creatività che le nuove regole del gioco post industriale determinano e consentono.
La creatività

Con il diminuire dell’importanza e dei tempi del lavoro manuale aumentano gli spazi per la creatività, del lavoratore nella produzione e del cittadino nella società, superando e confondendo i limiti tra dentro e fuori, tra luogo di creazione del reddito e luoghi della vita e delle relazioni, generando una dimensione confusa nella quale l’ozio creativo, (ossia la creatività esercitata nella sfera della mancanza di fatica/stanchezza fisica), porta a lavorare senza accorgersi di farlo, a forme di produzione post moderna associate a forme di socialità inedite e maggiormente dimensionate sulla persona.
Si mescolano inscindibilmente il gioco ed il dovere, diminuendo la dimensione faticosa del lavoro ed esaltando quella creativa, generata e spinta dal piacere di fare e di essere protagonista del cambiamento.
I meriti di De Masi

Una forma di ricchezza economico-sociale nella quale De Masi ha creduto fino in fondo anche attraverso la sua collaborazione con il Movimento 5 Stelle che ha portato al reddito di cittadinanza; misura rispetto alla quale può essergli attribuito esclusivamente il merito di averne avvertito la necessità e di averne segnalato l’utilità sulla via dello svincolo dalla subordinazione economica, per una maggiore libertà creativa del singolo.
Tra i numerosi commenti di studiosi ed amici apparsi per la sua morte, colpisce la considerazione del prof. Mario Caligiuri, presidente della società italiana di intelligence, nell’affermare che quando muore un intellettuale autentico, pieno di gioia di vivere e di intelligenza, è come se morisse un bambino: lascia per sempre una ferita profonda. Mancherà una delle poche persone che in Italia studiava il futuro.
Intelligenza indipendente e gioiosa e candore e lealtà infantili sono e restano strumenti cardine per cogliere il senso del futuro.